venerdì 5 agosto 2011
LE 10 PROVE DEL PRINCIPE VITTORIOSO
Prima parte
(a lato locandina del film "Il principe coraggioso"1954)
Il testo è originale di nonnorso.
C'era una volta un principe povero, senza castello, nè servi, nè terreni, nè carrozze e neppure cavalli.
Non aveva nulla, neanche una spada per difendersi dai briganti.
Quel principe, si chiamava Victor ed era un bel giovane, forte e ben proporzionato, capace di resistere ad ogni fatica e con una mente molto aperta, intelligente e capace.
Victor non era nato povero e aveva fatto in tempo a ricevere un'ottima istruzione ed educazione dal Mago Architagora, grande saggio e sapiente, che viveva alla corte di suo padre Brusamon, re del paese di Dovestan, un grande regno che era stato assalito e distrutto dai Saraceni di Salimam.
Victor, che era ancora bambino, si era salvato fuggendo insieme al Mago Architagora, sulla macchina volante inventata e costruita da mago.
Scappando erano giunti sull'Isola di Silend, dove poi erano rimasti per diversi anni, durante i quali il Mago aveva cresciuto il bambino Victor,
facendolo diventare un ragazzo forte, istruito, intelligente e corraggioso.
Ma poi i feroci Saraceni di Salimam erano arrivati ad attaccare anche l'isola di Silend ed il principe Victor era dovuto scappare sulla veloce barca a vela che il mago Architagora aveva costruito per lui e che gli aveva da tempo insegnato a pilotare da lupo di mare.
Il mago era fuggito sul monte più alto dell'isola, per salvare il suo nascosto labporatorio, fucina di segrete invenzioni, che guai se fossero cadute nelle mani dei Saraceni Salimani !
Victor avrebbe voluto rimanere con il mago, ma Architagora lo aveva costretto ad andarsene da solo, per essere più libero di combattere i nemici invasori con la magia della sua scienza.
Così il giovane principe navigò verso Ovest per nove giorni nell’Oceano Bluatico, finchè arrivò alla terra di Continental, dove sbarcò stanco ed affamato.
Non trovò una grande accoglienza in quei oposti: la poca gente che incontrava parlava una strana lingua a lui incomprensibile ed aveva poco tempo da dedicargli, esendo perlopiù occupata in mille modi dal lavoro. Riuscì comunque ad ottenere il ristoro di acqua e cibo, ma poi dovette cercarsi un lavoro anche lui, per potersi mantenere.
Fece allora il pescatore, il marinaio, lo stalliere, il bracciante contadino…ed altro ancora. La sua intelligenza e preparazione culturale gli avrebbe permesso di fare anche altri lavori, ma avrebbe dovuto conoscere anche la lingua di quel paese.
Che con il tempo riuscì anche ad imparare e dopo 7 mesi la conosceva abbastanza bene da poter fare quasi ogni cosa.
Nel frattempo si era fatto un amico, un cane molto simpatico e giocherellone che aveva chiamato Nuppo: lo aveva trovato cucciolo, abbandonato ed affamato, che cercava cibo in mezzo alle immondizie, ne aveva avuto pietà e se lo era portato a casa, nella capanna abbandonata dove viveva quando faceva il pescatore.
Se lo era portato anche in barca, per andare a pescare e Nuppo era diventato un buon marinaio, nuotatore e pescatore, capace di tenere il timone con la zampa, di virare al vento cazzando le scotte della vela con i denti e, sempre con i denti, di aiutare il suo amico padrone a tirare su le reti con il pescato.
Ma Victor aveva anche continuato, nel poco tempo libero, a fare le cose che il Mago Architagora gli aveva insegnato, cioè allenare la mente ed il corpo con esercizi molto impegnativi ma efficaci: studiava con la fantasia del pensiero le cose del mondo, i fenomeni della natura, gli avvenimenti della vita, cercando di spiegarli col ragionamento; faceva poi continui allenamenti di abiltà, forza e resistenza nella corsa a piedi ed a cavallo, nel nuoto, nella lotta ed in ogni altra disciplina di atletica
competitiva.
Ogni tanto si domandava che fine avesse fatto il suo amico Mago, che aveva lasciato sull’Isola di Silend, inseguito dai Saraceni Solimani, mentre fuggiva verso la montagna, verso il suo laboratorio segreto di scenze e di magia.
Ma Victor aveva fiducia che il mago Architagora fosse così bravo ed astuto da potersela benissimo cavare.
Un giorno, nella cittadina sul mare dell’Oceano Bluatico dove Victor ormai da più di un anno viveva, arrivò un araldo banditore con un proclama del re, suonò la sua tromba nella piazza grande per chiamare a raccolta tutti gli abitanti del posto, poi gridò l’annuncio del re: diceva che fra sei mesi, nella grande città capitale del regno ci sarebbe stato un grande torneo di gare di abilità, forza ed intelligenza e il vincitore avrebbe potuto chiedere la mano della principessa Monia, la figlia minore del re. Per partecipare a quel torneo bisognava iscriversi alle gare di selezione che si sarebbero svolte in ogni Contrada del Paese e vincerle.
Le iscrizioni, e le relative prove di ammissione, erano aperte quel giorno stesso negli uffici del governatore di quella Contrada.
Victor non aveva mai visto la principessa, la più giovane figlia del re che cercava marito, ma decise comunque di partecipare: poteva essere un modo per migliorare la sua situazione di principe povero in esilio.
Ma agli uffici del governatore lo guardarono con alterigia e commiserazione: chi era dunque quello sconosciuto male in arnese che osava proporsi per una così importante competizione, pretendendo di garaggiare contro nobili, già titolati campioni della migliore aristocrazia e ricca borghesia ?
Il segretario del Governatore lo sfidò con aria di scherno, dicendo: “fammi vedere di cosa sei capace: ecco, vedi ad esempio quel lungo, alto tavolo massiccio in mezzo alla sala ? Vediamo dunque se sei in grado di saltarlo con un solo balzo e poi di sollevarlo tutto da terra !”.
Il ragazzo guardò il tavolo, andò ad una sua estremità e poi camminò lentamente sino in fondo alla grande sala, contando lunghi passi, poi si girò, guardò attentamente il tavolo e la distanza, come a calcolarne esattamente le misure, infine partì velocissimo per una breve ma potente rincorsa…arrivato vicino al tavolo spiccò un gran salto, alto e lunghissimo, che gli permise di volare dall’altra parte del mobile senza toccarlo, atterrando in piedi agile e leggero !
Tutti i presenti erano rimasti sbalorditi. Ma senza permettere loro di riprendersi da quel grande stupore, Victor s’infilò sotto il grande tavolo massiccio, piegato sulle gambe appoggiò la schiena a quell’enorme peso ed aiutandosi con le braccia che spingevano sulle ginocchia lentamente si rialzo, spingendo con tutte le sue forze, finche tutte le gambe del tavolo si staccarono da terra !
A quel punto tutti i presenti scoppiarono in un ovazione di applausi e grida di apprezzamento. Il segretario del Governatore intimò il silenzio e disse al giovane campione:”Bene, abbiamo visto che sei molto agile e forte. Ora vediamo se hai anche l’intelligenza e l’istruzione necessarie per partecipare al torneo”.
Chiamò allora tra i presenti il saggio della città invitandolo a sottoporre quel giovane ad una prova culturale. Il saggio, dopo aver riflettuto qualche minuto, propose a Victor un curioso problema di geometria, di numeri applicati alle dimensioni dello spazio: lo sfidò a misurare l’altezza della torre del palazzo governativo, senza potervi salire, né utilizzare funi, pertiche od altri strumenti di qualsiasi tipo.
Victor ricordava bene gli insegnamenti di matematica del suo maestro, il mago Architagora, e sorrise perché conosceva bene il sistema delle proporzioni usato dall’antico greco Talete, che stupi gli architetti Egizi delle Piramidi, misurandone l’altezza senza risalirle e senza usare alcun strumento.
Il giovane invito dunque tutti a seguirlo nella piazza esterna al palazzo: il sole splendeva in cielo, nell’ora ancora matutina e a terra le ombre erano nitide e chiare.
Allora Victor, assai semplicemente, misurò la lunghezza della sua ombra: 9 piedi.
Poi andò alla base della torre e partendo da quella contò anche tutti i piedi della lunghezza di quell’ ombra lunghissima: 120 piedi.
Dopo di chè il suo calcolo fù breve: se la sua ombra era di 9 piedi e la sua altezza di 6, cioè due terzi (9 diviso 3 per 2), anche l’altezza della torre doveva misurarsi in quella proporzione di due terzi: 120 diviso 3 per 2, uguale 80 piedi.
Siccome poi Victor sapeva che il suo piede era lungo esattamente 30 centimetri, bastava moltiplicare 80 per 30, ottenendo 2400 centimetri, 24 metri.
Che era appunto l’altezza della torre !
Il saggio approvò sorridendo l’esattezza del calcolo e l’arguzia del metodo, di nuovo tra gli applausi di tutta la popolazione presente.
Così al segretario del Governatore non restò che autenticare l’iscrizione di quel giovane sconosciuto al torneo.
Il ragazzo sapeva però, che nonostante avesse brillantemente superate quelle prove, vincere il grande torneo nella capitale del regno sarebbe stato molto più difficile, perché là avrebbe incontrato e dovuto battere i migliori campioni di tutta la nazione.
Riprese quindi ad allenarsi con tutto l’impegno possibile, nel poco tempo libero che aveva, rimpiangendo che non ci fodde il suo maestro, il Mago Architagora, ad aiutarlo.
Ma che fine aveva fatto il mago ?
L’avevamo visto, più di un anno prima, fuggire verso la montagna, sull’isola di Silend, inseguito dai Sraceni Solimani. Il mago scenziato doveva salvare e nascondere tutti i suoi magici segreti, nascosti nella sua grande caverna laboratorio in cima alla montagna. Non era più giovane, ma era ancora molto agile e veloce, così arrivò al suo rifugio assai prima che i Saraceni potessero raggiungerlo, così ebbe il tempo per organizzarsi nella difesa del suo nascondiglio: rapidamente trascinò fuori dalla caverna le sue macchine da guerra e le preparò, armanole per la battaglia.
C’erano gli specchi ustori, delle grandi calotte paraboliche a specchio, capaci di concentrare migliaia di raggi di sole in un solo punto, formando così un terribile raggio mortale, di un calore così intenso da bruciare, trapassandolo, anche il metallo!
C’erano le anfore urticanti, che contenevano liquidi fortemente irritanti, in grado di provocare, se rovesciatei sui nemici, grandi ferite e lancinanti dolori.
C’erano tutto intorno alla caverna, già predisposti per l'uso, numerosi enormi massi, pronti per essere rotolati a valanga sugli aggressori che stavano salendo.
Il Mago attese che i Saraceni Solimani fossero abbastanza vicini ed allora iniziò con i pietroni, sbloccandoli via via, rapidamente, uno dopo l’altro, così da creare una terribile valanga, che investì travolgendoli gran parte dei nemici, che urlavano e cercavano di scappare.
Finiti che furono i pietroni, i superstiti che erano ancora molti, ripresero a salire, più arabbiati e feroci che mai.
Allora il Mago puntò i suoi specchi ustori verso di loro, manovrando ora uno ora gli altri, così che i nemici rimasti furono quasi tutti bruciati, trapassati dai mortali raggi infuocati. Ma ancora alcuni sopravissuti riuscirono ad avvicinarsi alla postazione del mago, che allora attese che fossero giunti proprio sotto la ripa del suo rifugio, sopra la quale c’erano ben allineate le anfore urticanti. Quando i nemici furono a portata il Mago Arcitagora tirò un’unica fune, che comandava il rovesciamento di tutte le anfore in un sol colpo, così che il liquido urticante si rovesciò su tutti gli ultimi superstiti, che ne furono dilaniati dal corrosivo, terribile effetto mortale cercando di fuggire, tra urla disperate di dolore.
Così il gran mago scienziato aveva vinto da solo la sua battaglia contro tutti quei feroci nemici e potè dedicarsi a riorganizzare le difese del suo antro laboratorio contro eventuali possibili nuovi nemici.
Victor era ora ad oltre mille miglia dall’isola di Silent, aveva brillantemente superato le difficili prove di ammissione al torneo, ma ora non dormiva sugli allori: aveva ripreso ad allenarsi con più impegno di prima. Ogni giorno s’inventava nuove prove, nuove fatiche: lunghe corse estenuanti, che mettevano alla prova la fedele compagnia del suo cane Nuppo, che talora faticava a stargli dietro; e lunghe nuotate, scatti improvvisi di corsa e di nuoto, grandi salti e tuffi spericolati, sollevamento di pesi esorbitanti, lancio di attrezzi diversi, curandone la precisione. Solo con la lotta aveva dei problemi, perché dopo un po’ di tempo non trovava più avversari disponibili a battersi contro di lui, ormai conosciuto per la sua grande forza ed abilità.
Ma non trascurava anche le discipline della mente: la esercitava continuamente, inventando problemi di matematica, di geometria, di fisica e chimica sempre più difficili, né tralasciava l’astronomia, la botanica, la medicina, così come continuamente rimandava a memoria tutta la sua cultura, cercando di aumentarla.
Ma alla fine di ogni giorno di fatica rimpiangeva l’assenza del Mago suo maestro !
Il quale, rimasto solo sull’isola di Silent, continuava i suoi studi ed i suoi esperimenti, perlopiù totalmente distratto, come spesso capita ai grandi geni della scienza e della magia, dalla realtà del tempo che passa, totalmente rapiti nel loro mondo di astratta creatività ideale.
A volte si dimenticava perfino di mangiare, di bere o di dormire, finchè estenuato non crollava e solo allora si ricordava delle necessità del cibo, dell’acqua e del riposo.
Solo dopo molto tempo, si risvegliò una mattina da un sonno agitato, durante il quale aveva sognato il suo giovane allievo Victor alle prese con durissime prove, in una grande impresa e che reclamava il suo aiuto !
Si ricordò solo allora del ragazzo e di come l’aveva fatto fuggire in barca a vela all’arrivo dei Saraceni Solimani…
Si chiese allora che fine potesse aver fatto: calcolò il lungo tempo trascorso e decise in conclusione che si sarebbe preso una vacanza andando a cercarlo.
Ma dove? Beh, per lui non era un grosso problema calcolare dove Victor potesse essere andato a finire: valutò attentamente la rotta più probabile che la piccola barca a vela aveva potuto seguire, i venti prevalenti e le correnti nella stagione in cui era partito verso Ovest, nell’Oceano Bluatico…Infine il Mago Architagora giunse alla conclusione che il suo giovane allievo fosse probabilmente giunto sulla costa più vicina della terra di Continental, che si trovava a circa 1.500 miglia ad Ovest dell’isola di Silend.
Decise dunque di partire alla sua ricerca: tirò fuori dal suo antro laboratorio la sua macchina volante che non usava ormai da molto tempo, la spolverò per bene e ne lubrificò accrutamente i delicati meccanismi, controllandone attentamente ogni parte, ogni ingranaggio. Ne caricò i serbatoi con l’energia necessaria per un lunghissimo volo ed avviò infine il motore, per una prova di funzionamento.
Il motore silenziosissimo partì senza alcuna vibrazione, obbedendo perfettamente ai sofisticati comandi che il Mago Scienziato stava azionando.
Ah, se gli uomini avessero posseduto una simile tecnologia, un’energia così pura e cos’ potente ! Ma ci sarebbero forse arrivati solo tra centinaia di anni, se prima non fossero riusciti ad autodistruggersi con qualche altra potente e pericolosa diavoleria
avessero nel frattempo inventata !
Intanto Victor, nella terra di Continental continuava i suoi allenamenti, sempre in compagnia del suo amico cane. Solo quando faveca lunghe nuotate in mare, spingendosi anche molto al largo, Nuppo lo lasciava andare, cercando di seguirlo da terra, senza perderlo d’occhio. Anche lui era un buon nuotatore, ma il suo “stile” di nuoto non gli permetteva la resistenza e soprattutto la velocità del ragazzo.
Ma nella corsa, come in ogni altra disciplina, l’amico Nuppo era sempre con lui, magari anche solo ad osservarlo tranquillamente, come quando Victor si dedicava allo studio di difficili problemi di natura culturale.
Il tempo passava e si avvicinava il periodo del grande torneo nella città di Metropolia, dove era la reggia di Chingo Maestade, re della terra di Continental, e Victor, sempre più preso dai suoi allenamenti, ma senza poter tralasciare il suo lavoro, indispensabile al suo mantenimento, doveva fare molta fatica per sopportare l’impegno di entrambi.
E tutta quella fatica, se si fosse troppo accumulata nei suoi muscoli e nella sua mente, avrebbe finito per nuocergli. Lui se ne rendeva conto, ma non riusciva a trovare una soluzione: abbandonare il lavoro non poteva e temeva che rallentando il ritmo degli allenamenti non sarebbe stato pronto al meglio per la grande competizione.
Una sera, al tramonto, che come al solito, con il suo amico Nuppo Victor stava correndo lungo la riva sabbiosa del mare, si vide improvvisamente superare da uno strano, enorme uccello che avanzava sopra di lui, silenziosamente…
Nuppo si mise ad abbaiare e ringhiare fortemente contro quella strana creatura, che infine si posò sulla spiaggia, in riva al mare a circa 100 metri dvanti a loro.
Vicotor si fermò perplesso, valutandone l’eventuale pericolosità, mentre Nuppo correva ancora verso di lei, abbaiandole contro.
Ma poi Victor, con un tuffo al cuore, riconobbe la magica macchina volante del Mago Architagora e riprese a correre verso quella, mentre il suo amico cane l’aveva già raggiunta, fermandosi davanti a lei ringhioso.
Ne scese il Mago, che con un solo gesto della mano immediatamente calmò Nuppo, che si accuccio buono e mogio davanti a lui, mentre Victor arrivava correndo per riabbracciarlo.
“Ti vedo molto in forma, ragazzo mio, ma mi sembri affaticato…” disse il Mago, subito dopo aver corrisposto all’abbraccio del giovane, che gli replicò invece: “Anch’io ti vedo molto bene, ma senza essere affaticato, nonostante il lungo viaggio che ti ha portato sin qui”.
Il Mago sorrise:”Come saprai, il mio viaggio è stato lungo, ma velocissimo e di tutto riposo: la macchina volante mi ha trasportato in poche ore, nel silenzio e nella pace di un viaggio tranquillissimo, durante il quale io ho avuto tutto il tempo di godermi il panorama dell’Oceano Bluatico che scorreva rapidissimo sotto di me, avendo solo l’attenzione di calcolare la rotta per raggiungere i lidi dove era stato più probabile il tuo sbarco, dopo il lungo viaggio per cui ti feci fuggire dall’attacco dei Saraceni Solimani”. “Ma ora raccontami di te, cosa combini da queste parti, qual è stata nel frattempo la tua vita ?”
Victor raccontò al Mago del suo lungo viaggio per mare e di come fosse infine approdato nella terra di Continental, dei mestieri fatti per sopravvivere e di come ora si stesse preparando al grande torneo, al quale mancavano ormai solo due mesi.
Il Mago Architagora capì quanto quella rpova fosse importante per il suo giovane allievo, non tanto per il premio che sarebbe toccato al vincitore, ma innanzitutto per il gusto della grande sfida competitiva.
Decise allora che lo avrebbe aiutato.
Innanzitutto Victor doveva smettere di lavorare per dedicarsi completamente alla preparazione. Avrebbe provveduto lui a mantenerlo, con il denaro che aveva portato con se e non fosse bastato avrebbe pensato lui, il mago, a guadagnarne facilmente, con
gli spettacoli delle sue magiche arti, che era in grado di allestire ovunque, in qualunque momento.
Cominciarono con affittare una bella casa sul mare, in una zona isolata e tranquilla, dove avrebbero potuto lavorare al meglio per la preparazione del ragazzo al torneo.
Poi organizò un programma di allenamenti impegnativo, ma variato, così da non risultare troppo noioso ed affaticante: le varie discipline, fisiche ed intellettuali, vi si alternavano in maniera continua, graduando l’impegno così come anche il riposo.
Ma per cominciare, il primo giorno il Mago fece fare a Victor delle prove per controllare il suo livello di forma effettivo: corsa veloce, corsa lunga, nuoto prolungato, immersioni in apnea, salti, lanci, lotta, uso delle armi. E poi esami di bravura culturale, nella soluzione di problemi di vario tipo, nel calcolo e della memoria.
Nel complesso il ragazzo risultò ad un buon livello generale, ma avrebbe dovuto migliorare ancora, soprattutto in alcune discipline, sulle quali il mago capì che bisognava allenarlo di più.
Victor infatti andava molto bene nelle prove di resistenza, meno in quelle di forza. Ciò probabilmente era dovuto all’eccessivo impegno del lavoro, che aveva dovuto continuare a svolgere durante gli allenamenti, ed alla modesta qualità del cibo che aveva potuto procurarsi.
Bisognava dunque dargli cibo migliore ed insistere di più sugli esercizi di forza e discatto, senza però trascurare la tenuta, per le prove di resistenza. Inoltre occorreva migliorare la sua scioltezza mentale nella logica del calcolo: il ragazzo era molto fantasioso ed intuitivo, ciò che lo aiutava non poco ad anticipare la soluzione dei problemi, ma gli occorreva una base di ragionamento meglio organizzata, più razionale. Ed infine molti esercizi di memoria, noiosi è vero, ma indispensabili all’allenamento della mente.
Così lavorarono assiduamente, ogni giorno nelle prime ore del mattino, poi un lungo riposo nella parte centrale della giornata, in parte dedicato ad esercizi della mente, poi ancora diverse ore d’impegno fisico nel pomeriggio, fino a sera.
Spesso gli esercizi del corpo venivano diminuiti per dare più spazio a quelli della mente, ma le due attività proseguivano comunque con grande impegno e presto si poterono vedere ottimi miglioramenti nei risultati delle prove settimanali.
Il programma del Torneo non si conosceva: tra le sue difficoltà c’era anche quella delle prove a sorpresa ! Si sapeva solo che sarebbero stati esercizi di atletica, del nuoto, della navigazione, della lotta e delle armi; e poi problemi matematici da risolvere, collegati alle scienze esatte. Ed infine esercizi della memoria.
Il Mago Architagora aveva perciò preparato una grande quantità di varianti, per le diverse possibilità delle prove di gara che avrebbero potuto in realtà esserci, e Victor si faceva fiduciosamente guidare dal suo Maestro, affidandosi a lui completamente.
I risultati che era arrivato ad ottenere erano perlopiù soprprendenti, anche per lo stesso Mago, soprattutto in alcune discipline.
Arrivati così alla vigilia del Grande Torneo, fiduciosi del miglior risultato, si trasferirono nella città di Metropolia, presso la reggia di re Chingo, dove si sarebbero tenute le varie prove del torneo. Furono anche loro alloggiati nella Foresteria del Castello reale ed ebbero modo di conoscere gli altri 9 concorrenti selezionati. Erano quasi tutti nobili principi, titolati militari di carriera o figli di ricchi borghesi: alcuni probabilmente erano stati selezionati grazie a forti raccomandazioni, ma per la maggior parte erano sicuramente giovani molto validi, atleti capaci, molto forti, ma anche dotati di menti vivaci, allenate e preparate.
Con tutti Victor fece conoscenza, con alcuni quasi amicizia, nei pochi giorni di ambientamento che precedevano le gare.
Le cui prove erano segrete, ma tutti azzardavano ipotesi di che cosa avrebbero dovuto affrontare.
Correvano anche voci che qualcuno…, non si sapeva chi, fosse stato già messo al corrente di quali fossero esattamente le gare in programma, per favorirlo, ma senza alcuna prova del fatto furono considerate solo illazioni.
Visti in allenamento i suoi avversari, soprattutto alcuni, Victor si rese conto che non sarebbe sato facile batterli.
Tre in particolare: Karimbad, un principe Indiano, figlio del gran Sultano di Calcutta, molto agile e forte, ma si diceva anche fosse molto dotato e preparato nei calcoli matematici e nella logica dei ragionamenti.
Poi c’era Won Lin Uan, un nobile Cinese, discendente della grande dinastia Ming, altrettanto forte e preparato e, si diceva, dotato di una grandissima determinazione.
Infine il tenente Yakowskj, nobile polacco, giovane capitano della guardia imperiale, sempre primo classificato, in tutti i corsi della scuola militare.
Ma il mago Architagora tranquillizzò, seppure con prudenza il suo giovane allievo: “Sicuramente sono avversari molto temibili, ma puoi batterli ! Certamente dovrai impegnarti al massimo per riuscirci !”
Fine della 1^ Parte.
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