venerdì 27 maggio 2011

IL PRINCIPE RANOCCHIO



Il principe ranocchio
(da una fiaba dei fratelli Grimm)

C'era una volta un re, che aveva delle belle figlie, ma la più giovane era così bella che perfino il sole ne rimaneva abbagliato. Vicino al castello del re c'era un gran bosco tenebroso dove sotto un vecchio albero c'era una fontana: nelle ore più calde del giorno, la principessina andava nel bosco e sedeva vicino alla fresca sorgente; quando si annoiava, prendeva una palla d'oro, la buttava in alto e la ripigliava; e questo era il suo gioco preferito.
Un giorno la palla d'oro della principessina cadde nell'acqua e sparì nella sorgente assai profonda.
La principessa cominciò a piangere, sempre più forte, e non si poteva proprio consolare.

Mentre piangeva qualcuno le gridò: - Cos'hai principessa? Piangi da far pietà.
Lei si guardò intorno, per vedere da dove venisse la voce, e vide un ranocchio, che sporgeva dall'acqua la sua grossa testa deforme. Ah, sei tu, vecchio bruttone! - disse, - piango per la mia palla d'oro, che m'è caduta nella fonte.

Non piangere, - rispose il ranocchio, - ci penso io; ma che cosa mi darai, se ti ripesco il tuo balocco?
Quello che vuoi, caro ranocchio, - diss'ella, - i miei vestiti, le mie perle e i miei gioielli, magari la mia corona d'oro.
Il ranocchio rispose: - Le tue vesti, le perle e i gioielli e la tua corona d'oro io non li voglio: ma se mi vorrai bene, se potrò essere il tuo amico e compagno di giochi, seder con te alla tua tavola, mangiare dal tuo piatto d'oro, bere dal tuo bicchiere, dormire nel tuo letto: se mi prometti questo; mi tufferò e ti riporterò la palla d'oro.
Va bene disse la Principessa - ti prometto tutto quel che vuoi, purché mi riporti la palla.
Ma pensava: « Cosa va brontolando questo stupido ranocchio, che sta nell'acqua a gracidare e non può essere compagno di una creatura umana! »
Ottenuta la promessa, il ranocchio mise la testa sott'acqua, si tuffò e poco dopo tornò alla superficie; aveva in bocca la palla e la buttò sull'erba. La principessa, piena di gioia aI vedere il suo bel giocattolo, lo prese e corse via.
- Aspetta, aspetta! - gridò il ranocchio: - prendimi con te, io non posso correre come fai tu.
Ma la principessa non l'ascoltò, corse a casa e ben presto aveva dimenticato il ranocchio e la promessa che gli aveva fatto.
Il giorno dopo, seduta a tavola col re e tutta la corte, mentre mangiava dal suo piatto d'oro - plitsch platsch, plitsch platsch - qualcosa salì balzelloni la scala di marmo, e quando fu in cima bussò alla porta e gridò: - Figlia di re, piccina, aprimi!
Ella corse a vedere chi c'era fuori, ma quando aprì si vide davanti il ranocchio.
Allora sbatacchiò precipitosamente la porta, e sedette di nuovo a tavola, piena di paura. Il re si accorse che le batteva forte il cuore, e disse: - Di che cosa hai paura, bimba mia? Davanti alla porta c'è forse un gigante che vuol rapirti?
- Ah no, - rispose ella, - non è un gigante, ma un brutto ranocchio.
- Che cosa vuole da te?
- Ah, babbo mio, ieri mentre giocavo nel bosco vicino alla fonte, la mia palla d'oro cadde nell'acqua. Piangevo tanto e il ranocchio me l'ha ripescata; e per farlo volle una mia promessa: che sarebbe diventato il mio compagno; ma non avrei mai pensato che potesse uscire da quell'acqua. Adesso è fuori e vuol venire da me.
Intanto si udì bussare per la seconda volta e gridare:
- Figlia di re, piccina, aprimi!
Non sai più quel che ieri m'hai detto vicino alla fresca fonte? Figlia di re, piccina, aprimi!
Allora il re disse: - Quel che hai promesso, devi mantenerlo; va' dunque, e apri -.
Ella andò e aprì la porta; il ranocchio entrò e, sempre dietro a lei, saltellò fino alla sua sedia e gridò: - Sollevami fino a te.
La principessa non voleva, ma il re le ordinò di farlo. Appena fu sulla sedia, il ranocchio volle salire sul tavolo e quando fu sul tavolo disse: - ora avvicinami il tuo piattino d'oro, perché mangiamo insieme.
La principessa obbedì, ma si vedeva benissimo che proprio non voleva.
Il ranocchio mangiò con appetito, ma a lei quasi ogni boccone rimaneva in gola. Infine il rospo disse: - Ho mangiato tanto e sono stanco; adesso portami nella tua cameretta e metti in ordine il tuo lettino di seta: andremo a dormire.
La principessa si mise a piangere: aveva paura del freddo ranocchio, che non osava toccare e che ora doveva dormire nel suo bel lettino pulito.
Ma il re andò in collera e disse: - Non devi disprezzare chi ti ha aiutato nel momento del bisogno.
Allora ella prese la bestia con due dita, la portò di sopra e la mise in un angolo.
Ma quando fu a letto, il ranocchio venne saltelloni e disse: - Sono stanco, voglio dormir bene come te: tirami su, o lo dico a tuo padre.
Allora la principessa andò in collera, lo prese e lo gettò con tutte le sue forze contro il muro: - Adesso starai zitto, brutto ranocchio!
Ma quando cadde a terra, per magia non era più un ranocchio: era diventato un bel principe dagli occhi ridenti.
Per volere del padre era destinato a diventare il suo caro compagno e sposo.
Le raccontò che era stato stregato da una cattiva maga e nessuno, all'infuori della principessa avrebbe potuto liberarlo. Il giorno dopo sarebbero andati insieme nel suo regno. Così si addormentarono.
La mattina dopo, quando il sole li svegliò, arrivò una carrozza con otto cavalli bianchi che avevano pennacchi bianchi in testa e i finimenti d'oro; e dietro c'era il servo del giovane re, che si era così dispiaciuto quando il suo padrone era stato trasformato in ranocchio.
Ma ora poteva riportare il principe nel suo regno; fece entrare i due giovani nella carrozza e salì dietro pieno di gioia.
Quando arrivarono al Castello del Principe furono celebrate le nozze e i due giovani vissero per sempre felici e contenti.

L'unico fastidio era che ogni tanto il principe si tuffava nel fossato intorno al Castello e ne ritornava fuori trasformato in un ranocchio: era la maledizione della maga cattiva che continuava il suo effetto !
Ma la principessa ormai conosceva il rimedio: portava il suo marito ranocchio in camera loro, lo sbatteva contro il muro così che lui tornava ad essere il bel principe che lei aveva sposato.
E così rimaneva, fino al prossimo tuffo nel fossato...

Una volta che passavo davanti al castello incontrai la principessa che stava raccogliendo il ranocchio dal fossato. Mi salutò e sorrise dicendomi: che cosa ci posso fare, lui non sa resistere all'impulso di tuffarsi...Del resto basta sbatterlo contro il muro che torna come prima.





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