mercoledì 30 marzo 2011

DUMBO IMPARA A VOLARE !

...e diventa prima stella ed eroe del Circo !
Breve cartoon che mostra l'elefantino alla scuola dei corvi, guidato dal suo amico topolino, affrontare i primi voli e poi esibirsi con grande successo al Circo, con grandissima sorpresa del pubblico !
Può volar...,può volar..., può volar... !

giovedì 24 marzo 2011

LA FATTORIA DEGLI ANIMALI



La fattoria degli animali
(da un idea di George Orwell, modificata e... “politicamente” corretta…)

C’era una volta una grande fattoria con tanti animali: il cavallo Alberto, il cane Umberto, la mucca Finocchiara, l’ oca Jervolina, la gallina Rosybi, l’asino Walter, la cornacchia Ida(b.), i gatti, Rutello, Pierferdinando e Bocchino e soprattutto i maiali Bersano, Franceschino e Massimo. C’era anche un maiale selvatico, incrociato con i cinghiali, di nome Pietro(di).
Il fattore e padrone della fattoria era un vecchio, basso e pelato, un certo Silvio, uomo molto capace ma sempre più distratto da manie aggravate dalla vecchiaia…tipo correre dietro alle fanciulle più giovani del vicino villaggio…
Ad aiutarlo nella fattoria Silvio aveva un garzone, Gianfranco, ma fra tutti e due…la fattoria veniva trascurata e gli animali si lamentavano.
Il fattore Silvio, vecchio e distratto, spesso assente, quando era in fattoria doveva sempre difendersi dalle beccate che la cornacchia Ida(b.) cercava di appioppargli.
Lui scappava mentre Ida gli volava dietro cercando di strappargli la parucca rossiccia che gli nascondeva la testa pelata e alla fine se ne andava via, a farsi consolare da qualche giovincella.
Il garzone Gainfranco era meglio perderlo che trovarlo. Non era stupido, ma tanto invidioso e borioso. Avrebbe voluto prendere il posto di padron Silvio che però non ci pensava nemmeno. Era svogliato, trascurava il suo lavoro, trattava male gli animali, gli dava da mangiare poco e male. Trattava bene solo il suo gatto Bocchino che aveva addestrato a graffiare le caviglie del fattore Silvio.
Insomma alla fattoria le cose andavano male e tutti gli animali erano scontenti, brontolavano, si lamentavano…

Un giorno che il fattore Silvio era via, i maiali Bersano, Massimo e Franceschino, insieme al mezzo cinghiale Pietro(di), fecero una riunione in mezzo all’aia, chiamando tutti gli altri animali a partecipare. Mancava solo il cane Bosso che era uscito in compagnia di padron Silvio.
Il porcellone Bersano cominciò a parlare.”Basta! Non ne possiamo più ! E’ una vergogna !Noi sempre a faticare, a produrre cibo e letame per la terra, e lui padron Silvio sempre in giro a divertirsi ! Si dimentica di noi, neppure ci dà da mangiare, preso com’è a correre sempre dietro alle fanciulle del villaggio, il vecchio porco… cioè… volevo dire… “uomo…”.
Gli altri maiali rincararono la dose, Franceschino si mise a gridare: Abbasso il padrone sfruttatore, la fattoria deve essere nostra, dei maiali… cioè degli animali! Dalemo urlò anche lui:…si, basta con i padroni profittatori, a noi la fattoria!
E anche gli altri animali si misero ad urlare: l’oca Jervolina starnazzava il suo verso strozzato e stridulo “Abbasso Silvio, abbasso il padrone!” e la gallina Rosybi “Cacciamolo, via dalla fattoria, inforchiamolo!”. E intanto la cornacchia Ida la rossa svolazzava sopra di loro gracchiando “Alla sbarra! Silvio alla sbarra ! Processo, anzi prigione senza giudizio ! Al patibolo! La ghigliottina ci vuole per lui !”
Ll’asino Veltrone ragliava “cacciamolo via, facciamolo sparire!”
In mezzo a tutta questa scatenata confusione arrivò il garzone Gianfranco e a fatica riuscì a calmare le urla degli animali per poi prendere lui la parola: “Voi sapete che vi sono sempre stato amico…, anche io odio quel vecchio porco…cioè… volevo dire “uomo”! Io posso aiutarvi a farlo fuori, a cacciarlo dalla Fattoria e restarci poi come vostro buon amico…”.
I maiali si guardarono, parlottarono un po’ tra loro sottovoce e poi ammiccando decisero e dissero che si, accettavano l’aiuto del garzone Gianfranco…Così furono tutti d’accordo di fare la rivoluzione!

Quella notte quando tornò a casa padron Silvio, trovò tutto calmo e tranquillo. Ma gli animali erano in agguato e quando lui fù in mezzo all’aia saltarono fuori improvvisamente urlando per aggredirlo: comiciarono a morderlo, a graffiarlo, a beccarlo ed a batterlo in tutti i modi. Solo il cane Bosso cercò di difenderlo, ma gli altri erano troppi e troppo forti e finì anche lui per essere battuto. Alla fine il fattore Silvio dovette scappare via dalla fattoria, inseguito a volo dalla cornacchia Ida la rossa che riuscì a beccarlo in testa ed a strappargli il parrucchino rossiccio laccato. Anche il garzone Gianfranco aveva fatto la sua parte, prendendo a bastonate il vecchio padrone.
Poi gli animali fecero una gran festa , con urla di vittoria, gridando tante volte “evviva la libertà, evviva la democrazia, avviva il potere del popolo animale !”. Poi andarono a riposare, stanchi ma contenti.
Il giorno dopo si svegliarono tardi, un po’ confusi, ma subito i maiali, saliti su delle cassette in mezzo all’aia chiamarono tutti a raccolta per una riunione importante.
Primo a parlare fù il porcello Dalemo: “Cari compagni, noi ora dobbiamo organizzarci per mandare avanti, con giustizia e democrazia la fattoria…Dobbiamo quindi nominare dei Capi capaci di far funzionare tutto nei modi migliori, nell’interesse e per il bene di tutti !”.
Si, parlò allora il porcello Franceschino, così abbiamo pensato che noi, i maiali, siamo più adatti per fare i capi, perché dovrebbe essere chiaro, che se siamo tutti uguali, noi maiali però “siamo più uguali degli altri…”.Saltarono su i gatti Rutello e Pierferdi “miaaoo, cosa vuol dire più uguali… ?” A rispondere fù il porcellone Bersano: “vuol dire che si, noi compagni animali siamo tutti ben uguali ! Ma noi maiali siamo più uguali degli altri, perché purtroppo e nostro malgrado il fatto di essere porci ci fa di più assomigliare all’uomo, e quindi siamo più adatti per prenderne il posto, ma solo nel senso di comandare assumendoci le responsabilità del potere…”.
Del resto, intervenì il maiale Dalemo, se qualcuno crede di essere più adatto di noi si faccia avanti e parliamone.
Tra gli animali ci furono dei borbottii, qualcuno cercò di intervenire, i gatti Rutello e Pierferdi e Bocchino provarono a miagolare, ma su tutti intervenne il garzone Gianfranco, che disse “ E no, cari maiali, se qui c’è qualcuno più adatto a comandare, quello sono io, che certamente sono più uguale di voi !”.
Ma i porcelli prontamente lo zittirono, soprattutto Bersano che si mise ad urlare: “Taci tu, traditore venduto ! Tu che ci affamavi rubando sui nostri mangimi per fare i soldi e farti la tua fattoria sul monte Carlo, tu che ci frustavi fregandotene delle nostre sofferenze e pensavi solo di prendere il posto di padron Silvio…Tu devi andartene…subito ! Via, vai via dalla fattoria…compagni cacciamolo il cattivone fascista!” .
Tutti gli animali furono subito d’accordo ed attaccarono il garzone Gianfranco come la notte prima avevano fatto con il fattore, mordendolo, beccandolo e grafiandolo…Perfino il suo gatto Bocchino si mise a graffiarlo, con più rabbia degli altri e la cornacchia Ida la rossa lo rincorse volando, mentre lui scappava, beccandolo e gridando “ te la do io la fattoria sul monte Carlo, delinquente!”

Così che la fattoria rimase completamente in mano agli animali.
Più esattamente in mano ai maiali, perché loro erano “ più uguali degli altri”… Infatti nei giorni seguenti i maiali organizzarono per bene, secondo il loro nuovo sistema democratico, la fattoria ed il lavoro degli animali, assegnando a ciascuno il suo carico di lavoro e livello di produzione. Alla fine tutti furono sistemati per bene e felici e contenti. Felici perché ora finalmente erano liberi dalla schiavitù di padron Silvio e contenti perché nel nuovo sistema avrebbero avuto un trattamento migliore, visto che non c’era più il fattore a prendersi tutto lui.

Passarono giorni, settimane, ma gli altri animali comiciarono ad accorgersi che le cose non andavano così bene come i maiali avevano promesso. Il primo a lamentarsi fù il cavallo Alberto, un grosso e robusto cavallo da tiro che il padrone aveva comprato alla fiera di Giussano (infatti alla fattoria era chiamato Alberto da Giussano). Alberto era quello che lavorava più di tutti, facendo anche i lavori più pesanti: tirava l’aratro per arare i campi, tirava il carro per portare in giro i prodotti della fattoria, faceva girare l’argano per pompare l’acqua e per sollevare i carichi…Ora, nella nuova democrazia dei maiali, gli toccava lavorare più di prima…e il suo cibo continuava ad essere scarso…Ma anche gli altri animali presto capirono che le cose non erano poi cambiate, se non in peggio…così andarono tutti dai maiali per lamentarsi.
I maiali ora abitavano nella casa di padron Silvio. Avevano spiegato agli altri che così doveva essere, perché la loro responsabilità della fattoria richiedeva una residenza adatta all’importanza del loro comando… e poi loro, i maiali si sà erano più uguali degli altri !
Ed era per questo che riposavano più a lungo, pur facendo nessun lavoro. Dormivano nei letti della casa e mangiavano i cibi migliori in gran quantità per tenersi nella forma adatta alle loro responsabilità.
Almeno così avevano raccontato agli altri animali.
Che arrivarono nell’aia di sera mugugnando perchè le cose erano cambiate in meglio, e di molto, ma solo per i maiali, mentre per gli altri era come prima se non peggio.
Il porcellone Bersano si mise subito a sgridarli:”Come osate lamentarvi, ingrati che non siete altro! Noi abbiamo voluto la rivoluzione vè, e cacciato via il cattivo fattore Silvio per liberarvi dalla sua schiavitù ! Noi ci siamo presi il rischio di ogni decisione e tutte le responsabilità per organizzare la nuova democrazia ! Senza di noi stareste ancora a subire i maltrattamenti, i castighi, la fame…!
Subito dopo di lui cominciò il mezzo cinghialone Pietro(di)”Disgraziati fetenti gnuranti, vui non c’azzeccate con la sustanza delli fatti ! Vui sarebbe dovuti capitare sbattuti’ n galera cumme a Silvio, quellu fetentone…” e dopo subito attaccrono a gridare i porcelli Dalemo e Franceschino “Non capite niente, voi non siete degni della rivoluzione che vi ha salvati dal cattivo padrone, voi meritate la peggiore delle sfortune”… E mentre i maiali così urlavano minacciosi, la cornacchia Ida la rossa svolazzava sopra le teste degli altri animali beccandoli e starnazzando” Tutti in giudizio vi porto, vi faccio processare tutti, tutti in prigione a vita vi mando!”
Così i maiali continuarono a gridare tanto forte che alla fine gli altri animali, impauriti si ritirarono e cominciarono a pensare se non si fossero sbagliati loro…

Ma il giorno dopo le cose cominciarono a cambiare. In peggio !
Perché intorno alla casa dell’uomo, dove ora loro abitavano, i maiali fecero tirare su un muro di recinzione a difesa. Dalle fattorie vicine erano poi stati fatti venire dei cani piuttosto feroci per fare la guardia alla casa ed era stato richiamato il garzone Gianfranco a capo della polizia canina: lui tutto il giorno andava intorno sopra il muro con in spalla il fucile da caccia di padron Silvio, pronto a sparare contro chiunque fosse andato a protestare contro i maiali. Sui bastioni gli teneva ora di nuovo compagnia il suo gatto Bocchino.
Infine il vecchio porcile dove prima erano vissuti i maiali fù trasformato in prigione, in cui poter rinchiudere chiunque fosse andato a protestare o perfino si fosse ribellato alla nuova democrazia!
E un giorno, in mezzo all’aia gli animali trovarono piantato un avviso che diceva: “Regole della Costituzione della Nuova Democrazia nella Fattoria degli animali:
la Fattoria è una Democrazia fondata sul lavoro di tutti gli animali, esclusi i Maiali che comandano e sono più uguali degli altri…, ad essi Maiali andrà gran parte dei frutti del lavoro comune, loro risiederanno nella casa che era del fattore Silvio e ne avranno ogni vantaggio…
Chiunque oserà lamentarsi o perfino ribellarsi sarà frustato, messo in prigione e nei casi più gravi anche ucciso e poi servito come pranzo ai signori maiali…”

Questa era diventata la situazione e così rimase per lungo tempo, quando io mi trovai a passare vicino alla fattoria ed incontrai il povero cavallo Alberto
che stava faticosamente tirando l’aratro. Lo affiancai per salutarlo e lui mi raccontò che ora gli animali si stavano segretamente organizzando per ribellarsi contro la dittatura dei maiali…Gli feci i migliori auguri e mi allontanai, perché da quelle parti non era aria…

Poi ho saputo che finalmente gli animali sono riusciti di nuovo a ribellarsi, hanno abbattuto il muro e cacciato via i maiali cattivi.
A capo della rivoluzione questa volta c’erano i furbi gatti, Rutello, Pierferdinando e Bocchino in testa…Loro ora stanno organizzando una Nuova Democrazia… Provvisoriamente sono andati ad abitare nella casa che era stata prima del fattore Silvio e poi dei maiali e da li stanno dando ordini a tutti gli altri per sistemare di nuovo al meglio le cose…
E in aria, sopra la fattoria, continua a svolazzare gracchiando Ida la rossa: una cornacchia per tutte le stagioni…!

Naturalmente i gatti hanno poi deciso e comunicato che sono loro ora ad essere
“più uguali degli altri”…

Un abbraccio da nonnorso

martedì 22 marzo 2011

i sette nani si lavano le mani

La fiaba de "La fattoria degli animali" è in ritardo...verrà pubblicata fra domani e Venerdì..., nel frattempo potete vedere qui sotto un "corto" da un superclassico, Biancaneve. Il video mostra la scena dei sette nani obbligati a lavarsi le mani prima di cena...
Buon divertimento !
nonnorso


venerdì 18 marzo 2011

IL TRENO DI TOPOLINO

La prossima favola, in arrivo entro Domenica, sarà
"La fattoria degli animali"...
Nel frattempo vi dedico un corto Disney d'epoca, una rarità:
"IL TRENO DI TOPOLINO" (durata 6 minuti)
Buona visione ed un abbraccio da
nonnorso

martedì 15 marzo 2011

...e proposito di Diavolo vi passo qui sotto un breve estratto, 6 minuti,
da "Fantasia", l'episodio di "una notte sul monte calvo".
Buona visione.

lunedì 14 marzo 2011

I tre capelli d'oro del Diavolo


I tre capelli d’oro del diavolo
(favola dei fratelli Grimm rivista e corretta)

Una povera donna ebbe un bimbo nato”con la camicia” a cui una maga pronosticò che avrebbe sposato la figlia del re !
Ma un giorno il re, mentre era in giro a caccia, passò per caso dal villaggio dove era nato il bimbo e senza farsi riconoscere chiese se c’erano novità da quelle parti.
Così seppe del bambino nato con la camicia, che avrebbe sposato la figlia del re…Al re non piacque l’idea che un figlio di poveri contadini potesse un giorno sposare la principessa sua figlia, così andò dai genitori del bimbo e li convinse di affidarlo a lui, che lo avrebbe allevato al meglio.
I genitori non volevano, però poi pensarono che ciò faceva sicuramente parte della fortuna del loro figlio e il re gli offrì anche dell’oro, così gli lasciarono portar via il bambino.
Il re lo caricò sul suo cavallo, in una culla e se ne andò. Arrivato ad un fiume ci buttò dentro la culla col bambino e tornò tranquillo, il malvagio, alla sua reggia.
Ma il bimbo non morì: la culla galleggiando andò ad arenarsi contro la sponda di un mulino, dove il bambino fù raccolto e adottato dalla famiglia del mugnaio.

Molti anni dopo, quando il bimbo era ormai diventato un ragazzo, il re sempre andando a caccia giunse vicino a quel mulino e si fermò a parlare con il mugnaio, che per caso ebbe a raccontargli del ragazzo salvato dal fiume e adottato tanti anni prima…Così il re capì: quello era il bambino nato con la camicia, che lui tanti anni prima aveva buttato nel fiume perché morisse…
Pensò che c’era ancora pericolo che il giovane villano sposasse la principessa sua figlia così escogitò una trappola mortale: scrisse una lettera in cui diceva di mettere subito a morte chi l’avesse portata, la chiuse in una busta, pregò il mugnaio e gli diede due monete d’oro perchè mandasse il ragazzo a portarla alla regina sua moglie...
Il ragazzo partì subito, ma arrivata la notte si perse in un bosco, finchè vide una luce lontana, la raggiunse e trovò una casa, dov’era una vecchia che lo accolse, ma che gli disse anche, preoccupata, che quella era una casa di briganti; se tornando l’avessero trovato lì forse l’avrebbero anche ammazzato…
Ma il ragazzo era talmente stanco che dopo aver mangiato qualcosa si addormentò ignorando la paura. Quando i banditi lo trovarono nella loro casa si arrabbiarono, lo perquisirono per derubarlo ma trovarono solo la lettera del re…che diceva alla regina di farlo uccidere ! Allora persino quei briganti ebbero pietà per il ragazzo e rabbia per la cattiveria del re, cui organizzarono un bello scherzo.
Buttarono nel fuoco la lettera e ne scrissero un’altra che ordinava alla regina di far sposare subito al ragazzo la principessa sua figlia !
E così fù. La mattina dopo i banditi lasciarono ripartire il giovane che infine arrivo alla reggia e consegnò la lettera. La regina stupita obbedì comunque alla lettera, organizzo nozze regali ed il ragazzo e la principessa furono presto sposati.
Tornato alla sua reggia il re andò su tutte le furie, ma la regina gli fece vedere la lettera ed il re capì che la magica camicia con cui era nato continuava a favorire e proteggere il giovane.
Ma non si rassegnò ancora: lo fece chiamare e gli disse che per potere veramente essere degno di restare con la principessa sua figlia doveva superare una prova: procurargli i tre capelli d’oro del diavolo !
Il ragazzo che era molto coraggioso, partì così per l’inferno, per andare a prendere al diavolo i suoi tre capelli d’oro.
Cammina, cammina attraversò due città: alla prima gli chiesero se lui sapesse come mai la fontana della piazza, che prima buttava vino ora neppure sgorgasse acqua? Alla seconda gli domandarono perché il grande albero in piazza, che prima produceva mele d’oro ora, mezzo rinsecchito, non facesse più nulla? Infine si trovò ad attraversare un largo fiume ed il barcaiolo che lo traghettava gli chiese perché
a lui toccasse stare sempre lì, ai remi, senza mai ricevere cambio?
Ogni volta il ragazzo rispose che al suo ritorno avrebbe dato una risposta.

Quindi arrivò alla caverna fumante dell’inferno, dove abitava il diavolo.
Entrato senza paura trovò la nonna del diavolo che lo ebbe subito in simpatia, gli disse che il diavolo era via, ma sarebbe tornato e guai se lo avesse trovato!
Il ragazzo allora spiegò alla vecchia che doveva prendere al diavolo i suoi tre capelli d’oro e, già che c’era aveva anche bisogno di risponder alle tre domande che gli erano state fatte durante il viaggio..
“Vuoi un po’ troppo” gli rispose la vecchia, “Ma mi sei simpatico e ti aiuterò”.
Lo fece nascondere bene dentro la panca su cui era seduta, così quando arrivò il demonio non riuscì a trovarlo, pure sentendone l’odore: “ucci, ucci, sento odor di cristianucci” urlava il diavolo rovistando tutto in giro. Finchè la sua nonna riuscì a calmarlo, lo fece sdraiare sulla panca, con la testa sul suo grembo e cominciò ad accarezzargli le corna, fino a farlo addormentare.
Allora la vecchia gli strappò un primo capello d’oro! Il diavolo si sveglio urlando “ma cosa fai, mi strappi i capelli?” E lei si scusò’ dicendo che aveva appena fatto un sogno che raccontava di una fontana inaridita, che prima dava vino ed ora neppure acqua…Allora il diavolo, che era molto cattivo ma sapeva tutto, le spiegò che a guastare la fontana era un rospo, che era andato ad abitarne la sorgente: se avessero cacciato il rospo la fonte sarebbe tornata a produrre vino!
Poi la nonna tornò ad accarezzargli le corna e il diavolo si riaddormentò.
Dopo un altro po’ la vecchia gli strappò il secondo capello…”Ma sei matta?” Saltò su urlando il diavolo! “Scusami tanto, disse la nonna, ma ho fatto un altro sogno” e gli raccontò dell’albero che non faceva più le mele d’oro…”E si, c’è un topo che rosicchia le radici dell’albero” disse allora il diavolo”Bisogna cacciare il topo e poi l’albero tornerà a produrre mele d’oro”. Poi torno ancora a dormire,
finchè la vecchia per la terza volta gli strappo un capello…”Ahia, ma sei scema ! ”gridò ancora il diavolo arrabbiatissimo. La nonna ancora si scusò e gli raccontò di un altro sogno fatto: un barcaiolo costretto sempre a remare perché non trovava mai il cambio…”Già” disse allora il demonio “lo scemo barcaiolo basterebbe che mollasse i remi in mano al primo venuto e se ne scappasse via!”.

Così la vecchia era riuscita a prendere i tre capelli d’oro e ad avere le tre risposte.
Lasciò allora dormire fino a tardi il diavolo, mentre il ragazzo, uscito dal suo nascondiglio scappò veloce dall’inferno, zitto, zitto, con i capelli del diavolo e le tre risposte, ringraziando molto la vecchia che lo aveva aiutato.

Arrivato al fiume si fece traghettare, scese a terra e poi spiegò al barcaiolo come liberarsi dal remo, mollandolo in mano al prossimo che fosse capitato.
Giunse poi alla città dell’albero ed insegnò come curarlo, eliminando il topo che ne rodeva le radici; per ringraziarlo gli abitanti gli regalarono due asini carichi di monete! Arrivato all’altra città, della fontana, fece eliminare il rospo che ne bloccava la sorgente, così che tornò a zampillare vino e lui ne ebbe altri due muli carichi di monete!

Così infine tornò alla reggia, ricco e vincitore, per la gioia della principessa sua moglie. Ed anche il re dovette rassegnarsi, ricevendo i tre capelli d’oro del diavolo che lo aveva sfidato a procurargli. Ma avido del denaro, il re chiese dove l’avesse procurato. L’astuto ragazzo gli spiegò che l’avrebbe trovato dopo le due città, oltre il fiume. Il re partì subito e trovato infine il barcaiolo gli ordino di portarlo sull’altra sponda…Ma quando furono all’altra riva il barcaiolo mollò i remi in mano del re e saltò via scappando…
Così che il re è rimasto ancora là, prigioniero, a remare…

Ed il ragazzo nato con la camicia e la principessa vissero per sempre felici e contenti !

Io li ho visti, poco tempo fa, mentre andavo a fare un giro alle due città del vino e dell’oro: sono poi andato fino al fiume ed ho trovato il re, curvo ed invecchiato ai remi. Mi sono fatto traghettare sull’altra sponda…ma sono stato svelto a saltar giù, prima che lui potesse mollarli a me, i remi della barca…
Così che sta remando ancora, il cattivone, mentre il ragazzo nato con la camicia è diventato re al suo posto.

Un grande abbraccio da nonnorso!


venerdì 11 marzo 2011

Il piccolo principe

C'è una storia che mi piacerebbe raccontare, una favola magica, delicata, molto originale e ricca di poesia e di ironia, ma richiede assolutamente di essere integrata da tutte le illustrazioni disegnate dall'autore, tale Saintexupery, aviatore finito ancora giovane in fondo al mare con il suo piccolo caccia durante la seconda guerra mondiale ( il relitto fù trovato solo lo scorso anno, dopo oltre 65 anni ). E' la storia de
"IL PICCOLO PRINCIPE"
che consiglio vivamente di procurarsi a chi già non la conosce
(sicuramente è piacevole anche per i grandi!).
Posso darvene comunque un piccolo saggio nel video che segue.
Buon divertimento


mercoledì 9 marzo 2011

L'Apprendista ed il Gran Mago

Ed ecco, come vi avevo promesso , un corto animato:
"L'Apprendista Stregone"
da "Fantasia" di W. Disney
(che resti tra di noi, in famiglia, assolutamente a titolo gratuito).
Buona visione,
nonnorso

lunedì 7 marzo 2011

Il Pescatore e sua Moglie



Favola de"il pescatore e sua moglie"
(versione rivisitata dall'originale fiaba dei Fratelli Grimm)

C'era una volta un pescatore molto povero, che viveva con sua moglie in una capanna vicino al mare. La sua vita era triste, la sua pesca gli permetteva giusto di non morire di fame e sua moglie sempre si lamentava della loro povertà.
Un giorno, molto al largo dalla costa, il pescatore trovò nella sua rete un pesce rombo, abbastanza grande per saziare la fame di quel giorno.
Mentre stava staccando il pesce dalla rete il pescatore, sbalordito, lo sentì gridare "aiuto, pescatore, ti prego ! Non uccidermi, io sono un pesce magico, se mi salvi esaudirò ogni tuo desiderio !".


Il pescatore era stupefatto, non credeva a quello che stava succedendo. Finì con liberare il pesce ributtandolo in acqua.
In cambio gli chiese di esaudire il suo desiderio: che la sua povera capanna fosse trasformata in una bella casetta, dotata di ogni conforto.
Il pesce magico promise: torna a riva e vedrai che sei stato esaudito.
E così fù: già da lontano, arrivando vide che sulla riva, al posto della sua vecchia baracca c'era una bella casetta nuova. Sua moglie gli venne incontro, anche lei tutta rivestita a nuovo ed il pescatore le raccontò la sua avventura e le disse:"moglie mia hai visto che bello, sei contenta?".
La moglie rispose di si, ma non sembrava proprio convinta...
Infatti quella notte continuò a rigirarsi nel letto, inquieta, finchè svegliò il pescatore e lo rimproverò:"Dovevi chiedere di più a quel pesce magico ! Per lui è facile, che gli ci vuole? Già che c'eri potevi chiedergli che trasformasse la vecchia capanna in una bella villa...in fondo tu gli hai salvato la vita ! Anzi, sai cosa fai, domattina vai subito a cercarlo, in mezzo al mare, e poi gliela chiedi, la villa!":
Al pescatore sembrava che la moglie pretendesse troppo, lui non se la sentiva di chiedere tanto, ma la moglie insistette e insistette e infine il pescatore la mattina andò a cercare il rombo.

Arrivato in mezzo al mare, che era meno calmo del giorno prima, si mise a gridare:"Pesce! Oh pesce ! Oh pescetto, viene dunque su dal mare, che ti devo raccontare: a mia moglie più non basta quel che già abbiamo in tasca". E continuò ad urlare così, finche il Rombo arrivò: "Cosa succede pescatore?" Il pescatore, vergognandosi come un ladro gli spiegò la richiesta della moglie.
Allora il pesce disse solo: "và bene, torna a casa e vedrai".
Quando tornò a riva il pescatore non potè credere ai suoi occhi: al posto della casetta c'era ora una grande, bella villa, con un grande giardino, bellissime piante e la piscina...Sua moglie, vestita da gran signora si faceva servire da cameriere, cuoche e giardinieri.
Il pescatore fece un inchino alla moglie e le chiese, timidamente, se era ora contenta...e lei rispose di si, ma non sembrava ancora proprio convinta...
Infatti quella notte di nuovo la moglie tornò a rigirarsi nel letto, svegliò il pescatore e gli disse che ora voleva un Castello ! "Si, domattina devi andare a cercare ancora quel pesce per chiederglielo, un Castello, ed io voglio esserne la Principessa !
Il pescatore era allibito, non poteva credere che la moglie pretendesse tanto, ma infine dovette cedere.

Il mattino dopo, in alto mare ora assai agitato, si mise a gridare "Pesce, ho pesce, pescetto! Su dal mare vieni dunque ad ascoltare, che mia moglie più non tacce, più non vuol quel che a me piace..."
Infine il Rombo apparve ed asaudì di nuovo la richiesta, così che, tornato a riva il pescatore trovò un grande castello, completo di torri e di fossato, in riva al mare, dove appena la mattina aveva lasciato la villa. Attraversò il ponte levatoio, faticò a farsi accettare dalle guardie del castello come marito della nuova Principessa...la quale, tutta agghindata ed altezzosa, alla domanda del pescatore se fosse ora contenta, rispose si, ma senza entusiasmo...
E quella notte ri ripetè la storia delle altre notti, e così ancora nelle notti successive: la moglie esaltata tormentò ogni volta il pescatore perchè tornasse dal Rombo a chiedergli di più...Diventò allora Regina, poi Imperatrice ed infine Papessa ! Ogni volta il pesce aveva dato ascolto al pescatore disperato, esaudendone tutte le richieste. Ed ogni volta il mare che il pescatore aveva dovuto affrontare era sempre più mosso, più agitato, più spaventoso!

Ma quando infine sua moglie fù Papessa, il pescatore tirò un sospiro di sollievo: sua moglie non poteva pretendere di più, perchè più di Papa non c'era nulla. Il Papa è più di tutti i Re e di tutti gli Imperatori!
Quindi, si disse il pescatore, ora potrò stare finalmente tranquillo.
Ma invece, quella notte stessa, la Papessa ricominciò a scalciare nel letto, ad agitarsi...ed infine, svelgiato il pescatore, gli ordinò: "Tu domattina vai a cercare il Rombo e gli dici che io voglio essere "Dio",
volgio essere il Gran Mago Potente Creatore e Signore di tutte le cose!"
Ma tu sei matta, le rispose il pescatore, questo non è possibile! Neanche il più magico dei pesci può fare un così grande incantesimo!
Ma alla fine anche questa volta il pescatore dovette cedere.
Quella mattina il mare era una furia scatenata! Onde alte dieci metri rompevano sulla riva, il vento ululava nella tempesta ed il cielo era nero di nuvole minacciose. Ci volle tutta la bravura ed il coraggio del pescatore per riuscire a prendere il largo, e tutta la forza della sua voce per farsi sentire in mezzo a quell'uragano: "pesce,oh pesce, oh pescetto, su dal mare sali ti prego ad ascoltare, che mia moglie ancor pretende l'icredibile, e non s' arrende!"

Ed anche questa volta il pesce disse solo"Torna a casa e vedrai".

Tornare a casa quella volta fù veramente difficile e pericoloso per il pescatore, nel mare tempestoso. Rischiò più volte la vita, ma infine un'onda gigantesca lo arrotolò sulla riva...
Lui, guardandosi intorno pensò di essere arrivato chissà dove, perchè non c'era più il Castello, neppure il grande Palazzo Reale, neanche la Basilica del Papa, neppure la Villa, ma nemmeno la casetta...
Cercò in giro con lo sguardo disorientato e vide infine, là sulla riva dove come sempre una volta era stata, la sua vecchia misera, povera capanna disastrata.
Davanti alla quale, sdraiata per terra, dando pugni e calci alla sabbia, c'era sua moglie che piangeva ed urlava disperata: aveva capito di aver troppo voluto e di aver perso tutto!


Ma ciònonostante la donna volle ancora che il pescatore tornasse in mezzo al mare, tante volte, alla ricerca del Rombo...ed il pescatore ci andò, lo chiamò, tante volte, gridando con tutte le sue forze:
"Pesce, oh pesce, oh pescetto, sali ancora su dal mare..."


Ma il Rombo non apparve più.
Mai più.

Chi troppo vuole...nulla stringe.

Io passai di là un anno dopo questi fatti, e la moglie del pescatore stava ancora piangendo, disperata...

Lui, il pescatore, mi prese da parte e mi raccontò tutta la storia, come era successa, anche per sfogarasi un pò.
Così come io ora ve l'ho raccontata.
E così vissero poi sempre... infelici e scontenti...

Un abbraccio da
nonnorso
.