venerdì 20 maggio 2011

L'USIGNOLO DELL'IMPERATORE


L'USIGNOLO DELL'IMPERATORE
(da una fiaba di H.C. Andersen)

Nell'Impero del Catai, la grande Cina imperiale, il grande Re Imperatore spesso si annoiava...: non bastavano tutti i giochi, le novità, le curiosità e gli spettacoli che per lui venivano preparati !
Ma un giorno un suo saggio consigliere gli raccontò di un uccello, nascosto in un folto bosco, il cui canto era talmente bello, delizioso e melodioso da rendere subito felice chiunque lo ascoltasse.
Il Re Imperatore allora decise: devo avere quell'uccello!
Ordinò così alle sue guardie di trovarlo e di portarglielo, assolutamente, al più presto !
Le guardie cercarono dapertutto, in ogni angolo di ogni bosco, ma senza riuscire a trovarlo ! Il Re era arrabiatissimo dei loro insucessi e li minacciava di chiuderli tutti in prigione se al più presto non gli avessero portato quell'uccello canterino.
Infine il capo delle guardie seppe da una servetta del castello che lei, quando alla sera tornava a casa attraversando il bosco, udiva un bellissimo canto melodioso, molto commovente...
Così l'uccellino, che era un Usignolo, fù trovato e portato al Re che lo ascoltò e rimase affascinato dal suo dolcissimo canto ! Gli fece costruire un trespolo d'oro e lo volle sempre con se, nella sua camera ed ovunque poi andasse.
L'usignolo divenne il compagno inseparabile dell'Imperatore, che voleva sempre sentirlo cantare, senza mai stancarsi.

Passò cosi' diverso tempo, ma un giorno venne da un Paese lontano un Ambasciatore che portò al Re un dono molto particolare: era una scatoletta sopra la quale stava apollaiato un ucello finto, meccanico, fatto di metallo.
Ma bastava girare una chiavetta della scatola per caricare una molla che attivava il meccanismo che faceva muovere e cantare l'uccellino finto !
Il Re e tutta la sua corte furono molto sorpresi ed impressionati da quel miracolo meccanico che subito prese il posto del vero usignolo.
Il suo canto era altrettanto melodioso, ma alla lunga ripetitivo: la sua musica era sempre quella, perfetta ma senza variazioni, senza quelle differenze che solo gli stati d'animo di un cuore vivo possono modulare...
Dopo un pò di tempo il Re ne fù quasi stufo e volle riascoltare di nuovo il vero usignolo vivo, che però era nel frattempo sparito, tornando a nascondersi, libero nel suo bosco. Né si riuscì più a trovarlo.
Poi capitò anche che l'uccello meccanico si ruppe ! L'orologiaio del Re riuscì a ripararlo, ma il meccanismo rimase delicato e poteva essere usato raramente, perchè altrimenti si sarebbe potuto rompere di nuovo, senza più potersi riparare.
Il Re allora divenne triste ed infine si amalò. I medici imperiali che cercavano di curarlo capirono infine che la sua era una grande malinconia.
Ma per quella malinconia il Re arrivò in fin di vita !
Quando la Morte gli si presentò dicendogli che era arrivata la sua ora il Re chiese, come ultimo desiderio, di poter sentire ancora una volta la sua musica preferita, ma la scatola con il finto uccello non funzionava più, era rotta per sempre. Il Re ormai disperava di poter ancora udire quella musica bellissima, quando dalla sua finestra aperta salì un meraviglioso canto melodioso: era il vero Usignolo che era tornato a cantare nei giardini imperiali.
Il suo canto riuscì miracolosamente a far guarire il re ed ad allontanare la Morte ! Il Re chiamò a se l'uccellino vero e lo pregò di rimanere per sempre con lui, senza più andarsene.
Ma l'usignolo, che invece voleva poter vivere libero nel suo bosco gli disse:
"Caro Imperatore, io continuerò a rimanere libero, tra gli alberi fuori dal tuo Castello, ma tu potrai chiamarmi tutte le volte che vorrai ed io canterò per tè, sempre, finchè non prenderai sonno.
Così fecero e vissero per sempre felici e contenti !

Quando una volta mi trovavo in Cina, verso sera passai accanto al Castello del Re e sentii anch'io il meraviglioso canto dell'usignolo: ne rimasi rapito e finii con l'addormentarmi nel bosco, ripartendone il mattino dopo, assai contento e ben riposato. Il canto di quell’Usignolo era davvero speciale !

Nonnorso.

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