mercoledì 15 maggio 2013

IL PICCOLO PRINCIPE 2^ Parte



 
Sono già sei anni..
È triste dimenticare un amico.
Sono già sei anni da che il mio amico se ne è andato con la sua pecora de io cerco di non dimenticarlo
Rischio  di diventare anch'io come i grandi che capiscono solo cifre.
E’ anche per questo che ho comperato una scatola di matite colorate. Non è facile tornare al disegnare alla mia età quando non si sono fatti altri tentativi che quello di un serpente boa dal di fuori e quello di un serpente boa dal di dentro all'età di sei anni.
Cercherò di fare ritratti somiglianti. Ma non sono sicuro di riuscirci.
Il mio amico non mi dava mai delle spiegazioni, forse credeva che fossi come lui, ma io, sfortunatamente, non sapevo vedere le pecore attraverso le casse. Può darsi che io sia un pò come i grandi.
Devo essere invecchiato.

V
Ogni giorno mi raccontava qualcosa del suo pianeta. Veniva da sè, per qualche riflessione. Fu così che mi raccontò il dramma dei baobab. Anche questa volta fu merito della pecora, perché bruscamente il piccolo principe mi interrogò, come preso da un grave dubbio:
"È vero che le pecore mangiano gli arbusti?" "Si, è vero". "Ah! Sono contento".
Non capii perché fosse così importante che le pecore mangiassero gli arbusti. Ma il piccolo principe continuò: "Allora mangiano anche i baobab?" Feci osservare al piccolo principe che i baobab non sono degli arbusti, ma degli alberi grandi come chiese e che neanche una mandria di elefanti, avrebbe saputo brucare un solo baobab.
L'idea della mandria di elefanti fece ridere il piccolo principe: "Per farceli stare, sul mio pianetino, bisognerebbe metterli uno sull’altro..."
...metterli uno sull'altro...!


Poi osservò saggiamente: "I baobab prima di diventar grandi cominciano con l'essere piccoli". "È esatto! Ma perché vuoi che le tue pecore mangino i piccoli baobab?" "Bè! Si capisce", mi rispose come se si trattasse di una cosa evidente.
Ma non mi fù facile capire da solo questo problema.
Infatti, sul pianeta del piccolo principe ci sono, come su tutti i pianeti, le erbe buone e quelle cattive.
Di conseguenza: dei buoni semi di erbe buone e dei cattivi semi di erbe cattive. Ma i semi sono invisibili. Dormono nel segreto della terra fino a che gli prenda la fantasia di risvegliarsi.
Infestato dai baobab
Allora si stira, e si spinge da principio timidamente verso il sole un bellissimo ramoscello inoffensivo. Ma se si tratta di una pianta cattiva, bisogna strapparla subito, appena la si è riconosciuta. C'erano dei terribili semi sul pianeta del piccolo principe: erano i semi dei baobab.
Il suolo ne era infestato. Ora, un baobab, se si arriva troppo tardi, non si riesce più a sbarazzarsene. Ingombra tutto il pianeta. Lo trapassa con le sue radici. E se il pianeta è troppo piccolo e i baobab troppo numerosi, lo fanno scoppiare!
“Bisogna sempre controllare!", mi disse  poi il piccolo principe.
"Quando si è finito di lavarsi al mattino, bisogna fare con cura la pulizia del pianeta. Bisogna abituarsi regolarmente a strappare i baobab appena li si distingue dai rosai ai quali assomigliano molto quando sono piccoli.
È un lavoro molto noioso, ma non bisogna mai rimandarlo perché può succedere un disastro. Ho conosciuto un pianeta abitato da un pigro. Aveva trascurato gli arbusti..." Così il piccolo principe mi fece disegnare quel pianeta spaventosamente infestato dalla crescita di un baobab, me lo fece disegnare per mettere sull’avviso tutti coloro che non conoscono o trascurano quel grave rischio.

Caro piccolo principe, solo poco a poco ho capito la tua piccola vita malinconica. Per molto tempo tu non avevi avuto per distrazione che la dolcezza dei tramonti. L’ho imparato quando mi dicesti: "Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo a vedere un tramonto…”
“Si” gli risposi, “Ma bisogna aspettare..che il sole tramonti..."
Basta spostare la sedia...
E tu sorpreso hai riso di te stesso dicendomi: "Credo sempre di essere a casa mia!...Mi dimentico che qui, sul grande globo della Terra occorre aspettare 24 ore prima che ci sia un nuovo tramonto… Ma sul mio piccolissimo pianeta  basta spostare la sedia di qualche passo e riesci a guardare il crepuscolo tutte le volte che vuoi...
"Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatrè volte!" E più tardi hai soggiunto: "Sai... quando si è molto tristi si amano i tramonti..."
VII
Un’altra volta mi domandò all’improvviso, come il frutto di un pensiero a lungo meditato in silenzio: "Una pecora se mangia gli arbusti, mangia anche i fiori?"
"Una pecora mangia tutto quello che trova", gli risposi.
"Anche i fiori che hanno le spine?"
"Si. Anche i fiori che hanno le spine".
Anche i fiori che hanno spine ?
"Ma allora le spine non servono a proteggerli ?" Non lo sapevo.
Ero in quel momento occupatissimo a cercare di svitare un bullone troppo stretto del mio motore. Ero preoccupato perché la situazione cominciava ad apparirmi molto grave e l'acqua da bere che si consumava mi faceva temere il peggio.
"Le spine a che cosa servono?" insistette il piccolo principe che non rinunciava mai a una domanda che aveva fatta.
Ero irritato per il mio bullone e risposi a casaccio: "Le spine non servono a niente, è pura cattiveria da parte dei fiori".  
Ma allora mi disse aggressivo: "Non ti credo! I fiori sono deboli. Sono ingenui. Si rassicurano come possono. Si credono terribili con le loro spine..."
Non gli risposi. In quel momento stavo pensando: "Se questo bullone resiste ancora, lo farò saltare con un colpo di martello".
Il piccolo principe disturbò di nuovo le mie riflessioni. "E tu credi, tu, che i fiori..."
"Ma no! Ma no! Non credo niente! Ho risposto una cosa qualsiasi. Mi occupo di cose serie, io!"
Mi guardò stupefatto. "Di cose serie!"
Mi vedeva col martello in mano, le dita nere di grasso, chinato su un oggetto che gli sembrava molto brutto.
 "Tu parli come i grandi!"
Io sono un uomo serio !
Allora mi vergognai.
Ma lui, senza pietà, continuò: "Tu confondi tutto...  mescoli tutto!" Era veramente irritato. Scuoteva al vento i suoi capelli dorati. "Conosco un pianeta su cui c'è un signor Chermisi. Non ha mai annusato un fiore. Non ha mai guardato una stella. Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni.
E tutto il giorno ripete come te: Io sono un uomo serio! Io sono un uomo serio! E si gonfia di orgoglio. Ma non è un uomo, è un fungo!" "Che cosa?" "Un fungo!"
Il piccolo principe adesso era bianco di collera.
"Da migliaia di anni i fiori fabbricano le spine . E da migliaia di anni le pecore tuttavia mangiano i fiori. Non è una cosa seria cercare di capire perché i fiori si danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che non servono a niente? Non è importante la guerra fra le pecore e i fiori? Non è questa una cosa più seria e più importante delle addizioni di un grosso signore rosso?
E se io conosco un fiore unico al mondo, che non esiste da nessuna parte, altro che nel mio pianeta, un fiore che una piccola pecora può distruggere di colpo, così un mattino, senza rendersi conto di quello che fa, non è importante questo!?"
Era diventato tutto rosso dall’ira, ma continuò: "Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare tra milioni di stelle, gli  basta per essere felice quando lo guarda. Egli è contento di pensare: Il mio fiore è là in qualche luogo. Ma se la pecora mangia il fiore, è come se per lui tutto a un tratto le stelle si spegnessero!
Non è importante questo!"

Ma poi non riuscì più a parlare perchè scoppiò a piangere.
Nel frattempo era caduta la notte ed io avevo abbandonato i miei utensili, non m’importava più del martello, del bullone, della sete e della morte…
Sul pianeta, il mio, la Terra, c'era un piccolo principe che piangeva disperato! Lo presi in braccio. Lo cullai. Cercai di rassicurarlo:
"Il fiore che tu ami non è in pericolo ... Disegnerò una museruola per la tua pecora... e una corazza per il tuo fiore... Io... "
Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo maldestro. Non sapevo bene come toccarlo, come raggiungerlo... Il paese delle lacrime è così misterioso.

Fine della seconda parte

Le petit prince par Saint Exupery