giovedì 24 marzo 2011

LA FATTORIA DEGLI ANIMALI



La fattoria degli animali
(da un idea di George Orwell, modificata e... “politicamente” corretta…)

C’era una volta una grande fattoria con tanti animali: il cavallo Alberto, il cane Umberto, la mucca Finocchiara, l’ oca Jervolina, la gallina Rosybi, l’asino Walter, la cornacchia Ida(b.), i gatti, Rutello, Pierferdinando e Bocchino e soprattutto i maiali Bersano, Franceschino e Massimo. C’era anche un maiale selvatico, incrociato con i cinghiali, di nome Pietro(di).
Il fattore e padrone della fattoria era un vecchio, basso e pelato, un certo Silvio, uomo molto capace ma sempre più distratto da manie aggravate dalla vecchiaia…tipo correre dietro alle fanciulle più giovani del vicino villaggio…
Ad aiutarlo nella fattoria Silvio aveva un garzone, Gianfranco, ma fra tutti e due…la fattoria veniva trascurata e gli animali si lamentavano.
Il fattore Silvio, vecchio e distratto, spesso assente, quando era in fattoria doveva sempre difendersi dalle beccate che la cornacchia Ida(b.) cercava di appioppargli.
Lui scappava mentre Ida gli volava dietro cercando di strappargli la parucca rossiccia che gli nascondeva la testa pelata e alla fine se ne andava via, a farsi consolare da qualche giovincella.
Il garzone Gainfranco era meglio perderlo che trovarlo. Non era stupido, ma tanto invidioso e borioso. Avrebbe voluto prendere il posto di padron Silvio che però non ci pensava nemmeno. Era svogliato, trascurava il suo lavoro, trattava male gli animali, gli dava da mangiare poco e male. Trattava bene solo il suo gatto Bocchino che aveva addestrato a graffiare le caviglie del fattore Silvio.
Insomma alla fattoria le cose andavano male e tutti gli animali erano scontenti, brontolavano, si lamentavano…

Un giorno che il fattore Silvio era via, i maiali Bersano, Massimo e Franceschino, insieme al mezzo cinghiale Pietro(di), fecero una riunione in mezzo all’aia, chiamando tutti gli altri animali a partecipare. Mancava solo il cane Bosso che era uscito in compagnia di padron Silvio.
Il porcellone Bersano cominciò a parlare.”Basta! Non ne possiamo più ! E’ una vergogna !Noi sempre a faticare, a produrre cibo e letame per la terra, e lui padron Silvio sempre in giro a divertirsi ! Si dimentica di noi, neppure ci dà da mangiare, preso com’è a correre sempre dietro alle fanciulle del villaggio, il vecchio porco… cioè… volevo dire… “uomo…”.
Gli altri maiali rincararono la dose, Franceschino si mise a gridare: Abbasso il padrone sfruttatore, la fattoria deve essere nostra, dei maiali… cioè degli animali! Dalemo urlò anche lui:…si, basta con i padroni profittatori, a noi la fattoria!
E anche gli altri animali si misero ad urlare: l’oca Jervolina starnazzava il suo verso strozzato e stridulo “Abbasso Silvio, abbasso il padrone!” e la gallina Rosybi “Cacciamolo, via dalla fattoria, inforchiamolo!”. E intanto la cornacchia Ida la rossa svolazzava sopra di loro gracchiando “Alla sbarra! Silvio alla sbarra ! Processo, anzi prigione senza giudizio ! Al patibolo! La ghigliottina ci vuole per lui !”
Ll’asino Veltrone ragliava “cacciamolo via, facciamolo sparire!”
In mezzo a tutta questa scatenata confusione arrivò il garzone Gianfranco e a fatica riuscì a calmare le urla degli animali per poi prendere lui la parola: “Voi sapete che vi sono sempre stato amico…, anche io odio quel vecchio porco…cioè… volevo dire “uomo”! Io posso aiutarvi a farlo fuori, a cacciarlo dalla Fattoria e restarci poi come vostro buon amico…”.
I maiali si guardarono, parlottarono un po’ tra loro sottovoce e poi ammiccando decisero e dissero che si, accettavano l’aiuto del garzone Gianfranco…Così furono tutti d’accordo di fare la rivoluzione!

Quella notte quando tornò a casa padron Silvio, trovò tutto calmo e tranquillo. Ma gli animali erano in agguato e quando lui fù in mezzo all’aia saltarono fuori improvvisamente urlando per aggredirlo: comiciarono a morderlo, a graffiarlo, a beccarlo ed a batterlo in tutti i modi. Solo il cane Bosso cercò di difenderlo, ma gli altri erano troppi e troppo forti e finì anche lui per essere battuto. Alla fine il fattore Silvio dovette scappare via dalla fattoria, inseguito a volo dalla cornacchia Ida la rossa che riuscì a beccarlo in testa ed a strappargli il parrucchino rossiccio laccato. Anche il garzone Gianfranco aveva fatto la sua parte, prendendo a bastonate il vecchio padrone.
Poi gli animali fecero una gran festa , con urla di vittoria, gridando tante volte “evviva la libertà, evviva la democrazia, avviva il potere del popolo animale !”. Poi andarono a riposare, stanchi ma contenti.
Il giorno dopo si svegliarono tardi, un po’ confusi, ma subito i maiali, saliti su delle cassette in mezzo all’aia chiamarono tutti a raccolta per una riunione importante.
Primo a parlare fù il porcello Dalemo: “Cari compagni, noi ora dobbiamo organizzarci per mandare avanti, con giustizia e democrazia la fattoria…Dobbiamo quindi nominare dei Capi capaci di far funzionare tutto nei modi migliori, nell’interesse e per il bene di tutti !”.
Si, parlò allora il porcello Franceschino, così abbiamo pensato che noi, i maiali, siamo più adatti per fare i capi, perché dovrebbe essere chiaro, che se siamo tutti uguali, noi maiali però “siamo più uguali degli altri…”.Saltarono su i gatti Rutello e Pierferdi “miaaoo, cosa vuol dire più uguali… ?” A rispondere fù il porcellone Bersano: “vuol dire che si, noi compagni animali siamo tutti ben uguali ! Ma noi maiali siamo più uguali degli altri, perché purtroppo e nostro malgrado il fatto di essere porci ci fa di più assomigliare all’uomo, e quindi siamo più adatti per prenderne il posto, ma solo nel senso di comandare assumendoci le responsabilità del potere…”.
Del resto, intervenì il maiale Dalemo, se qualcuno crede di essere più adatto di noi si faccia avanti e parliamone.
Tra gli animali ci furono dei borbottii, qualcuno cercò di intervenire, i gatti Rutello e Pierferdi e Bocchino provarono a miagolare, ma su tutti intervenne il garzone Gianfranco, che disse “ E no, cari maiali, se qui c’è qualcuno più adatto a comandare, quello sono io, che certamente sono più uguale di voi !”.
Ma i porcelli prontamente lo zittirono, soprattutto Bersano che si mise ad urlare: “Taci tu, traditore venduto ! Tu che ci affamavi rubando sui nostri mangimi per fare i soldi e farti la tua fattoria sul monte Carlo, tu che ci frustavi fregandotene delle nostre sofferenze e pensavi solo di prendere il posto di padron Silvio…Tu devi andartene…subito ! Via, vai via dalla fattoria…compagni cacciamolo il cattivone fascista!” .
Tutti gli animali furono subito d’accordo ed attaccarono il garzone Gianfranco come la notte prima avevano fatto con il fattore, mordendolo, beccandolo e grafiandolo…Perfino il suo gatto Bocchino si mise a graffiarlo, con più rabbia degli altri e la cornacchia Ida la rossa lo rincorse volando, mentre lui scappava, beccandolo e gridando “ te la do io la fattoria sul monte Carlo, delinquente!”

Così che la fattoria rimase completamente in mano agli animali.
Più esattamente in mano ai maiali, perché loro erano “ più uguali degli altri”… Infatti nei giorni seguenti i maiali organizzarono per bene, secondo il loro nuovo sistema democratico, la fattoria ed il lavoro degli animali, assegnando a ciascuno il suo carico di lavoro e livello di produzione. Alla fine tutti furono sistemati per bene e felici e contenti. Felici perché ora finalmente erano liberi dalla schiavitù di padron Silvio e contenti perché nel nuovo sistema avrebbero avuto un trattamento migliore, visto che non c’era più il fattore a prendersi tutto lui.

Passarono giorni, settimane, ma gli altri animali comiciarono ad accorgersi che le cose non andavano così bene come i maiali avevano promesso. Il primo a lamentarsi fù il cavallo Alberto, un grosso e robusto cavallo da tiro che il padrone aveva comprato alla fiera di Giussano (infatti alla fattoria era chiamato Alberto da Giussano). Alberto era quello che lavorava più di tutti, facendo anche i lavori più pesanti: tirava l’aratro per arare i campi, tirava il carro per portare in giro i prodotti della fattoria, faceva girare l’argano per pompare l’acqua e per sollevare i carichi…Ora, nella nuova democrazia dei maiali, gli toccava lavorare più di prima…e il suo cibo continuava ad essere scarso…Ma anche gli altri animali presto capirono che le cose non erano poi cambiate, se non in peggio…così andarono tutti dai maiali per lamentarsi.
I maiali ora abitavano nella casa di padron Silvio. Avevano spiegato agli altri che così doveva essere, perché la loro responsabilità della fattoria richiedeva una residenza adatta all’importanza del loro comando… e poi loro, i maiali si sà erano più uguali degli altri !
Ed era per questo che riposavano più a lungo, pur facendo nessun lavoro. Dormivano nei letti della casa e mangiavano i cibi migliori in gran quantità per tenersi nella forma adatta alle loro responsabilità.
Almeno così avevano raccontato agli altri animali.
Che arrivarono nell’aia di sera mugugnando perchè le cose erano cambiate in meglio, e di molto, ma solo per i maiali, mentre per gli altri era come prima se non peggio.
Il porcellone Bersano si mise subito a sgridarli:”Come osate lamentarvi, ingrati che non siete altro! Noi abbiamo voluto la rivoluzione vè, e cacciato via il cattivo fattore Silvio per liberarvi dalla sua schiavitù ! Noi ci siamo presi il rischio di ogni decisione e tutte le responsabilità per organizzare la nuova democrazia ! Senza di noi stareste ancora a subire i maltrattamenti, i castighi, la fame…!
Subito dopo di lui cominciò il mezzo cinghialone Pietro(di)”Disgraziati fetenti gnuranti, vui non c’azzeccate con la sustanza delli fatti ! Vui sarebbe dovuti capitare sbattuti’ n galera cumme a Silvio, quellu fetentone…” e dopo subito attaccrono a gridare i porcelli Dalemo e Franceschino “Non capite niente, voi non siete degni della rivoluzione che vi ha salvati dal cattivo padrone, voi meritate la peggiore delle sfortune”… E mentre i maiali così urlavano minacciosi, la cornacchia Ida la rossa svolazzava sopra le teste degli altri animali beccandoli e starnazzando” Tutti in giudizio vi porto, vi faccio processare tutti, tutti in prigione a vita vi mando!”
Così i maiali continuarono a gridare tanto forte che alla fine gli altri animali, impauriti si ritirarono e cominciarono a pensare se non si fossero sbagliati loro…

Ma il giorno dopo le cose cominciarono a cambiare. In peggio !
Perché intorno alla casa dell’uomo, dove ora loro abitavano, i maiali fecero tirare su un muro di recinzione a difesa. Dalle fattorie vicine erano poi stati fatti venire dei cani piuttosto feroci per fare la guardia alla casa ed era stato richiamato il garzone Gianfranco a capo della polizia canina: lui tutto il giorno andava intorno sopra il muro con in spalla il fucile da caccia di padron Silvio, pronto a sparare contro chiunque fosse andato a protestare contro i maiali. Sui bastioni gli teneva ora di nuovo compagnia il suo gatto Bocchino.
Infine il vecchio porcile dove prima erano vissuti i maiali fù trasformato in prigione, in cui poter rinchiudere chiunque fosse andato a protestare o perfino si fosse ribellato alla nuova democrazia!
E un giorno, in mezzo all’aia gli animali trovarono piantato un avviso che diceva: “Regole della Costituzione della Nuova Democrazia nella Fattoria degli animali:
la Fattoria è una Democrazia fondata sul lavoro di tutti gli animali, esclusi i Maiali che comandano e sono più uguali degli altri…, ad essi Maiali andrà gran parte dei frutti del lavoro comune, loro risiederanno nella casa che era del fattore Silvio e ne avranno ogni vantaggio…
Chiunque oserà lamentarsi o perfino ribellarsi sarà frustato, messo in prigione e nei casi più gravi anche ucciso e poi servito come pranzo ai signori maiali…”

Questa era diventata la situazione e così rimase per lungo tempo, quando io mi trovai a passare vicino alla fattoria ed incontrai il povero cavallo Alberto
che stava faticosamente tirando l’aratro. Lo affiancai per salutarlo e lui mi raccontò che ora gli animali si stavano segretamente organizzando per ribellarsi contro la dittatura dei maiali…Gli feci i migliori auguri e mi allontanai, perché da quelle parti non era aria…

Poi ho saputo che finalmente gli animali sono riusciti di nuovo a ribellarsi, hanno abbattuto il muro e cacciato via i maiali cattivi.
A capo della rivoluzione questa volta c’erano i furbi gatti, Rutello, Pierferdinando e Bocchino in testa…Loro ora stanno organizzando una Nuova Democrazia… Provvisoriamente sono andati ad abitare nella casa che era stata prima del fattore Silvio e poi dei maiali e da li stanno dando ordini a tutti gli altri per sistemare di nuovo al meglio le cose…
E in aria, sopra la fattoria, continua a svolazzare gracchiando Ida la rossa: una cornacchia per tutte le stagioni…!

Naturalmente i gatti hanno poi deciso e comunicato che sono loro ora ad essere
“più uguali degli altri”…

Un abbraccio da nonnorso

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