sabato 17 settembre 2011

Le 10 Prove del Principe...5^ ed ultima parte


LE 10 PROVE…
5^ ed ultima Parte
( A destra dipinto di DeChirico: "Edipo e la Sfinge")

Dopo l’ottava prova, quella della regata velica, vinta da Victor con un incredibile, innimaginabile espediente, questa era la classifica generale del Torneo:
1° Victor con 76 punti,
2° Karimbad con 71,
3° Won Lin Uan con 62
4° Piropulos con 56
5° Yakowskj con 44
a seguire altri 3 concorrenti, due essendosi ritirati già alle prove precedenti.

La mattina arrivò uggiosa, con il cielo coperto di nuvoloni grigi e minacciosi, l’aria carica di umidità, il vento di Sud Est tendente a rinforzare.
La prima prova della giornata, la nona gara del Torneo, si sarebbe ancora svolta nel salone del castello: era un problema di logica verbale, un “rebus” da risolvere.
A metà mattina gli otto concorrenti rimasti furono allineati in piedi davanti alla giuria, dietro un altro lungo tavolo sul quale era posato, per ciascuno di loro, un foglio di papiro ed uno stilo per scrivervi sopra.
Dall’altro lato del tavolo sedevano 8 incaricati, uno per ogni concorrente, con il compito di raccogliere e registrare immediatamente l’esito della prova, indicando il tempo esatto entro cui era stata data la risposta. Su ogno foglio era già scritto in alto il nome di ciascun concorrente.

Il Presidente della Giuria presentò la prova, ai concorrenti ed al selezionato pubblico presente:
“Nell’antichità dei miti, vuole la leggenda che il Re Edipo si recasse presso la Sfinge Egiziana per avere un responso di grande importanza. Ma la Sfinge gli pose prima un Rebus da risolvere, ed era il seguente: "qual è l’animale che ha 4 gambe da giovane, due da adulto e tre da vecchio ?"
Dopo aver attentamente riflettuto Edipo diede la giusta risposta: è l’Uomo disse, che inizialmente “gattona” usando gambe e braccia, poi impara a camminare sulle sole gambe, ed infine nella vecchiaia va su tre, aituandosi con il bastone.”

Analogamente dovete ora rispondere al quesito che sto per porvi, risolvendone il Rebus: per farlo avete solamente 3 minuti. Non rispondendo entro questo termine il vostro punteggio per la prova sarà “zero”. Vincerà il primo a consegnare la risposta giusta, consistente in una sola parola, e solo quella dovrete scrivere. A seguire la classifica degli altri, man mano che termineranno.

Ora vi leggo la domanda del Rebus, il tempo per la prova partirà da quando, terminato di leggerla, dirò “via”, ma fate la massima attenzione, NON ripeterò due volte la domanda !:

“Di vita culla, indispensabile sostegno e nutrimento, morbidissima, accogliente, durissima, inospitale, fortissima, irruenta, calda, freddissima, impalpabile, invisibile, facile veicolo, travolgente pericolo mortale, tutto avvolge e condiziona: di base due con uno, grandissimamente ci appartiene, totalmente le apparteniamo.”

“Via!”
(l’autore del racconto invita ora il lettore a tentare se vuole la risposta, prima di continuare a leggere.)

Terminata che fù la breve lettura del quesito Victor l’aveva già perfettamente memorizzato, uso a farlo grazie alle tecniche mentali apprese dal suo tutore e Maestro. Poi già nei primi secondi lo stava ripetendo nella sua mente, analizzandone attentamente ogni parola…. Alla fine dei primi 30 secondi aveva già fatto una verifica incrociata dei possibili, apparentemente contrastanti significati: la sua allenatissima mente ne aveva, in quel brevissimo lasso di tempo, elaborato una grande
quantità di possibili interpretazioni…: può la stessa cosa essere così estremamente diversa e cangiante ?
Se si in funzione di quali variabili ? Il tempo ? Lo spazio ? Le condizioni ambientali ?
Le circostanze “fisiche”? …il caldo,…il freddo,…l’aria…il vento…
L’acqua ! Si, l’ ”acqua”…, solo quella può essere!
“Culla di vita”, sì lì è iniziata, nell’acquoso “brodo primordiale” !
“Indispensabile sostegno e nutrimento”, sì, l’acqua è alla base, senza non c’è vita !
“Morbidissima e accogliente”: in quale sostanza ci si può perfino tuffare, cadendo anche da altezza elevata, essendo morbidamente accolti senza danno ?
“Durissima,inospitale, freddissima”…il ghiaccio! Cioè la versione solida dell’acqua!
“Calda”, come quella delle terme…, o comunque riscaldata per il bagno…
“Impalpabile, invisibile”: l’acqua è trasparente, invisibile e nella sua condizione di vapore altresì impalpabile !
“Facile veicolo”: basta pensare alle navi, alle larghe chiatte che trasportano merci e viaggiatori su fiumi, laghi, mari ed oceani !
“Travolgente pericolo mortale”: le rapide, il mare in tempesta, i naufragi !
“Tutto avvolge e condiziona”: tre quarti della superfice terrestre è coperta dall’ acqua! Che circonda le terre, i continenti, separandoli nettamente tra di loro, condizionandone da sempre l’uniformità delle culture.
“Di base due con uno” ?…La sua mollecola, formata da due parti di Idrogeno ed una di Ossigeno !
“Grandissimamente ci appartiene e totalmente le apparteniamo”: in effetti il nostro corpo e formato per oltre l’80% d’acqua !

Tutto ciò ed altro ancora trascorse in un attimo nella mente di Victor, impegnandolo non oltre 30 secondi, al termine dei quali aveva già stilato la parola “acqua” sul suo papiro e l’aveva consegnato, di nuovo primo fra i concorrenti, all’incaricato di competenza.
Solo al termine del primo minuto Karimbad terminò la sua prova.
Yakowskj fù il terzo, ma ad oltre dueminuti, subito seguito daWon Lin Uan, quarto.
Piropulos riuscì quinto, in estremis, allo scadere del terzo ed ultimo minuto.

Infine, assai rapidamente, avvenne lo spoglio dei papiri, che confermarono l’esattezza della risposta per tutti i concorrenti che avevano terminato la prova nel tempo consentito.
Victor aveva ancora incrementato il suo vantaggio in classifica su Karimbad, 86 punti contro 80 dell’Indiano.
Terzo era ancora Won Lin Uan con 69 punti, seguito da Piropulos 62.
Quinto Yakowskj con 52 punti.

Grande il tripudio dei presenti per il vincitore ! Cui partecipava palesemente anche la principessa Monia, la cui mano era l’eventuale premio del Torneo.
Eventuale perché la cosa non era automatica, essendo l’eventuale matrimonio subordinato al consenso dei possibili sposi. In realtà il premio consisteva nella facoltà del vincitore, data praticamenmte per scontata, di chiedere la mano della Principessa, la quale avrebbe potuto anche rifiutarsi…
Ma nel caso di Victor, ormai probabile vincitore, il consenso della figlia del Re sembrava certo, almeno dal tifo che ella palesemente dimostrava per quel giovane.

Si arrivò poi dunque all’ultima delle dieci gare: un “Triathlon", gara da grandi atleti, che consisteva in tre prove consecutive: la corsa a piedi, la corsa a cavallo ed il nuoto. La lunghezza e difficoltà di ognuna si sommava alle altre, formando nel complesso una gara assai lunga ed estremamente impegnativa.
Partendo dal Castello Reale bisognava correre a piedi per circa 10 miglia, poi a cavallo per altre 20, ed infine nuotare per 5, attraverso il Golfo che già era stato il campo della regata, con arrivo sulla spiaggia, davanti al Castello.
Una prova che un buon atleta, ben dotato ed allenato, non avrebbe potuto concludere in meno di circa 4 o 5 ore, avendo anche un ottimo cavallo a disposizione !
La prova sarebbe iniziata nel primissimo pomeriggio.
Victor era buon podista ed ottimo nuotatore; era anche eccelente cavallerizzo, ma assai poco allenato all’equitazione: da quando era arrivato nel Paese di Continental, dopo la fuga dall’Isola di Silend, aveva avuto solo poche occasioni di cavalcare, giusto nella prospettiva che il Torneo prevedesse anche prove a cavallo, come accortamente aveva previsto il Mago Architagora.
Ciò non avrebbe dovuto costituire comunque un problema per lui, che in ogni caso aveva ormai un vantaggio tale nella classifica da porlo al riparo da eventuali defaillançe: 6 sul secondo erano un gran bel vantaggio !
(a destra:"la corsa di Filippide")

Subito dopo il mezzogiorno iniziò

la gara con la prova della corsa a piedi.
Correre dieci miglia non era uno scherzo! Per fortuna il cielo era ancora completamente coperto di nubi e la temperatura dell’aria era sopportabile.
I concorrenti allineati davanti al Castello partirono al via per la lunghissima competisione, che sarebbe infine durata svariate ore.
Il percorso si snodava sulla collina intorno al golfo del Castello, allargandosi su entrambe le sponde: saliva inizialmente verso il più ripido versante ad Ovest e girava poi sull’alta collina panoramica, sino all’opposta estremita ad Est della baia, per ridiscendere infine di nuovo fino al Castello, dove era previsto l’arrivo e l’immediata successiva partenza per la frazione a cavallo.
Seguiva larghi sentieri erbosi, abbastanza morbidi all’impatto delle falcate, solo a tratti alternandosi la roccia ed i sassi.
Il Greco Piropulos fù subito in testa alla corsa, forse animosamente caricato dalla responsabilità morale di essere un lontano discendente di Filippide, l’antico greco messaggero della vittoria di Maratona, che innaugurò nell’antichità quella lunghissima gara podistica.
Karimbad, Wan Lin Uan e Victor lo tallonavano in gruppo, insieme a Yakosky, atleta assai prestante ma di corporatura pesante, svantaggiato in una gara di corsa Lunga. Si trovò infatti ad arrancare sulla salita, già trovandosi leggermente distanziato ed ansimante quando si raggiunse la vetta panoramica sul golfo.
Il gruppo di testa procedeva compatto, appena allungato nello spazio di una ventina di metri. Victor stava studiando i suoi avversari e cercando di capirne la reale resistenza. In ogni caso con il suo Mago allenatore avevano deciso che per almeno metà della gara sarebbe stato “a rimorchio”, non perdendo comunque mai il contatto con la testa dei concorrenti.
La corsa continuava sulla collina, cornice del golfo del Castello, in un sali e scendi affatto drammatico, comunque tale da mettere alla prova la resistenza, la volontà e capacità di sopportare la fatica.
A metà gara Piropulos, sempre in testa, si vide improvvisamente superare da un allungo provocatorio di Wan Lin Uan e reagì in modo sbagliato, subito emotivamente scattando al suo inseguimento..
Ciò mentre gli altri, Karimbad, Victor e Yakowskj, che nel frattempo si era progressivamente riportato sul gruppo, si limitarono ad aumentare leggermente il ritmo, intuendo la probabile strategia del Cinese, rivolta a provocare stress nei suoi antagonisti.
Dopo infatti poche centinaia di metri il ritmo di Wan Lin Uan tornò a ridimensionarsi e Piropulos fù di nuovo in testa, ma avendo pagato quell’esploit con un accumulo sproporzionato di tossine e stress mentale.
A tre quarti gara partì l’allungo di Karimbad, progressivo e disteso, sulla distanza. Fù più che altro un cambiamento di ritmo che inizialmente non mise in crisi nessuno…Ma dopo alcuni minuti si cominciò a vedere la verità, di chi ce ne aveva ancora da spendere e chi meno…Piropulos e Yakoswkj iniziarono a cedere, rimanendo indietro,
e alla prima salita collinare, l’utlima del percorso, posta all’estremita Est del Golfo, rimasero inesorabilmente distanziati:
in vetta alla collina il loro distacco era già di oltre cento metri.
Tentarono poi un recupero sulla leggera discesa finale, gli ultimi due chilometri che terminavano in falso piano verso l’arrivo, davanti al castello, ma i concorrenti di testa si erano a quel punto già scatenati !
Wan Lin Uan era nuovamente scattato in avanti, seguito da Karimbad e Victor, che però si prodigarono in una rincorsa meno drastica, più graduale. Questa volta il Cinese tenne di più, ma ad un chilometro dal traguardo i tre di testa erano di nuovo tutti e tre insieme.
A 500 metri dalla fine Karimbad aumentò ancora il ritmo, con Victor sempre incollato alle sue spalle, mentre il Cinese perdeva terreno.
Victor ebbe la tentazione di passare in testa e vincere la frazione, ma udiva ancora la voce del Mago: “Ricorda che la gara non termina ad ogni frazione, finisce con l’ultima, quella del nuoto !”.
Si limitò quindi a non perdere contatto con l’Indiano, seguendolo immediatamente sul traguardo, dove subito saltarono a cavallo, ciascuno su quello che la sorte gli aveva destinato per estrazione.
Il Cinese giunse dopo una ventina di secondi, poi arrivò il Greco, a circa un minuto, Yakoswkj a tre minuti, settimo nella frazione, superato anche da altri due dei tre concorrenti ancora in gara.

Il destriero toccato in sorte a Victor sembrava un buon cavallo, come del resto ogni altro disponibile per la gara, tutti selezionati per le loro ottime doti di corridori nel “cross”, in grado di affrontare egreggiamente ogni fondo, ogni terreno ed ogni ostacolo, oltre ad avere un’ottima resistenza, snodandosi la gara per ben venti miglia !
Gara che aveva un’importanza determinante, “Eccessiva, per il peso della sorte, che ne distribuiva l’attore principale, il cavallo, a caso tra i concorrenti !” aveva subito commentato Arcitagora...
Del resto anche la “dea bendata”, doveva avere il suo ruolo…

Victor conosceva bene la grande importanza che implica nel cavalcare il rapporto che viene a stabilirsi tra cavallo e cavaliere !
Feeling determinante per una buona riuscita della corsa , soprattutto quando deve durare così a lungo.
Cercò quindi subito di capire le caratteristiche della bestia che gli era toccata, trattandolo con molta cautela, tuttavia deciso a fargli subito intendere il peso del suo “comando”. Sembrava un buon cavallo, forse un po’ nervoso, magari ipersensibile, a giudicare dai lievi scarti improvvisi che avevano caratterizzato la sua andatura alla partenza, subito ripresi ed apparentemente dominati dalla mano di Victor.
In ogni caso cavallo e cavaliere procedettero spediti, seguendo a neppure 50 metri Karimbad, che aveva subito palesato grande disinvoltura ed esperienza nel cavalcare.

Il percorso della gara di equitazione seguiva un anello grosso modo analogo a quello della corsa a piedi, da percorrere due volte, con varianti che prevedevano l’attraversamento di grandi prati, il salto di ostacoli di vario tipo ed il guado di un torrente.
Salendo verso la collina Victor si trovo a superare diversi piccoli ostacoli, balze di modesta altezza, basse siepi, un breve fossato che superò facilmente, senza perdere slancio, sempre tenendo la distanza da Karimbad.
Giunto in vetta si voltò a controllare gli altri concorrenti e constatò che su di essi aveva pressochè mantenuto il vantaggio già acquisito al termine della frazione di corsa podistica.
Si impegnò allora con attenzione nel nuovo tratto, che correva sulla parte alta della collina, talora allungandosi sugli ampi prati declinanti, in un dolce ondeggiare di lievi saliscendi, che invitavano a spronare il cavallo ad un galoppo sfrenato.
Come per altro faceva l’Indiano in testa alla corsa, appena più avanti.

Il cielo era sempre più carico di nubi tempestose e già era parso a Victor di udire un lonatissimo rombo di tuono. Ma se non fosse piovuto il clima sarebbe stato ideale per sostenere meglio il lungo sforzo della gara, se pure il vento tendeva a rinforzare, causando spinte antagoniste e sbilanciamenti.
Il terzo lungo pratone era attraversato da un’alta siepe, il cui salto si palesava impegnativo. Entrambi i cavalieri spronarono il cavallo alla migliore rincorsa, cercendo di guidarne al meglio il naturale movimento, assecondandolo con tutto il peso del loro corpo e la spinta dei loro muscoli.
Entrambi apparivano come centauri, cavalli con busto umano, nell’armonia del movimento, ben sincronizzato tra cavallo cavaliere !
Karimbad volò con il suo destriero, deciso oltre l’alta verzura, senza quasi toccarla.
Immediatamente dopo arrivò Victor, il cui cavallo all’improvviso s’impennò, rifiutando l’ostacolo e finendovi violentemente contro !
Victor resistette con tutte le sue forze per non volar via, attraverso la siepe e rimase appeso al collo dell’ombroso equino !
Era chiaro che il sorteggio lo aveva sfavorito attribuendogli quella bestia ! Ma cambiarla ora non poteva.
Sangue freddo e tenacia, dunque: si risistemò in sella meglio e più presto che potè, ritornò indietro sul prato abbastanza per avere la giusta rincorsa e riparti verso l’ostacolo, nel frattempo ormai raggiunto e superato da Wan Lin Uan ed appaiato da Piropulos.
Incitò il cavallo, questa volta con rabbia palese, stringendogli forte i fianchi e minacciandolo con voce decisa. Giunto in velocità sotto la siepe gli piantò nei fianchi gli speroni, riuscendo a superarla con un balzo incredibile.
Poi cercò di rimontare la testa della gara, ma senza esagerare, perché sapeva bene di essere ancora all’inizio di quella competizione e di non dover sciupare le forze del suo strambo animale.
Affrontò con la stessa tecnica e drastica guida intransigente anche gli ostacoli successivi, finche riuscì a riportarsi sul Cinese, risalendo poi ancora al secondo posto. Ma Karimbad nel frattempo era ormai avanti di almeno 500 metri, praticamente imprendibile.
Pazienza, male che fosse andata la successiva frazione a nuoto gli avrebbe rosicchiato un punto e Victor ne aveva ben sei di vantaggio !

Mantenendo l’ordine di marcia inalterato i concorrenti giunsero alla tornata Est della Collina, all’estremita orientale del golfo, cioè poco oltre un quarto del percorso di gara. Ma mentre scendevano verso la piana del Castello iniziò a piovere ed a tuonare con violenza.
Al passaggio davanti al Castello, il pubblico più nobile aveva riparato all’interno e guardava trascorrere i concorrenti attraverso porte e finestre, mentre il temporale si era ormai scatenato sulla zona, in un turbinio di lampi e scrosci d’acqua torrentizi.
Mentre risalivano di nuovo la collina ad Ovest, iniziando così il secondo giro, Victor percepì allarmato il cresciuto nervosismo del suo destriero, ora esasperato dalla situazione incombente e cominciò a temere di riuscire a controllarlo.
Superata l’alta tornata Ovest della collina sul golfo, tornando a scendere, si palesò anche il pericolo del terreno, nei tratti diserbati reso ormai scivoloso per il fango che si era formato.

Affrontando di nuovo la siepe che già il suo cavallo aveva già rifiutata al primo passaggio, Victor sudò freddo, mentre si concentrava al meglio per trasferirgli la più totale ed ineluttabile volontà del salto…La bestia in avvicinamento, visto l’ostacolo diede cenno di scartare, ma subito Victor lo riprese, inesorabile, quasi violento…
Questa volta il salto non fù gran che, il cavallo aveva affondato nella siepe per almeno mezzo metro, ma infine l’aveva se pur frenato superata…, e così fù anche per gli ostacoli successivi.
Ma oltre l’ultima tornata, ad Est del Golfo, sulla discesa c’era il muro di pietre, ostacolo assai più duro, rigido e pericoloso.
Al primo giro Victor si era impegnato al massimo nel condurlo ed il cavallo era agevolmente andato oltre, superando netto l’ostacolo, forse appena strisciandolo con uno zoccolo dei posteriori.
Ma ora la cosa si presentava ben più impegnativa: il terreno divenuto pesante e fangoso, la stanchezza pressochè raddoppiata dell’animale, la pioggia sferzante per il vento a rovesci ed i tuoni paurosi, al rimbombo di ognuno dei quali la bestia sembrava fremere con tutto il corpo, quasi impazzito.

Scendendo verso quel muro Victor vide Karimbad, a neppure cento metri da lui, che si apprestava a saltarlo: il suo grande vantaggio era andato perso perchè anche il suo cavallo aveva sicuramente già almeno una volta rifiutato l’ostacolo.
L’Indiano ripartì deciso e gagliardo, con grande determinazione, e riuscì a superare quell’ultima barriera con notevole abilità, proprio mentre Victor sopragiungeva per saltarlo anche lui.
Victor fù meno fortunato: il suo cavallo di nuovo rifiutò il salto e lui finì ancora appeso al suo collo, ma questa volta sbattendo contro il muro di pietra anziche infilarsi nelle fronde della siepe, come all’inizio della gara gli era accaduto.

Ma a parte qualche escoriazione non subì danni di rilievo.
Riprese dunque la posizione in arcione, redini in mano riportò il riluttante ronzino a distanza adeguata per una nuova rincorsa.
Nel frattempo era giunto Won Lin Uan, che in qualche modo era riuscito a saltare, ed altrettanto aveva fatto Yakoswkj, grande cavalerizzo, famoso come tale, che nel frattempo aveva recuperato terreno e superato Piropulos.
(a destra: incidente al Gran Premio)

Victor realizzò ora che si trovava retrocesso al quarto posto della gara, assotigliando così a soli 3 punti il suo margine di vantaggio nella classifica generale.
In quel mentre arrivò Piropulos, che tuttavia fallì anche lui il salto.
Victor ripartì allora con la forza della disperazione, incitando in ogni modo il cavallo: giunto in velocità nei pressi dell’ostacolo gli piantò
nei fianchi gli speroni e quello, nitrendo…comunque saltò, ma nel superare il muro vi piantò entrambi i posteriori per poi ruzzolare a terra con un disperato nitrito.
Victor leteralmente volò, ma per fortuna staccandosi dall’animale prima dell’impatto, e riuscì a cadere quasi seduto, scivolando sull’erba bagnata.

Quella pericolosa caduta era fortunatamente stata smorzata dalla morbidezza del terreno inzuppato e dall’abbrivio scivoloso sull’erba, così che anche questa volta Victor ne era uscito indenne.
Ma per il suo sfortunato e sfortunoso cavallo non c’era più nulla da fare, si agitava al suolo, evidentemente con una zampa spezzata.

(a destra, P.Picasso: Guernica, particolare.)

Victor fù subito in piedi e non perse tempo a disperarsi: il traguardo ormai distava circa mezzo miglio e lui soltanto una cosa poteva fare, raggiungerlo correndo a piedi !
E così fece. Era adesso precipitato al settimo posto, ma solo perché l’ottavo concorrente, l’ultimo ancora in gara, si era ritirato per un analogo incidente.
Victor sapeva ora di non essere più a capo della classifica: Karimbad lo superava di un punto !
Ma c’era ancora la prova del nuoto, quella in cui Victor era forse il più forte !
Confortato da quest’ultima speranza, Victor corse veloce nella tempesta, lui a piedi nella frazione prevista a cavallo…Non lo avrebbero squalificato per questo !?
Giunse al termine della frazione…ed all’inizio della successiva, con due minuti di ritardo sul concorrente che lo precedeva e circa 10 minuti di distacco dal primo in testa, Karimbad.
Impossibile raggiungerlo ! Ma a lui sarebbe bastato risalire un paio di posizioni, arrivare cioè almeno quinto nella prova del nuoto, per poter vincere il torneo.
Il problema era riuscirvi !

Il pubblico previlegiato che scrutava la competizione dalle porte e finestre aperte del Castello vide in lontananza, con grande stupore e curiosità questo strano concorrente, cavaliere senza cavallo, che arrivava correndo a piedi, si strappava velocemente gli abiti di dosso e si tuffava deciso nei flutti dirompenti, nuotando all’inseguimento di coloro che già si erano avviati all’ultima frazione dell’ultima gara del torneo !

Solo il Mago Architagora aveva già capito che quello era Victor, aiutato dal repentino abbaiare del cane Nupo, i cui acutissimi sensi gli avevano fatto riconoscere in quel bipede il suo amico padrone, quasi prima ancora che apparisse, ultimo, podista e solitario.
Era evidente che qualcosa di grave era accaduto a Victor con il suo strano cavallo, che tale il Mago già l’aveva classificato, avendone valutato i comportamenti in occasione del primo passaggio.
(a destra: partenza per l'attraversata)

Victor nuotava nelle onde dirompenti della baia, sollevate dal gran vento del temporale, e sotto gli scrosci della pioggia battente, all’inseguimento degli altri concorrenti, cercando di non perdere di vista in quei tumultuosi frangenti il riferimento della punta Est del Golfo, dov'era la boa intorno alla quale era previsto i concorrenti dovessero nuotare prima di ritornare verso il traguardo, la stessa boa che era servita come segnale per l’ultima virata della regata velica.
Victor era un gran nuotatore, allenato sulle lunghe distanze e con ogni tipo di mare. Il suo mago gli aveva insegnato uno stile di nuoto allora unico, strano ed atipico per quei tempi, imparato diceva dagli indigeni nei lontani mari a sud delle Indie e del Giappone, che consisteva nell’avanzare tenendo sempre la testa immersa nell’acqua, girandola solo a bracciate alterne di lato, quel tanto che permettesse alla bocca di poter respirare, le braccia alternativamente tese in avanti, per affondarle nell’acqua, ghermirla e poi trascinarla via, all’indietro, in vigorose spinte. Ciò mentre le gambe agitavano ritmicamente i piedi, che battevano quasi disarticolati, come pinne libere innestate sui malleoli delle caviglie, favorendo sia il galleggiamento che
l’avanzamento.
Quel tipo di nuotata consentiva una miglior economia dei movimenti, cioè il massimo di galleggiamento ed avanzamento con lo sforzo minore, soprattutto in condizioni di acque calme. Ma in quel ribollire di onde il nuotatore era comunque costretto a scomporsi ogni tanto, alzando il capo per verificare l’allineamento della sua direzione.
Victor infatti ogni dieci bracciate circa, approfittando del momento in cui si trovava sulla cresta di un onda, in posizione di migliore visibilità, alzava la testa per verificare la corretta direzione
A metà del percorso di andata raggiunse e superò uno dei suoi antagonisti, quello più arretrato nella gara in corso. In mezzo a flutti agitati, con le onde che gli schiaffeggiavano gli occhi in continuazione e l’acqua salata che cominciava a dargli fastidio non riconobbe chi fosse, ma ciò non aveva importanza: superandolo Victor
recuperava un punto che gli permetteva di tornare in lizza per la vittoria finale, più esattamente alla pari con Karimbad.
Ciò che ovviamente non bastava: per evitare uno spareggio con Karim doveva recuperare almeno un altro punto, cioè superare ancora un altro concorrente.
Victor si sentiva fiducioso di riuscirvi, ma evitò di forzare ulteriormente il ritmo, lo avrebbe fatto nella tornata finale della gara: continuò così la sua nuotata inesorabile, stilisticamente perfetta, penetrante nelle onde, le cui creste talora infilzava tagliandole, quando non doveva cavalcarle per verificare la giusta direzione.
Alzandosi in prossimità della boa vide anche un’altra testa ondeggiare nella spuma dei flutti, ad una ventina di metri e non seppe resistere all’impulso di raggiungere e superare quell’altro concorrente, prima ancora di doppiare la boa.
Ma ciò non gli costò particolarmente: aveva ancora energie da spendere, per non parlare di tutta l’adrenalina accumulata durante la frazione d’equitazione a causa del suo bizzarro e sfortunato destriero, che nel frattempo era forse già stato abbattuto a causa delle sue zampe fratturate.
Victor ora sapeva di essere di nuovo saldamente in testa alla classifica, con due punti di vantaggio su Karimbad ! Ciò tuttavia non gli bastava: tutto poteva ancora accadere e lui aveva ancora la forza per migliorare ulteriormente. Insistette allora all’inseguimento degli altri cinque concorrenti che ancora lo sopravvanzavano. Li aveva intravisti e contati più meno tutti, avvicinandosi al boa da loro già doppiata, mentre tornavano ormai verso il traguardo. Aveva anche avuto l’accortezza di contare le bracciate che lo distanziavano da loro, in relazione alla virata della boa, giunto alla quale contò seicentoventi bracciate (310 per due), da Karimbad, in testa alla gara ! Impossibile raggiungerlo, a meno che non fosse nel frattempo…annegato. Ne contò invece solo centosessanta (80 per due) dall’altro concorrente a lui più vicino, non riconobbe chi fosse, il quarto nella classifica provvisoria della frazione di nuoto.

Victor aumentò allora il ritmo delle bracciate, allungandone anche la trazione nell’acqua, favorito dal moto ondoso ora favorevole perché spingeva dal lasco i concorrenti verso la riva, cioè verso il traguardo.
(a destra: Johann Weissmuller, alias Tarzan, vincitore di 5 ori olimpici ed oltre 60 record mondiali)

Il suo tipo di nuotata, in quelle condizioni aumentava il suo vantaggio e presto fù a ridosso di chi lo precedeva, che riconobbe essere il polacco Yakowskj, gran cavalerizzo, ottimo nuotatore, ma non all’altezza di Victor e neppure degli altri in testa alla competizione in corso.
Il tenace polacco tentò comunque di resistergli e di rimanere al suo passo, tranne poi dover desistere, sfiancato, dopo una decina di minuti: con il suo tipo di nuotata, con la testa completamente fuori dall’acqua, per procedere al suo ritmo il polacco aveva dovuto impiegare il doppio delle sue forze!
Victor ora era risalito al quarto posto ed aveva tre punti di vantaggio sul secondo nella classifica finale del torneo, ma non ancora appagato, sentiva ancora dentro di se la rabbia per lo smacco sfortunato che aveva dovuto patire nella gara di equitazione, terminata correndo…a pedi !
Insistette dunque nel suo crescente, ormai parossistico ritmo di nuotata, finchè a circa quattrocento metri dal traguardo raggiunse ed appaiò ancora un altro concorrente: era Piropulos, validissimo nuotatore, estremamente sorpreso nel vedersi raggiungere.
A quel punto s’innescò una formidabile testa a testa tra i due, per il terzo posto: il Greco, estremamente tenace e volitivo tenne a lungo testa a Victor, nonostante la stile della sua nuotata decisamente inferiore, ma tuttavia efficace per procedere di forza, alla massima velocità, supportato dalle onde favorevoli.
Alla fine, a soli 50 metri dall’arrivo, quando Victor sferrò l’attacco finale, in un vorticoso allungarsi di potentissime bracciate, validamente supportate dalla massima frequenza di battuta dei piedi, pressochè pinne natatorie naturali e per il Greco non ci fù più storia: Victor raggiunse la riva cinque metri davanti a lui, ed ebbe modo di constatare che Wan Lin Uan, il Cinese, era appena arrivato, precedendolo al secondo posto per soli pochissimi istanti.
Karimbad, primo nella prova, stava ancora pesantemente ansimando, frastornato ed affranto nel veder emergere dai flutti Victor, che con il terzo posto nella frazione si conclamava vincitore del torneo !

Incurante della pioggia ancora battente gran parte del pubblico riversò sul lido del golfo per testimoniare l’esito finale dell’ultima gara, che era anche quello del Torneo ! Nel frattempo si era capito chi fosse il “bipede” che era giunto ultimo dopo la frazione a cavallo, repentinamente tuffatosi a nuotare nella baia all’inseguimento degli altri. E si era anche appreso dell’incidente occorso al suo cavallo.
Che tuttavia non era stato abbattuto grazie al pietoso intervento del Mago Architagora, che si era proposto di acquistarlo, curarlo ed accudirlo ( ma il Mago aveva anche un altro fine: verificare se, come sospettava, quel cavallo fosse stato drogato…, appositamente per sfavorire il suo allievo !).

Verificato l’ordine d’arrivo il gran stuolo dei presenti subito iniziò ad inneggiare alla vittoria di Victor, che aveva prodigiosamente recuperato nella frazione a nuoto, classificandosi così al primo posto nella classifica finale:
1° Victor con 94 punti !
2° Karimbad con 90
3° Wan Lin Uan con 78
4° Piropulos con 69
5° Yakoswkj con 58

Ma prima che questo risultato fosse ufficialmente proclamato dalla Giuria accadde l’incredibile: un ricorso delle delegazione Indiana che accompagnava il principe Karimbad, per l’irregolare conclusione della gara di equitazione, che aveva visto Victor giungere correndo a piedi anziché a cavallo…!
La commissione dei giudici fù dunque riunita per esaminare la leggitimità del ricorso, che lasciava in sospeso l’esito del Torneo.

Mentre i Giudici lungamente filosofeggiavano sugli improbabili argomenti del ricorso il Mago Architagora si era già recato a visitare il cavallo, le cui pupille abnormemente dilatate e l’abbondante bava verdastra indicavano inequivocabilmente il drogaggio, palesemente effettuato per favorire il Principe Indiano: “cui prodest” ?
Curò comunque la povera bestia, aiutato dagli stallieri già presenti (intervenuti per abbatterlo e non per curarlo), che faticosamente trattenevano l’animale al suolo mentre il Mago ne ricomponeva la frattura della zampa posteriore, immobilizzandola poi con stecche e fasciature imbevute del succo di erbe curative, trovate sul posto dal Mago, che le aveva anche macerate lungamente masticandole !

Quando Architagora ritornò al Castello la Giuria stava ancora discutendo, impegnata dalle speciose e fantasiose argomentazioni degli “avvocati” di Karimbad…
Il Mago allora, in qualità di tutore di Victor, ma anche grazie al carisma ormai acquistato in quell’ambiente, chiese di parlare urgentemente con il Presidente della Giuria, che subito gli accordò udienza, sospendendo la discussione in corso.
Architagora chiese allora al Presidente di convocare anche, in ambito appartato, i rappresentanti della delegazione Indiana.
Che immediatamente mise di fronte alle loro responsabilità: il cavallo di Victor era stato palesemente drogato e ciò poteva essere stato fatto solo per favorire Karimbad ! Se volevano un’inchiesta ed il relativo scandalo insistessero pure nel loro assurdo ricorso, Architagora si disse certo di poter esattamente identificare l’autore materiale di quell’infame azione e di giungere poi ad una conclusione che avrebbe visto ignomignosamente squalificare il Principe Indiano !

Il tono, gli argomenti ed il carisma che emanavano dalla sua persona
e la temibile fama già acquisita a Continental dal Mago, fecero dunque desistere gli Indiani da ulteriori, speciose rimostranze. Rientrati in Commissione Giudicante il Presidente informò che, in seguito ad ulteriori informazioni riservate, nel frattempo acquisite, i ricorrenti ritiravano il loro reclamo e veniva dunque ratificata la vittoria del torneo nel nome di Victor, il cui ulteriore merito era stato quello di riuscire a sopperire al grave incidente occorsogli nella prova di equitazione terminandola correndo a piedi, cioè in condizione di palese svantaggio !

Fù poi una grande festa, con tripudio di lodi ed apprezzamenti per il vincitore, che ripulito, rinfrescato ed anche brevemente riposato, ebbe il dovuto onore e piacere di danzare a lungo con la Principessa Monia, con lei familiarizzando nel grande salone del Castello.

E così, su questa classica ed edificante immagine, potrebbe concludersi anche questa fiaba, con la cronaca delle sontuose nozze tra Pirncipe e Principessa: “e…vissero per sempre felici e contenti !”

Ma il classico finale venne drammaticamente impedito da quanto accade poi già quella notte.

Dopo la solenne conclamazione del vincitore del Torneo, premiato in quanto tale da Sua Maestà il Re, padre di Monia, la cui mano fù contestualmente richiesta, come previsto, da Victor il vincitore, la festa infine si concluse e ciascuno se ne andò al riposo, soprattutto coloro che più lo necessitavano, tra cui Victor, affaticato eroe, protagonista di una prodigiosa giornata di gare !

Ma la mattina successiva, sul tardi, fù diramata la tragica notizia: la Principessa Monia era stata rapita !

Sicuramente per mano del Principe Karimbad, le cui navi all’alba non erano più presenti in rada, certamente salpate verso i mari d’oriente !
Subito fù organizzato un inseguimento con le navi più veloci ed armate del Paese di Continental, ma ora che riuscirono a salpare i rapitori godevano ormai del vantaggio di un’intera giornata di navigazione, avendo oltretutto il mare, le correnti ed il vento a favore, poi altrimenti nel frattempo mutati, a svantaggio degli inseguitori !
(a lato, Giambolgna: il ratto delle Sabine)

Victor ebbe l’impulso di unirsi senzaltro a quella spedizione, ma il Mago Architagora lo tratenne: “Aspetta figliolo, noi volendo abbiamo altri mezzi più rapidi e diverse, più efficaci opportunità d’inseguimento…!.

Così termina questa storia, cui altra seguirà, per raccontare le avventure di Victor, il Principe Vittorioso:
“ All’inseguimento della Principessa rapita”.

nonnorso.






























































































































domenica 4 settembre 2011

Le 10 prove del Principe Victor 4^ Parte


(immenso campo di grano)

LE 10 PROVE DEL PRINCIPE VITTORIOSO 4^ Parte
(a lato: scacchiera, reperto archeologico)

La mattina del giorno successivo Victor, si trovo insieme agli altri concorrenti ad affrontare la settima prova.
Sapeva che si trattava di una prova unicamente "mentale", un problema di matematica da risolvere. Fece nondimeno, sotto il controllo del Mago suo maestro, svariati esercizi di respirazione e rilassamento, per ossigenare per bene il cervello, quella parte del corpo che più di ogni altra abbisogna del prezioso gas, l'ossigeno, per funzionare al meglio.
Rilassato e tuttavia molto attento si presentò davanti ai giudici di gara, nel grande salone del Castello Reale, dove erano presenti come spettatori le maggiori autorità del regno, cioè gran parte della Corte, inclusi il Re, la Regina e la bella Principessa Monia.
I dieci concorrenti sedettero ai posti loro assegnati, ad altrettanti banchi opportunamente distanziati tra di loro, per evitare "copiature", proprio come a scuola.

Il capo dei giudici annunciò il quesito della prova dicendo, più ad uso del pubblico che non dei concorrenti, che si trattava di un problema apparentemente molto semplice, di facile soluzione, ma che richiedeva un calcolo molto lungo e laborioso, per effettuare il quale erano disponibili solo 10 minuti, dei fogli di papiro ed uno stilo per scrivervi i calcoli difficilmente memorizzabili.
Ecco il problema:
"Un antico saggio, matematico, filosofo ed inventore Persiano di nome Sessa, aveva inventato il gioco degli scacchi, che offrì al Re di Persia come dono.
Quel Re ne rimase incantato ed entusiasta e disse a Sessa che per premiarlo avrebbe esaudito un suo desiderio, anche il più grande !
Con aria sorniona l'astuto matematico chiese al re di dargli allora un chicco di grano per la prima delle 64 caselle della scacchiera, 2 chicchi per la seconda, 4 per la terza, 8 per la quarta, 16 per la quinta...e csoì via, raddoppiando per ogni casella, sino alla 64esima.
Il Re e tutta la sua Corte rimasero stupiti e delusi, affermando che era sciocco domandare così poco, quando gli si offrivano immani richezze !
Ma Sessa ribattè invece che, per quanto il Re fosse ricco, non avrebbe mai potuto soddisfare la sua richiesta.
Chi aveva ragione, Sessa oppure il Re e la sua Corte ?
Calcolando che ci vogliono 10 chicchi di grano per fare un solo grammo, quale sarà il peso totale del grano accumulato alla 64esima casella della scacchiera ?"
Vincerà chi darà la risposta esatta o comunque si avvicinerà di più ad essa.

Prima ancora che il giudice avesse terminato di leggere il problema Victor aveva già capito quale era il semplice procedimento per la soluzione.
Naturalmente il suo Mago conosceva anche quella leggenda e già gli aveva proposto quel paradossale esercizio. Purtroppo Victor non ricordava il risultato finale, ma conosceva benissima la facile soluzione del problema:
si trattava di calcolare il valore di 2 alla 64esima potenza, cioè 2 per 2=4,
4per 2=8, 8per2=16, 16per2=32, 32per2=64, 64per2=128, 128per2=256, ecc...
ecc...ecc...per 64 volte !
La difficoltà era unicamente nell'effettuare il lunghissimo calcolo a mente nel termine dei dieci minuti consentiti !
Victor ricordava benissimo ch alla fine si sarebbe trovato a raddoppiare numeri di circa 20 cifre !
Ma non si scoraggiò per nulla: tranquillo, rilassato ma concentratissimo, partì subito ad effettuare il lungo conteggio: 64 moltiplicazioni per due...
256, 512, 1024, 2.048, 4.096, 8.192, 16.384, 32.768, 65.236, 130.472 e così via, continuando il calcolo a mente perchè...avrebbe perso tempo a scrivere tutti quei numeri ! Sul foglio di papiro annotava soltanto a quale casella, o potenza numerica, fosse via via giunto: 260.944 corrispondeva alla 19esima casella...Victor sapeva anche che i numeri sarebbero cresciuti in maniera esponenziale, cioè iperbolica, ma mano che fosse andato avanti.
Il suo maestro Architagora gli aveva insegnato ad incasellare nella mente i calcoli più complessi, ricorrendo ad artifici che semplificavano l'importanza delle cifre, arrotondando ad esempio gli zeri...
La regola diceva che avrebbe vinto chi di più avesse avvicinato l'esatta risposta. Il punteggio della prova in ogni caso prevedeva la classifica dei concorrenti nella misura in cui ci fossero andati vicini.
Perciò Victor realizzò che l'esattezza era importante, ma di più lo era terminare la prova nel tempo disponibile !
Quasi tutti i concorrenti scribacchiavano a più non posso, facendo rapidamente scricchiolare gli stili sui papiri, riempiendoli di una caterva di numeri..., ma perdevano così facendo moltissimo tempo !
Solo tre concorrenti procedevano silensiosi, quasi immobili, unicamente segnando con brevi tratti la loro carta, seguendo un ritmo costante e cadenzato, quello del calcolo mentale, cui corrispondeva una moltiplicazione per due, mentalmente eseguita, per ogni potenza numerica.
Quei tre erano Victor, il Principe Indiano Karimbad ed il Cinese Won Lin Uan.
Tutti e tre erano avantaggiati rispetto agli altri concorrenti perché già conoscevano la leggenda del paradosso della scacchiera e dei chicchi di grano e, chi più chi meno, si erano già cimentati con quel calcolo lungo e noioso. Ma nessuno ne rammentava il risultato finale: troppe cifre da memorizzare e poi, ciò che contava della leggenda era l’esito paradossale cui portava la semplice formula matematica.
Victor, Karimbad e Won Lin Uan quindi già sapevano che mai, l’Imperatore di Persia sarebbe riuscito a mettere insieme tanto grano, così da poter soddisfare la richiesta di Sessa, il saggio matematico che aveva inventato gli scacchi.
Ma dovevano anche precisarne la quantità, del grano richiesto, che risultava dalla strana moltiplicazione, per il raddoppio di ogni numero per ciascuna delle 64 caselle della scacchiera !
Procedevano così veloci e concentrati, nel calcolo mentale, segnando sulla carta di papiro solo alcuni segni essenziali.

Ma quando Victor, allo scadere dell’ottavo minuto, stava per concludere il suo conteggio, fù distratto e disturbato da Karimbad, che si era alzato per recarsi al tavolo dei giudici per consegnare il suo compito: lui l’aveva finito per primo !
Victor dovette perciò fare uno sforzo estremo per recuperare la concentrazione e non perdere la memoria delle tantissime cifre che gli ballavano nella mente. Perse così tuttavia alcuni secondi, sufficienti perché anche Won Lin Uan lo precedesse nella consegna della sua soluzione del problema.
Won Lin Uan era riuscito ad essere più freddo, dominando meglio l’emozione terminando il suo conteggio senza interruzioni.
Victor consegnò quindi al terzo posto, allo scadere del nono minuto.
Tutti gli altri arrivarono dopo, quasi sgomitando, allo scadere del decimo ed ultimo minuto disponibile.
Bisognava però a quel punto ancora verificare l’esattezza del risultato !
Il risultato esatto di riferimento era: 18.446.774.073.709.551.616 chicchi di grano, cioè circa 18 miliardi di…miliardi…!
Pari a 1.844.674.407.370.955.161 grammi, cioè 1.844 miliardi di tonnellate !
La Persia a quel tempo produceva circa 10mila tonnellate di grano all’anno.
Per produrre la quantità necessaria a soddisfare la richiesta del saggio Sessa ci sarebbero voluti 100 milioni di anni !
Il calcolo di Victor era arrivato a 1.800 miliardi di tonnellate, lo stesso risultato di Won Lin Uan. Quello di Karimbad era stato di 1.840 miliardi ! Che era dunque il vincitore della prova, perché aveva avvicinato di più l’esatto risultato e perché aveva terminato per primo. Il Cinese era secondo, perché a parità di risultato aveva preceduto Victor, che era così il terzo.
Di nuovo dunque era successo che Victor non vincesse !
Ciò che riapriva l’interesse per la competizione, che a metà Torneo aveva data per scontata la vittoria di Victor.
Questa la nuova classifica, dopo sette prove:
1° Victor, con 66 punti.
2° Karimbad con 63.
3° Won Lin Uan con 55.
4° Piropuls con 47 (giunto solo settimo nella prova).
5°Yakowskj con 40 punti (4° nella prova del calcolo della scacchiera).
Gli altri a seguire.
Accadeva quindi che Karimbad stesse avvicinando pericolosamente Victor:
ormai solo 3 punti li distanziavano !
Per mantenere la sua supremazia nel torneo accorreva a Victor una prova indiscutibilmente perfetta, da vero vincitore !
Sarebbe riuscito nella prossima ?


(a destra foto di una moderna feluca)

La gara successiva, l’ottava del Torneo, sarebbe iniziata nel pomeriggio, sul tratto di mare di fronte al Castello reale: era una regata di barche a vela.
Ognuno dei dieci concorrenti avrebbe avuto a sua disposizione, estratta a sorte, una solida deriva, del tipo “feluca”, antica imbarcazioni nilotica: le barche erano comunque tutte uguali, di legno, lunghe circa 18 piedi (poco più di 6 metri), ben affusolate, per correre veloci nell’acqua, ma con la chiglia profonda e pesante, per evitare le scuffie (rovesciamenti per colpa del vento).
Dotate di un solido timone a barra, fisso a poppavia, armavano sull’unico albero una vela latina, attrezzata in alto sul classico “picco”, in grado di sollevarla per bene, ed una sorta di “tormentina” a prua, una piccola vela triangolare, in grado di sfruttare meglio anche i venti di traverso.
L’attrezzatura velica nel complesso non permetteva però di fare gran chè di “bolina”, l’andatura che permette cioè di “risalire il vento” a zig zag, viaggiandogli contro.
Ciò fù subito chiaro a Victor, il cui Maestro e tutore l’aveva già da tempo iniziato alla nuova navigazione delle vele triangolari, opportunamente regolabili in modo tale da poter “stringere” i venti contrari anche con angoli molto stretti !
Comunque fosse, Victor si sentiva preparato al meglio per quella prova ed era come non mai determinato a vincerla.
Ma non immaginava che le circostanze lo avrebbero costretto ad inventarsi soluzioni assolutamente inusitate ed imprevedibili, al limite del regolamento e perfino della fantasia, assolutamente imprevedibili.

Queste le regole della regata: il campo di gara era compreso nell’ambio golfo antistante il Castello, ma prevedeva anche un uscita in mare più aperto, oltre il promontorio che lo chiudeva ad occidente.
Proprio sotto quel promontorio, essendovi là, vicino a riva, l’acqua più limpida e profonda, vi si erano svolte il giorno prima le gare di apnea.
Il traciato della regata prevedeva dunque la partenza dal molo, davanti al Castello Reale, e poi via diritti sino al promontorio, che bisognava doppiare per entrare poi in mare aperto. Superato il promontorio bisognava virare ancora verso Ovest e seguire la costa, per circa 2 miglia, sino alla boa posta al largo del Faro Occidentale, oltre gli scogli pericolosi che minacciavano la navigazione, a circa 200 metri dalla costa.
A quella boa si sarebbe virato per ritornare, ma rientrando poi nel golfo più avanti, al suo limite Orientale, dove si trovava un’altra boa, girando intorno alla quale si doveva procedere all’interno della baia, sino a raggiungere il traguardo, posto ancora davanti al Castello, tra le stesse due boe da cui era avvenuta la partenza.
In tutto uno dozzina di miglia, più probabilmente 20, calcolando le virate necessarie per utilizzare i venti portanti !
La brezza sostenuta permetteva un’andatura veloce, per cui Victor valutò che avrebbe potuto teoricamente chiudere la regata in circa due ore, due ore e mezza…
Ma imparato l’itinerario di gara cercò subito di fare il punto della situazione: in quel momento c’era un vento teso che soffiava diritto dall’alto mare verso terra, rinforzando e moltiplicandola la consueta termica locale, che nel primo pomeriggio normalmente soffia nella stessa direzione.Lui lo sapeva bene, avendo più volte avuto occasione di verificarlo navigando a vela, quando ancora faceva il pescatore, ai primi tempi, appena arrivato profugo nel paese di Continental
Quindi la situazione si presentava già in partenza più ardua che difficile, essendo il tratto iniziale della regata totalmente rivolto controvento !
E di “bolinare” con quelle vele a disposizione,neanche a parlarne: si potevano giusto fare dei gran traversi, stringendo il vento il più possibile, ma campa cavallo: anche solo per arrivare al promontorio d’uscita c’era da andare avanti e indietro, all’interno del golfo, per svariate volte, perdendo un sacco di tempo.
E non finiva li !
Perché una volta giunti a ridosso del promontorio si sarebbe incontrata una forte corrente in entrata, proveniente dal mare aperto verso l’interno del golfo.
Corrente molto evidente sotto la punta del promontorio, proprio là dove si era svolta la prova di apnea, il giorno precedente.
(v. alla fine del racconto la mappa della regata)

Victor, marinaio e pescatore, apneista e gran nuotatore, l’aveva ben notata e memorizzata, quella corrente di superfice. anche perché, fenomeno strano ma non raro, coincideva con una corrente opposta ed anche più forte, che scorreva in profondità, sul fondo dell’abisso !
Probabilmente sul lato opposto del golfo, ad est, avveniva il contrario, in una sorta di compensazione idraulica delle “termiche” marine, dove giocano un ruolo notevole anche le temperature e la salinità dell’acqua.
Quindi vento contrario e mare contrario ! Era proprio una bella sfida !
Ma tutti partivano, ciascuno a bordo della propria barca, nelle stesse condizioni, per quanto ardue ed impegnative.
Mentre attendeva il suono del gong, che avrebbe dato il via alla regata, per mollare gli ormeggi, Victor calcolò la sua strategia iniziale di gara, cioè quella in cui si sarebbe molto probabilmente vinta la regata, perché di gran lunga la più difficile.
Tra le due sole possibilità date, puntare ad Ovest oppure ad Est, Victor scelse, come la maggior parte dei concorrenti, la seconda, la più logica perché offriva maggiori opportunità di spazi di manovra ed una forza di vento probabilmente maggiore.
Andando ad Ovest ci si sarebbe sicuramente trovati al riparo del promontorio, insaccati in una sorta vicolo cieco, con minor vento e tuttavia ancora contrario.

Victor tesò al massimo le rosse vele della sua feluca, cazzandone le scotte ai limiti della trazione, il picco ben elevato in alto, quasi verticale, così da poter stringere al massimo il vento. Si trovò subito di conseguenza a procedere velocissimo, quasi planando in quell’andatura di strettissimo traverso, a rischio tuttavia di scuffiare, con la barca fortemente sbandata (inclinata), mentre cercava di bilanciare la spinta del vento con tutto il suo peso, aggrappato fuori dall’opposta murata, tenendo il timone grazie ad una cima che aveva subito abilmente attrezzata a mò di prolunga !
E fù subito uno spettacolo entusiasmante, anche per chi poco o nulla capiva di navigazione, cioè dell’andare a vela !
Il gran pubblico presente, tra cui molti marinai e pescatori, furono subito a gridare il nome di Victor, per incitarlo in quella prova e per ribadire l’emozione dello spettacolo che stava offrendo !
In pochi minuti il giovane campione soppravanzò di diverse lunghezze i più vicini avversari: la sua feluca quasi “planava” sull’acqua del golfo.
Presto ne raggiunse il centro, dove dovette moderare l’andatura, perché il vento vi soffiava con tale forza che rischiava di rovescairgli la barca. Puggiò dunque, allontanando la prua dal vento e lascando lievemente le scotte, ma mantenendo comunque una velocità notevolissima.
Giunse così all’estremità orientale del golfo, dove effettuò una magistrale virata, riprendendo poi subito la sua tesa e spumeggiante andatura, in direzione quasi opposta, ma più spostata verso il largo.
Quando si trovo di nuovo in mezzo al golfo, ad incrociare avversari che ancora arrancavano verso la prima virata, fù chiaro non solo il suo vantaggio, ma soprattutto quanto mare egli avesse guadagnato in avanzamento verso il promontorio di uscita:
solo poche centinaia di metri ! Ma non c’erano alternative, quello era l’unico modo in cui era possibile procedere con quelle vele ed in quelle circostanze: una larghissima bolina, con tante virate per poter avanzare di poco ad ognuna di esse.
E Victor, imitato dagli altri concorrenti così continuò a regatare, zizagando all’interno del golgo, ma riuscendo via, via ad avanzare verso il mare aperto.
Dopo la quinta virata al limite est del golfo, si ritrovò in linea per potere finalmente superare il promontorio ad ovest ed uscire così in alto mare: la prua della sua barca puntava ora, nel tiratissimo traverso, all’esterno, poco oltre la punta del promontorio
Ma come Victor temeva e nonostante ogni suo sforzo ed accorgimento, man mano che si avvicinava a quel traguardo l’obbiettivo scadeva, la rotta della feluca si spostava sempre più verso l’interno del Golfo.
Ciò era purtroppo inevitabile a causa di deriva e scarroccio: due forze del mare, entrambe in quel caso sfavorevoli per la rotta in uscita dal golfo.
Una era data dal vento, che oltre a spingere le vele, facendo avanzare la barca, la spostava anche lateralmente, deviandola dalla sua rotta. L’altra, lo scarroccio, era dovuto alla corrente del mare, che in quel caso ugualmente spingeva la barca nella stessa direzione della deriva, cioè in senso contrario a quello necessario per poter finalmente uscire. Era proprio una situazione difficile, che Victor aveva già per altro previsto !
Gli si prospettava allora un ulteriore virata all’interno del golfo, e poi un’altra ancora, per poter poi finalmente forse uscire fuori, nel mare aperto, in linea per il successivo traguardo, che si trovava ad ovest, all’esterno, oltre quel promontorio maledetto.

Ma Victor a quel punto commise un grave errore: arrivato vicino al promontorio tardò troppo a virare, giungendo così ridossato sotto di quello, dove il vento portante andava a scadere, ma rimaneva la spinta contraria della corrente.
Se ne accorse troppo tardi, nel momento in cui cambiò di mura alle vele, spostandole sul lato opposto della barca, mentre virava : non riuscì infatti più a concludere la virata, ma dovette fare una strambata, voltare cioè la barca lasciando la poppa al vento, anziché la prua.
Alla fine di questa disgraziata manovra si trovò arretrato di almeno 100 metri all’interno del promontorio: un disastro ! Che tuttavia, il grande vantaggio già accumulato rispetto agli altri concorrenti gli avrebbe ampiamente compensato, se non fosse che a quel punto si ritrovò anche con le vele che sbattevano, quasi in assenza di vento ! Victor capì allora che per venirne fuori avrebbe dovuto forzare la barca di nuovo verso l’interno del golfo alla ricerca del vento perduto, mangiandosi così di fatto ogni vantaggio rispetto agli altri concorrenti, i primi dei quali stavano ora procedendo proprio verso di lui, leggermente più all’interno, piccolo vantaggio che presto si sarebbe vanificato.
Victor era quasi sull’orlo della disperazione, ma cercò tuttavia se ci fosse un’altra soluzione: pensò ad ogni possibile, inverosimile escamotage, frugando in ogni angolo della sua pur fervida ed allenata fantasia, ma senza trovare nulla.
Ma mentre pensava non perse tempo, già aggiustava le vele con lo scarso vento ora disponibile, per l’unica rotta che la nuova situazione gli permetteva, mentre la barca riprendeva a muoversi, se pur lenta e nella direzione meno utile eppure obbligata. Rammaricandosi e rimproverando se stesso, Victor ebbe a pensare paradossalmente che l’unico modo utile per risolvere la situazione, senza tornare ad altre lunghe virate dentro al golfo, sarebbe stata quella di poter agganciare con la barca la forte corrente che in profondità, giusto sotto il promontorio, scorreva veloce verso il mare aperto…Ma pensare d’immergere la barca a quella profondità era solo una mera assurdità, se non per affondarvela e perderla su quel fondale…
Ma a quel punto gli brillò l’idea, audacissima ed oltre i limiti dell’impossibile !
La barca no, ma le vele avrebbe potuto affonfare !
Improvvisamente gli era balenato il ricordo di un’antica leggenda, narratagli anni addietro dal suo tutore Arcitagora, che raccontava di come gli antichi Fenici adotassero proprio quel sistema per violare le Colonne d’Ercole !
Lo stretto di Gibilterra infatti è caratterizzato da venti forti e prevalenti dall’Atlantico verso il Mediterraneo e da due forti correnti: una di superfice, che spinge ugualmente dall’Oceano verso il grande mare chiuso ed un’altra, che in profondità scorre invece dal Mediterraneo verso l’Atlantico.
I Fenici erano grandi navigatori, ma inizialmente disponevano solo di vele quadre, con le quali era impossibile risalire il vento, senza contare poi la corrente avversa..
Così si erano iventati quello strambo ma ingeniosissimo sistema: calavano al di sotto della barca le vele, appesantite con alcune pietre all’estremità inferiore e trattenute a bordo dalle funi, drizze e strozze.
Le vele, giunte alla profondità utile ad intercettare la corrente favorevole, si gonfiavano sotto la spinta dell’acqua come in superfice facevano con il vento, e trainavano le imbarcazioni fino oltre le temibili Colonne D’Ercole, ultima porta del mondo allora conosciuto, aperta verso l’ignoto.

Questa visione trascorse rapidissima, in una frazione di secondo, nella memoria di Victor, che altrettanto rapidamente decise di osare l’inosabile: sarebbe quella stata una manovra azzardatissima, mai prima tentata a memoria di marinaio che non fosse un antico Fenicio !
Nel tempo di un battito di ciglia calcolò che altrimenti, da dove in quel momento si trovava, per rientrare a portata del vento e recuperare l’andatura necessaria ad uscire finalmente dal Golfo avrebbe dovuto riattreversarlo, virata su virata, almeno altre quattro volte (avanti e indietro, avanti e indietro), ed a quel punto si sarebbe trovato
probabilmente ultimo, in coda alla regata, con uno svantaggio almeno pari al vantaggio per cui risultava in testa sino a pochi minuti prima !
Bando agli indugi, Victor amainò le vele e si mise a remare vigorosamente verso la vicina riva, dove approdò in neppure un minuto. Altri cinque minuti gli occorsero per trovare alcuni sassi abbastanza pesanti e legarli nel bordo inferiore della grande vela quadra, opportunamente terzarolato, cioè richiuso a formare un orlo, all’interno del quale ripose i sassi di zavvorra. Ciò fatto si staccò da riva remando per riprendere velocemente il largo.
Mentre era affacendato in quest’azione, fuori rotta ed a secco di vele, tutti dalla lontana riva si domandavano che cosa mai stesse combinando colui che era sembrato ormai essere l’indiscutibile vincitore della regata.
Soltanto il Mago suo maestro aveva faticosamente intuito le intenzioni di Victor, ma gli pareva impossibile che il suo pupillo fosse immaginoso ed azzardato sino a quel punto.
Giunto ad una cinquantina di metri da riva, Victor stimò .di aver sotto sufficiente fondo per calare le vele e catturare la favorevole corrente sottomarina. Smise allora di remare e calò in acqua la grande vela appesantita, tenendola opportunamente imbragata sotto lo scafo della sua feluca: lavorava rapido, ma con estrema attenzione, regolando la discesa delle funi su entrambi i lati della barca, finchè cominciò a sentire la forza trainante della corrente nella direzione utile ad uscire!
Calò ancora, lentamente le cime, per giungere a catturare il pieno di quell’invisibile torrente sommerso, ma con molta cautela, valutando con estrema cura la profondità, che se fosse sceso troppo avrebbe rischiato d’incocciare con la vela il fondo, col rischio di arrenarvisi miseramente !
Presto Victor realizzò che la barca si stava muovendo, contro il vento e contro la corrente di superfice ! Per quanto la sua velocità fosse molto ridotta ciò appariva, perfino a lui stesso, un incredibile prodigio.
Quando dalla lontana riva della partenza, dove era assiepato il pubblico degli spettatori, capirono che barca avanzava, se pur lenta, ma in assenza di alcuna spinta apparente, ci fù chi si mise ad invocare la magia di quel fenomeno !
Ma ora Victor aveva fissato le funi che reggevano la vela sommersa alle mura (fianchi) della barca e impugnati i remi si era messo con quelli a spingere con vigore per raggiungere una maggiore velocità.
E remando ebbe a confermarsi che se avesse tentato di avanzare con la sola forza dei remi nel migliore dei casi avrebbe potuto stallare sul posto, unicamente contrastando le forze del vento e del mare in superfice, e neppure molto a lungo.
Così invece procedeva, lento ma inesorabile, verso la punta del promontorio, la tanto agognata meta della regata, che ormai distava neppure un centinaio di metri.
Per coprire quella breve distanza gli occorsero tuttavia ben 8 minuti.
Nel frattempo erano giunti a virare a ridosso del promontorio, ma senza riuscire a doppiarlo, altri tre concorrenti: Piropulos, Karimbad e Won Lin Uan, tutti assai vicini tra loro, che edotti dalla fine che aveva fatto Victor, troppo addentratosi sotto il promontorio maledetto, virarovo assai prima di lui, con prudente anticipo.
Victor calcolò che non sarebbero ritornati bordeggiando a tentare ancora il superamento del promontorio prima di un’abbondante mezz’ora.
Tempo entro cui lui avrebbe probabilmente preso finalmente il largo in mare aperto , in misura sufficiente a recuperare poi la vela, riarmarla e ripartire alla buon’ora con il vento giusto per la rotta dovuta, e ciò sino al traguardo !
Una sola incognita ancora gli si palesava: che cosa sarebbe accaduto della sua corrente sottomarina una volta che lui avesse superato la linea del promontorio ?
Avrebbe continuato ad operare ? In quale direzione e con quale forza ?
Ma non ebbe gran tempo per domandarselo, perché presto raggiunse quella critica posizione, verificando che questa volta era stato fortunato, come si addice agli audaci.
La corrente sottomarina continuò infatti a trascinare la barca sino in mare aperto, oltre il promontorio, se pure verso il largo e non ad Ovest, cioè nella direzione prevista dalla regata. Ma non si può pretendere troppo dalla fortuna !
Victor allora ne approfittò per prender il largo, il più possibile, continuando ad aiutare la barca con i remi: gli occorreva un aggio adeguato rispetto alla riva, per poter avere il tempo di recuperare e riarmare la vela.
Mentre infatti lui avrebbe compiuto quelle operazioni la barca sarebbe rimasta alla deriva, in totale balia di vento e di corrente, che l’avrebbero inesorabilmente di nuovo arretrata, nel migliore dei casi contro la costa del promontorio affacciata sul mare aperto, irta di scogli e di secche ancor più pericolose !
Sempre remando verso il largo Victor continuava a guardare il promontorio che si allontanava da un lato ed i suoi avversari che lo facevano dall’altro, così calcolando mentalmente quando avrebbe potuto riarmare la vela e ripartire nella giusta direzione
Decise di farlo quando avrebbe visto il primo dei suoi avversari virare sul lato Est del golfo per ritornare poi verso di lui: gli sarebbe rimasto a quel punto il vantaggio di almeno un quarto d’ora, entro il quale poteva recuperare e riarmare la vela, ma solo essendo abilissimo nel farlo ed in assenza di errori.Quando Piropulos virò, all’estremità opposta del golfo, Victor mollò i remi, attrezzò velocemente la piccola vela di tormentina a prua, utile a filare il vento, cioè a mantenere la barca nella posizione più stabile, senza che avesse a traversarsi al vento ed al mare.
Quindi rapidissimo ed inesorabile recuperò la grande vela, fortemente appesantita dalle pietre di zavvorra e dal peso dell’acqua, ma fù uno sforzo immane, quello che dovette compiere, nonostante l’aiuto del paranco della drizza, in cima d’albero.
Rimise poi in chiaro drizze e sartie ed issò finalmente la grande vela trapezoidale color amaranto, cazzandola al massimo. Saltò infine a poppa, per regolare il timone,
quando ormai la scogliera esterna del promontorio distava da lui solo poche decine di metri ! La barca allora ripartì al traverso sparato, veloce come un levriere, spumeggiando sull’acqua ai limiti della planata !
Solo allora Victor si distrasse per osservare alle sue spalle, dove fossero giunti i suoi avversari: il suo vantaggio a quel punto era ancora notevole, almeno un quarto di miglio, praticamente incolmabile, così procedendo la regata.
Ma tornando a controllare la sua rotta, Victor notò con grandissima preoccupazione che la sua andatura, per quanto tesa e veloce, lo manteneva troppo vicino alla riva, a rischio di scogli o di secche nascoste a fior d’acqua !
Il faro della nuova virata era ancora lontano, almeno un miglio, la feluca procedeva velocissima e sbandata al traverso di un vento teso che soffiava dal largo, ma che determinava una sensibile deriva verso terra, per ovviare la quale Victor avrebbe dovuto stringere ulteriormente le vele, tesandole al massimo possibile.
In effetti un po’ di lasco per farlo lo aveva ancora, ma il peso delle vele bagnate e la tensione delle scotte sotto sforzo gli rendevano l’operazione quanto mai ardua e faticosa. Victor non aveva tuttavia alternative per allontanarsi dalla riva sempre più pericolosamente vicina: o riusciva ad orzare verso Nord Ovest o tentava una virata,
per cui sarebbe tornato indietro, incontro ai suoi avversari, senza tuttavia essere certo che tale costosissima soluzione potesse davvero funzionare.
Decise di tentare un ulteriore tesata delle vele, ma di aspettare ancora un poco perché si ascugassero meglio: cominciò a contare fino a 100, poi avrebbe compiuto l’operazione. Ma mentre contava scrutava anche, con occhi aguzzi ed allarmati il mare davanti a se, per scorgervi l’eventuale macchia di una secca, o lo spumeggiare di un’onda che s’infrangesse su di uno scoglio.
Venticinque, ventisei, ventisette…Uno scoglio ! No, solo uno spruzzo del mare provocato dal vento.
Trentatre, trentaquattro, trentacinque...Una secca ! No, solo alghe galeggianti alla deriva.
Cinquantre, cinquantaquattro, cinquantacinque…Uno scoglio ! Si, quello è uno scoglio senza dubbi ! A circa 100 metri, in rotta di collisione !
Con tutte le sue forze Victor, si aggrappò alla scotte, riuscendo a cazzarle di almeno una ventina di centimetri e poi subito agì anche sulla drizza del picco, portandolo praticamente del tutto in verticale!, come un interrotto proseguimento dell’albero.
Passò poi a regolare il timone, orzando sino ai limiti dello sventamento.
In quella situazione la barca era talmente sbandata che rischiava davvero di scuffiare!
Per evitarlo Victor si era buttato con tutto il peso fuori la mura sopravento, per bilanciare lo sbandamento, ma da quella posizione non poteva vedere lo scoglio pericoloso in arrivo, che stava disperatamente cercando di evitare.
Ma non aveva alternative, non poteva certo alzarsi da li per andare a vedere, in una posizione che sarebbe stata inevitabilmente controproducente.
Del resto fù questione di attimi: Victor vide passare la roccia tagliente a circa due metri dalla barca, quasi a farle la barba ! !
Era andata ! E capì anche che era riuscito a modificare leggermente la sua rotta, quel tanto che gli permetteva ora di allontanarsi, se pur minimamente dalla riva, troppo vicina e troppo pericolosa.
Tirò un lungo respiro e guardò davanti a se, vedendo con grande sorpresa che già stava arrivando alla virata del faro, ne scorgeva anche la boa galeggiante che segnava il limite estremo della regata.
Non guardò neppure alle sue spalle, per non distrarsi, ma anche per scaramanzia.
Ma soprattutto sapeva che a quell’andatura il suo vantaggio sugli avversari non poteva che essere aumentato.
Ciò di cui ebbe presto conferma: eseguita una perfetta virata alla boa del faro, ritornando verso Est gli ci vollero almeno cinque minuti prima di incrociare Piropulos e gli altri due del gruppo inseguitore, cinque minuti che diventavano dieci per le opposte percorrenze incrociate.
Gli avversari lo salutarono assai sportivamente, con grida di apprezzamento ed incitamento, cui lui rispose di conseguenza.

Da quel momento la regata per Victor non fù altro che una passeggiata verso l’inesorabile vittoria. Come lui aveva previsto, la grande difficoltà era consistita nell’uscire dal golfo, contro vento e contro mare, doppiando quel promontorio della malora ! Ciò che lui, pur sbagliando, era infine riuscito a fare nella maniera più stramba, inusuale ed estremamente geniale, oltre che coraggiosa.

Procedendo in sicurezza, ma sempre a velocità altissima grazie alle condizioni, ora le migliori, presto doppiò l’ultima boa ad est del golfo, virando quindi verso il traguardo, dove giunse vincitore con larghissimo margine su Piropulos, che aveva preceduto Karimbad di poche lunghezze, mentre più distanziato arrivò quarto Won Lin Uan.

Ma alla fine della gara, quando tutti i concorrenti furono giunti al traguardo, la giuria tardava a confermare il risultato: c’erano stati dei ricorso contro Victor, per gli espedienti da lui addottati per superare l’impasse in cui era finito a ridosso del promontorio ad ovest del golfo.
Ci fù una lunga discussione e Victor fù chiamato a chiarire e giustificare il suo comportamento di gara, considerato anche che anche i giudici controllori del percorso erano troppo lontani per comprendere le sue stranissime manovre.
Victor molto semplicemente descrisse il suo operato, raccontando come si fosse ispirato all’antica leggenda dei Fenici, violatori delle Colonne D’Ercole.
Tutti rimasero affascinati a quel racconto e per la genialità dimostrata da quel giovane. Il Presidente della giuria infine concluse che tutto era avvenuto nel rispetto delle regole : Victor aveva utilizzato, per far avanzare la sua imbarcazione, unicamente le due forze concesse dalla navigazione: i remi e le vele. Che poi le vele fossero state impiegate per catturare la spinta di una corrente sottomarina, anziché la forza del vento, ciò non poteva che aumentare il merito di quel prode ed ingenioso marinaio !
Giudizio che fù ovviamente acclamato tra le parossistiche ovazioni del vasto pubblico presente.
Solo più tardi, come nel suo stile, il Mago Architagora si congratulò con il suo allievo, mentre rientravano verso casa, insieme al festoso cane Nuppo, che aveva tifato latrando a più non posso per il suo amico e padrone, rimpiangendo di non essere anche lui a bordo, per poterlo aiutare, come spesso faceva quando insieme andavano a pesca.“Bella trovata, ragazzo mio” disse il Mago,”incredibile persino per me: non avrei mai detto che tu potessi ricordare quella leggenda e trarne spunto per rimediare ad un banale, ma grave errore…! E vincere infine alla grande anche questa gara.
Vittoria che dopo le due precedenti prove, buone, ma non esaltanti, proprio ti ci voleva per confermarti in testa alla classifica.
Ma ora andiamo a ritemprarti con esercizi di rilassamento ed il riposo, perché domani è un altro giorno, ci sono altre prove da superare ed il Torneo non ancora terminato nè vinto !”
Fine della 4^ Parte
nonnorso

Qui sotto il "campo" della Regata e la Rotta di Victor, il vincitore