venerdì 6 maggio 2011

I VESTITI D'ORO DELL'IMPERATORE


Gli abiti nuovi dell'imperatore
(dall'originale di H.C.Andersen)

C'era una volta un imperatore così vanitoso da spendere tutto il suo denaro soltanto per vestirsi con eleganza. Non aveva nessuna cura per i suoi soldati, nè per il teatro o le passeggiate nei boschi, a meno che non si trattasse di sfoggiare i suoi vestiti nuovi: aveva un vestito per ogni ora del giorno, e passava gran parte del suo tempo a cambiarsi.
Nel suo regno c'era sempre da divertirsi: ogni giorno arrivavano forestieri, e una volta vennero anche due truffatori che dicevano di essere tessitori e di saper fabbricare la stoffa più incredibile mai vista. Non solo i disegni e i colori erano meravigliosi, ma gli abiti prodotti con quella stoffa avevano un curioso potere: essi erano invisibili per tutte le persone che non erano all'altezza della loro carica, o che erano molto stupide.
"Quelli sì che sarebbero degli abiti meravigliosi!", pensò l'imperatore: con quelli indosso, io potrei riconoscere gli incapaci che lavorano nel mio impero, e saprei distinguere gli stupidi dagli intelligenti! Devo avere subito quella stoffa!".
E pagò i due truffatori, affinchè essi si mettessero al lavoro.
I due montarono un telaio e finsero di cominciare il loro lavoro, ma non avevano nessuna stoffa da tessere. Chiesero senza tanti complimenti la seta più bella e l'oro più brillante, li nascosero nella loro borsa, e continuarono a far finta di tessere, coi telai vuoti, fino a tarda notte.
"Mi piacerebbe sapere a che punto stanno con la stoffa!", pensava intanto l'imperatore; ma si sentiva un po' nervoso al pensiero che una persona stupida, o incompetente, non avrebbe potuto vedere l'abito. Non che lui temesse per sè, figurarsi: tuttavia volle prima mandare qualcun altro a vedere come procedevano i lavori.
Nel frattempo tutti gli abitanti della città avevano saputo delle incredibili virtù di quella stoffa, e non vedevano l'ora di vedere quanto stupido o incompetente fosse il proprio vicino.
"Manderò dai tessitori il mio vecchio e fidato ministro", decise l'imperatore, "nessuno meglio di lui potrà vedere che aspetto ha quella stoffa, perché è intelligente e nessuno più di lui è all'altezza del proprio compito".
Così quel vecchio e fidato ministro si recò nella stanza dove i due tessitori stavano fingendo di tessere sui telai vuoti. "Santo cielo!", pensò, spalancando gli occhi, "Non vedo assolutamente niente!"
Ma non disse nulla.
I due tessitori gli chiesero di avvicinarsi, e gli domandarono se il disegno e i colori erano di suo gradimento, sempre indicando il telaio vuoto: il povero ministro continuava a fare tanto d'occhi, ma senza riuscire a vedere niente, anche perché non c'era proprio niente da vedere.
"Povero me", pensava intanto, "ma allora sono uno stupido? Non l'avrei mai detto! Ma è meglio che nessun altro lo sappia! Non sarei più degno della mia carica di ministro? No, non posso far sapere che non riesco a vedere la stoffa!"
"E allora, cosa ne dice", chiese uno dei tessitori.
"Belli, bellissimi!", disse il vecchio ministro, guardando da dietro gli occhiali. "Che disegni! Che colori! Mi piacciono moltissimo, lo dirò all'imperatore."
"Ah, bene, molto bene", risposero quei due, e quindi si misero a discutere sulla quantità dei colori e a spiegare le particolarità del disegno. Il vecchio ministro ascoltò tutto molto attentamente, per poterlo ripetere fedelmente quando sarebbe tornato dall'imperatore; e così fece.
Allora i due truffatori chiesero ancora soldi, e seta, e oro, che gli sarebbe servito per la tessitura. Ma poi infilarono tutto nella loro borsa, e nel telaio non ci misero neanche un filo. E continuarono a tessere sul telaio vuoto.
Dopo un po' di tempo l'imperatore inviò un altro funzionario, assai valente, a vedere come procedevano i lavori. Ma anche a lui capitò lo stesso che al vecchio ministro: si mise a guardare, a guardare, ma siccome oltre ai telai vuoti non c'era niente, non poteva vedere niente.
"Guardi la stoffa, non è magnifica?", dicevano i due truffatori, e intanto gli spiegavano il meraviglioso disegno che non esisteva affatto.
"Io non sono uno stupido!", pensava il valente funzionario. "Forse che non sono all'altezza della mia carica! Davvero strano! Meglio che nessuno se ne accorga!" E così iniziò anche lui a lodare il tessuto che non riusciva a vedere, e parlò di quanto gli piacessero quei colori, e quei disegni così graziosi. "Sì, è davvero la stoffa più bella del mondo", disse poi all'imperatore.
Tutti i sudditi non facevano che discutere di quel magnifico tessuto. Infine anche l'imperatore volle andare a vederlo, mentre era ancora sul telaio. Si fece accompagnare dalla sua scorta d'onore, nella quale c'erano anche i due ministri che erano già venuti, e si recò dai due furbi imbroglioni, che continuavano a tessere... il filo che non c'era.
"Che bella stoffa?", dicevano i due funzionari; "Che disegni, Maestà! Che colori!", e intanto indicavano il telaio vuoto, sicuri che gli altri vedessero la stoffa che davvero non c'era.
"Ma cosa sta succedendo?", pensò l'imperatore, "non vedo proprio nulla! Terribile! Che io sia stupido? O magari non sono degno di fare l'imperatore? Questo è il peggio che mi potesse capitare!"
Ma
intanto diceva "è bellissimo, avete tutta la mia approvazione!", e fissava il telaio vuoto facendo finta di essere contento: mica poteva dire che non vedeva niente! Tutti gli altri guardavano, guardavano, ma anche loro senza vedere nulla! Però tutti facevano finta di vedere e ripetevano le parole dell'imperatore: "Bellissimo!"
"Magnifico! Eccellente!", ripetevano in coro.
L'imperatore consegnò ai due imbroglioni la Spada di Cavaliere da tenere appesa al fianco, e li nominò Grandi Tessitori.
Per tutta la notte prima della sfilata di corte, quei due rimasero alzati con più di sedici candele accese, di modo che tutti potessero vedere quanto era difficile confezionare i nuovi abiti dell'imperatore. Quindi fecero finta di staccare la stoffa dal telaio, e poi con due forbicioni tagliarono l'aria, cucirono con un ago senza filo, e alla fine dissero: "Ecco i vestiti, sono pronti!"
Venne allora l'imperatore in persona, coi suoi cavalieri, e i due truffatori, tenendo il braccio alzato come per reggere qualcosa, gli dissero: "Ecco qui i pantaloni, ecco la giacchetta, ecco la mantellina..." eccetera. "Che stoffa! È leggera come una tela di ragno! Sembra quasi di non avere indosso nulla, ma è questo appunto il suo pregio!"
"Già", dissero tutti i cavalieri, anche se non vedevano niente, perché non c'era niente da vedere, ma non volevano far la figura degli scemi.
"E ora", dissero i due imbroglioni, se Sua Maestà vorrà degnarsi, noi lo aiuteremo a indossare questi abiti nuovi proprio qui di fronte allo specchio!"
L'imperatore si spogliò, e i due truffatori fingevano di porgergli, uno per uno, tutti i vestiti che in realtà non esistevano. Quindi lo presero per la vita e fecero finta di legargli dietro lo strascico.
Ora l'imperatore si girava e rigirava allo specchio. Ma era in realtà completamente nudo !
"Come sta bene! Questi vestiti lo fanno sembrare più bello!", tutti dicevano. "Che disegno! Che colori! Che vestito incredibile!"
"Stanno arrivando i portatori col baldacchino che starà sopra la testa del re durante il corteo!", disse il Gran Maestro del Cerimoniale.
"Sono pronto", disse l'imperatore. "Sto proprio bene, non è vero?" E ancora una volta si rigirò davanti allo specchio, facendo finta di osservare il suo vestito, ma osservando in realtà solo le sue nudità.
I ciambellani che erano incaricati di reggergli lo strascico finsero di raccoglierlo per terra, e poi si mossero tastando l'aria: mica potevano far capire che non vedevano niente.
Così l'imperatore marciò alla testa del corteo, sotto il grande baldacchino, e la gente per la strada e alle finestre non faceva che dire: "Dio mio, quanto sono belli gli abiti nuovi dell'imperatore! Gli stanno proprio bene!" Nessuno voleva confessare di non vedere niente, per paura di passare per uno stupido, o un incompetente. Tra i tanti abiti dell'imperatore, nessuno aveva mai riscosso tanto successo.
Ma ad un certo punto un piccolo bambino si mise a gridare "Santo cielo, ma
l'imperatore è nudo, non ha niente adosso!" ed il padre del bimbo disse anche lui: "Questa è la voce dell'innocenza! E' vero, il re è nudo !". Così tutti si misero a sussurrare quello che aveva detto il bambino."Non ha nulla indosso! C'è un bambino che dice che non ha nulla indosso!" Poi un pò alla volta tutti si misero a gridare:" Il re è nudo ! Non indossa nessun vestito !". E l'imperatore rabbrividì, perché sapeva che avevano ragione; ma intanto pensava: "Ormai devo finire questa sfilata facendo finta di niente!", e così si drizzò, tutto nudo, ma ancora più fiero, mentre i ciambellani lo seguivano reggendo una coda che non c'era per niente.

Da allora si usa dire che "Il re è nudo!" per smascherare il conformismo
che induce la massa della gente a fare ipocritamente finta di credere in qualcosa che non c'è, ma che a qualcuno fà comodo far finta che ci sia.


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