venerdì 15 aprile 2011




IL GIGANTE EGOISTA
( racconto di Oscar Wilde. Versione semplificata)

Ogni giorno dopo scuola i bimbi andavano a giocare nel giardino del gigante.
Un giardino grande, bello, con morbida erba verde, bellissimi fiori ed alberi di pesco, che a Primavera fiorivano di bianco e rosa ed in Estate davano frutti buonissimi. Gli uccelli sugli alberi cantavano per la gioia dei bambini che gridavano: come siamo felici qui !
Ma un giorno il gigante tornò. Era stato via sette anni, da suo fratello, l’Orco di Cornovaglia, a parlare, parlare, parlare, sino a stufarsi…
Arrivando vide i bambini che giocavano nel suo giardino: “cosa fate qui!” gridò con voce cattiva, facendo scappare i bimbi, “questo è il mio giardino e non può entrarci nessuno”! Poi costruì un grande muro tutt’intorno e mise dei cartelli:
“VIETATO ENTRARE”.
Così i poveri bambini non avevano più un posto dove giocare.
Quando arrivò poi la Primavera tutto il paese fiorì e gli uccelli cantavano nell’aria tiepida, ma nel giardino del gigante egoista era rimasto l’inverno, con neve, gelo, vento tempestoso e grandine e tanto freddo.
Il gigante egoista non capiva perché nel suo giardino non arrivasse mai la Primavera. E neppure l’Estate arrivò…e nemmeno l’Autunno con i suoi frutti così buoni…Nel giardino del gigante continuava sempre l’Inverno.

Una mattina che il gigante era ancora a letto, sotto le coperte per il gran freddo, sentì fuori, nel suo giardino, come una dolce musica e vide alla finestra un uccellino che cantava e al gigante sembrò fosse la musica più bella del mondo.
Il vento aveva smesso di soffiare e la grandine di cadere ed arrivò il profumo della Primavera attraverso la finestra che il gigante aveva aperta per guardar fuori.
E vide una bellissima scena: da un buco nel muro alcuni bambini erano entrati nel giardino e stavano seduti sui rami degli alberi, che perciò erano tornati a fiorire.
Gli uccelli cinguettavano intorno ed i fiori spuntati nell’erba ridevano.
Era bellissimo ! Solo in un angolo del giardino era ancora inverno, perché la c’era un bimbo piccino, così piccino che non riusciva a salire sui rami degli alberi, che piegavano i loro rami per aiutarlo, ma invano.
Allora il gigante capì quanto era stato cattivo, egoista e perché la Primavera non arrivava mai nel suo giardino: perché lì non c’erano più i bambini !
Dispiaciuto uscì dal castello, ma quando lo videro i bimbi scapparono spaventati e nel giardino tornò l’inverno. Soltanto il bimbo più piccolo non scappò: non aveva visto arrivare il gigante perché stava ancora cercando di salire sugli alberi.
Allora il gigante arrivò da lui, lo prese in braccio e lo aiutò a salire sul ramo di un albero che subito fiorì e gli uccelli si posarono sui suoi rami per cantare.
Il piccino abbracciò il gigante e quando gli altri bambini videro quella scena capirono che il gigante era diventato buono e tornarono anche loro nel giardino, che tornò tutto a rifiorire e fecero un gran girotondo intorno al gigante. Che allora disse “il giardino ora è vostro”, poi prese un grande martello e distrusse tutto il muro.
Così la gente che passava poteva vedere di nuovo il bellissimo giardino, con dentro il gigante che giocava con i bimbi dopo la scuola e fino a sera.
Ma il bimbo più piccolo, che era diventato così caro al gigante, era sparito, non si vedeva più e il gigante ne chiese notizie agli altri bambini, ma nessuno di loro lo conosceva, nè l’aveva mai visto prima. Per questo il gigante fù molto dispiaciuto.

Così passarono glia anni, il gigante continuò a giocare con i bambini fino a quando fù troppo vecchio e stanco, così stava seduto in giardino a guardare i giochi dei bimbi, tra gli alberi, i fiori ed il canto degli uccelli.
Finchè una mattina d’inverno fuori dalla finestra vide una cosa incredibile: in un angolo del giardino c’era un albero completamente fiorito e dai suoi rami pendevano frutti dorati. Proprio li sotto c’era il bimbo piccino che il gigante aveva tanto preferito ed inutilmente cercato!
Il gigante corse verso di lui, ma arrivatogli vicino rimase malissimo vedendo che alle manine ed ai piedini del bimbo c’erano delle ferite “chi ti ha fatto così male, dimmelo che prendo la mia grande spada e vado ad ucciderlo!”
No, rispose il bimbetto, queste sono le ferite dell’amore.
Allora il gigante sentì una strana sensazione e s’inginocchiò davanti al piccolo bimbo dicendogli: “ma chi sei tu ?”.
Il bimbo gli sorrise e gli disse: tu una volta mi hai permesso di giocare nel tuo giardino, oggi ti porterò con me nel mio giardino.
Quando nel pomeriggio i bambini vennero a giocare nel giardino trovarono il vecchio gigante morto sotto l’albero, tutto coperto di bianchi fiori.
Gesù bambino se lo era portato via, in Paradiso.

mercoledì 13 aprile 2011

IL PRINCIPE SENZA FIABA


Il Principe senza Fiaba

C'era una volta un principe senza fiaba, che girava disperato nel paese delle fiabe, alla ricerca di una storia dove poter apparire anche lui. Non era facile, però: la Bella Addormentata aveva già il suo principe, e così Biancaneve, Cenerentola, Pelle d'Asino, la Sirenetta... c'erano fin troppi principi nel paese delle fiabe. Allora salì sul suo cavallo magico, e volò fino sulla terra, per ascoltare le fiabe che le mamme raccontano ai loro bambini, sperando di trovarne una adatta per lui.
Ma erano sempre le stesse fiabe, piene re e di principi coraggiosissimi, capaci di combattere draghi spaventosi e tutto il resto! Sconsolato, una sera si fermò vicino ad una stanzetta con poca luce, dove una mamma e la sua bambina stavano sole in silenzio. La mamma veramente piangeva piano, e ogni tanto provava a dire qualche parola, riusciva a raccontare nessuna fiaba, perchè la sua bambina era tanto malata, e la mamma, sempre più triste, non riusciva a ricordare più nulla.
"Quanto sono stupido, a preoccuparmi tanto per una fiaba!" pensò il principe,"questa mamma è molto triste e se posso, proverò ad aiutarla."
Per tranquillizzarla un po', prese un pò di polverina del sonno, e gliela passò sugli occhi: e non appena la mamma li ebbe chiusi, si avvicinò alla culla e prese in braccio la bimba.
- Vuoi venire con me, e volare con il mio cavallo magico? - chiese gentilmente.
- Ehh, Guh!! - rispose la bimba contenta, e partirono insieme.
Volarono su nel cielo più alto, fino dalle stelle; e tutte le stelline che incontravano li salutavano allegre.
- Che bella bambina! - dicevano le stelle. - E' la bambina più bella che abbiamo mai visto!! Posso prenderla in braccio? -
Il principe rise, e lasciò che la stellina più giovane prendesse in braccio la bimba; e subito tutte le altre furono lì attorno a ridere e a scherzare, perchè le stelle sono sempre molto allegre, e trovavano il principe molto carino e simpatico, e il suo cavallo doveva essere certo il più veloce del cielo.
- Cos'è tutto questo chiasso? - esclamò d'improvviso la Luna, illuminanando la notte con il suo faccione tondo, e vide la bimba che giocava in mezzo alle stelline, ridendo come loro.
- Via tutte, sciocchine! - s' arrabbiò la Luna - Le bambine così piccole a quest' ora devono dormire: ci penserò io. - E tutto d'un tratto, da quella grassona che era, si fece più sottile come una culla, la forma giusta per prendere in braccio la bimba e cullarla dolcemente, mentre le stelline in coro intonavano la ninna nanna. Era un coro così dolce che la bambina s'addormentò subito, e s'addormentarono anche il principe ed il suo cavallo magico; dormivano così profondamente che si accorsero appena del rumore che fece il sole, sbadigliando per alzarsi: se ne accorsero invece le stelline, che subito presero a strillare:
- Il sole, il sole! Scappiamo via, abbiamo fatto tardi! -
- Sempre così, queste monelle! - brontolò la Luna. - Cantano e ballano, e non pensano mai a niente. Per fortuna ci sono qua io: presto, bel principe, la piccina deve tornare a casa prima che la mamma si svegli. -
- Si, signora Luna. - rispose il principe, con un inchino, perchè era molto educato. Riprese la bimba, e, veloce più del vento, la riportò sulla terra, dove la mise nella culla un istante prima che la mamma aprisse gli occhi.
- Ehe! Ahh, Ohh!!! - disse la bimba, per raccontare alla mamma dov'era stata quella notte, ma la mamma non l'ascoltò neppure.
- Piccola mia, stai bene! - gridò tutta contenta. - Sei guarita, finalmente!!! -
La prese in braccio, la riempì di baci, e cominciò a cantare. Il principe strizzò l'occhio al suo cavallo.
- Qualche bacetto spetterebbe anche a noi. Questa mamma è proprio carina -
- Andiamo a riposare! - lo sgridò il cavallo magico. - Ci siamo stancati anche troppo. -
- Va bene, va bene. - disse il principe. - ma questa sera torniamo, per aiutare un'altra mamma con un bambino malato: c'è più soddisfazione che a cercare una fiaba vuota. -
Il cavallo magico nitrì energicamente, per far capire che era d'accordo; e quella sera trovarono un bambino ancora più malato, e lo portarono sul fondo del mare, dove i cavallucci marini si misero in cerchio a fare la giostra solo per lui, mentre le ostriche e i granchi suonavano la musica con i loro gusci.
Da quella volta, il principe senza fiaba continua a tornare sulla terra, per portare i bimbi malati nei posti più belli del mondo delle fiabe; ed i bambini sono così contenti che quando tornano sono guariti, e non si ammalano più. Ma quando verrà da te, bambina mia, chiedigli di portare con voi anche il nonnorso, che racconta le fiabe, ma non e ne ha trovata ancora una per lui.

lunedì 11 aprile 2011

ARISTOGATTI & JAZZ

Un simpatico cartoon di 6 minuti da "Gli Aristogatti": Romeo conduce Duchessa ed i suoi mici ad un party jazzistico...
"ragazzi, che ritmo !" (piacevole anche per i grandi che amano il Jazz classico). In attesa della prossima fiaba, un abbraccio da
nonnorso.XXXXXX