LE 10 PROVE DEL PRINCIPE VITTORIOSO
Seconda parte.
(a lato: il Discobolo di Mirone 455 a.c.)
E infine iniziò il torneo.
Nella mattinata, nella grande piazza d’armi del Castello, un enorme prato perfettamente rasato, ci fù la presentazione dei concorrenti al Re Imperatore ed alla Principessa Monia, la sua bellissima figlia, la cui mano avrebbe potuto essere il premio per il vincitore del torneo.
Le grandi tribune intorno al campo di gara erano strapiene di spettatori: gran parte dei cittadini di Metropolia erano venuti asassistere al torneo.
Il punteggio funzionava così : per ogni gara veniva fatta la classifica, dal primo al decimo posto. Il primo classificato prendeva 10 punti, il secondo nove, il terzo otto e così via, fino al decimo cui toccava un solo punto.
Alla fine delle 10 gare si sarebbero fatte le somme ed avrebbe vinto il concorrente che avesse totalizzato più punti.
10 gare, 10 concorrenti, 10 punti. Un concorrente che avesse vinto tutte le gare avrebbe totalizzato 100 punti !
Ed ecco finalmente fù rivelata la prima gara: molto semplicemente era una gara di massima velocità nella corsa breve, cioè l’attraverasata della piazza, lunga circa 100 metri. I 10 concorrenti furono allineati ad una estremità del percorso, dietro una bianca riga di gesso tracciata sull’erba. Il traguardo era dalla parte opposta, oltre un’altra riga bianca, dove erano anche i giudici di gara per stabilire la classifica.
Victor fece diversi esercizi per riscaldarsi i muscoli dopo che il Mago glieli ebbe ben massaggiati. Architagora gli raccomandò la massima prontezza nello scatto e di spingere al massimo, ma restando col corpo inclinato in avanti per i primi 40 metri, curando soprattutto la rapidità di frequenza dei passi, per poi allungare progressivamente le falcate, curando molto la spinta dei piedi e distendendosi con movimenti sempre potenti ma sciolti nella seconda metà del percorso.
Al suono della tromba che dava il via Victor scattò, partendo tra i primi, poi le rapidissime spinte dei suoi piedi furono tali da sollevare dietro di lui ciuffi d’erba e perfino frammenti di terra ( ma ciò era dovuto anche ad un trucco ideato dal Mago, che gli aveva preparato, per quel tipo di corsa, delle scarpe con minuscoli chiodi, che spuntavano appena dalle suole, così che le sue spinte poderose non scivolassero sul terreno, rendendo così al massimo…).
A metà gara Victor era tuttavia terzo, superato di soli pochi centimetri dal Cinese Won Lin Uan e dal polacco Yakowskj, entrambi dal fisico molto possente, in grado di ottenere il massimo in accelerazione.
Ma poi, progressivamente Victor si allungò, con falcate armoniose, quasi senza sforzo, raggiungendo i due avversari ed infine superandoli, se pur di poco, sulla linea del traguardo. La stessa cosa aveva fatto anche il principe Indiano Karimbad, che riuscì a superare il polacco, ma non il Cinese: Victor aveva vinto la prima gara !
Secondo era Won Lin Uan, terzo Karimbad, quarto Yakowskj e poi gli altri, a seguire.
Così Victor aveva guadagnato i suoi primi 10 punti, tra gli applausi e le grida della gran folla presente. I primi 3 arrivati furono allora accompagnati davanti al palco del Re Imperatore, che insieme alla sua bellissima figlia si congratulò con loro, spronandoli a continuare così per le gare successive.
La Principessa Monia, vista da vicino era davvero una bellissima ragazza, i lunghi capelli ondulati, morbidi come la seta, i grandi occhi limpidi sottolineati da lunghe ciglia vibranti, le leggiadre forme del corpo sinuoso, le labbra carnose dal sorriso luminoso…
Ma fù poi già tempo per la seconda prova, annunciata a gran voce dal banditore, per spiegarla sia ai concorrenti che al pubblico: ai limiti del grande campo di gare c’era un laghetto dall’acqua profonda, oltre il quale terminava un boschetto di piante di bambù. Sul bordo del laghetto, ai margini del prato, era stata montata una sorta di porta, fatta giusto con le canne di bambù, alta circa 4 metri. La seconda prova consisteva nel superare quella porta, saltandola e senza farla cadere !
I concorrenti, precisò il banditore, per riuscirci potevano usare solamente ciò che avessero trovato nel perimetro del campo, ma senza farsi aiutare da nessuno.
Avrebbe vinto chi fosse riuscito a “saltare” quella porta nel minor tempo possibile, avendo a disposizione soltanto 10 minuti per farlo. Chi non fosse riuscito avrebbe potuto riprovare in turni successivi, con la porta via via abassata, ogni volta di 20 centimetri.
Ma per evitare di avantaggiare i concorrenti con l’esperienza di chi li aveva preceduti, tutti sarebbero stati rinchiusi negli spogliatoi e da li richiamati, uno alla volta per il suo turno.
Era una prova di agilità, di forza, ma che richiedeva soprattutto inventiva, fantasia creativa per soluzioni “tecniche”. Victor superò rapidamente la perplessità per quella difficilissima prova, ricordando alcuni dei tantissimi esercizi e problemi che il Mago Architagora gli aveva dato da risolvere. Guardò allora verso il Mago, che era lontano, tra la folla del pibblico, gli fece alcuni rapidi segni e lui assentì vigorosamente con il capo, sorridendo.
La regola del Torneo prevedeva che il concorrente in testa fosse il primo a tentare ogni prova successiva, seguito dal secondo, poi dal terzo e così via, sino al decimo.
Ciò era uno svantaggio per i primi, perché non dava tempo per prepararsi mentalmente alla gara, di studiare possibili soluzioni. Del resto permetteva anche di evitare la tensione, il nervosismo dell’attesa.
Toccò quindi subito a Victor, che scese in campo, andò subito davanti alla porta per valutarne meglio l’altezza e controllò la consistenza del prato davanti ad essa, cui cui effettuare un’eventuale rincorsa. Andò poi decisamente da una delle guardie armate che circondavano il campo di gara ai suoi limiti e gli chiese la sua spada.
Il guardiano rimase perlplesso, ma Victor, per non perdere tempo, si rivolse ai giudici di gara, ricordando la regola del concorso appena annunciata, per cui si poteva utilizzare tutto ciò che era presente nel perimetro del campo.
I giudici parlottarono brevemente tra di loro per confermare infine che si, Victor poteva avere la spada..Avutala il giovane corse davanti alla porta del salto e vi scavò, poco prima della base, una piccola buca, compattandola poi bene con il piede.
Corse allora al boschetto di bambù e scelse accuratamente una canna ben dritta, non troppo grossa ma neppure sottile, lunga circa 5 metri e la tagliò alla base.
Con quella in mano, bilanciandola bene mentre correva, tornò sotto la porta del salto, piazzò un’estremità della lunga canna nella piccola buca e provò poi a spingervela dentro stando all’estremità opposta. Spinse diverse volte, flettendo leggermento il palo di bambù e sollevandolo sopra la sua testa.
Guardò poi il grande orologio sopra le tribune gremite di folla: erano già passati quasi tre minuti, gliene restavano sette per superare la prova.
Partendo allora dalla base della porta, in direzione opposta al laghetto che si trovava subito dopo di quella, contò 40 lunghi passi, bilanciando sempre tra le braccia la lunga pertica di bambù. Giunto a 40 passi si girò, guardò attentamente la sommità della porta da superare, quasi a studiarne l’altezza, poi partì in una veloce, progressiva rincorsa verso l’altissimo ostacolo, tenendo tra le mani, di fianco e leggermente inclinato verso l’alto, il bambù.
Giunto davanti alla porta alla massima velocità, abbassò la canna piantandola nella buca, facendo il massimo sforzo per rimanervi appeso dall’altra parte, mentre quel palo di bambù si alzava, leggermente arcuato sotto la spinta del peso del giovane atleta, che fù proiettato in alto dallo slancio, volò su, fino all’altezza massima dell’ostacolo, mentre la folla urlava come impazzita: nessuno aveva mai visto né immaginato un esercizio del genere !
Ma giunto all’esaurimento della spinta Victor, pur essendo a quel punto perfino più in alto dell’ostacolo, non aveva più spinta per riuscire a superarlo, ad andare oltre per tuffarsi nell’acqua del laghetto, come era unicamente possibile fare.
Ricadde quindi all’indietro e fù molto attento a non farsi male, da quell’altezza !
Erano passati più di 5 minuti, il tempo stringeva, ma Victor mantenne tutta la calma necessaria per tentare di nuovo, al meglio della concentrazione.
Tornò a misurare i 40 lunghi passi della rincorsa e poi, mentre faceva alcuni profondi respiri, si girò verso il mago lontano, tra la folla, che gli fece un breve gesto con le mani. Victor capì, ed aggiustò allora l’impugnatura del bambù, più in basso di circa un piede: aveva capito che nella posizione precedente, più alta, avrebbe esaurito tutta la spinta verso l’alto, prima di riuscire a superare l’ostacolo, come gli era pocanzi accaduto. Tornò a concentrarsi sulla sommità dell’ostacolo poi partì, velocissimo, in una crescente, rapida frequenza di falcate, ma sempre sciolto ed agile.
Imbucò con forza il bambù alla base della porta e poi volò in alto, appeso alla sua estremità, come aveva già fatto prima. Ma questa volta, arrivato all’altezza della traversa superiore aveva ancora spinta sufficiente per buttarsi oltre quella senza toccarla, volando nel sottostante laghetto, con un tuffo magistrale !
La prova era superata ! Il mago guardò l’orologio: erano passati otto dei dieci minuti disponibili. La folla urlava come impazzita gridando ripetutamente il nome di Victor !
Che risalì grondante dall’acqua, si asciugò e andò a ritirarsi nella zona del riposo, ai margini del campo.
Ma fece allora un grande errore, che avrebbe potuto costargli la vittoria in quella gara: dimenticò sul campo, accanto alla base della porta ostacolo, l’asta di bambù che gli aveva permesso di superarla ! Che diventava così un preciso, formidabile riferimento per il concorrente successivo: la chiave fondamentale per la soluzione del problema di come superare quell’altissimo ostacolo !
Anche la piccola buca alla base era un chiaro indizio, avrebbe dovuto nasconderla ricoprendola e compattandola.
Il Mago se ne rese subito conto e cercò di attirare l’attenzione di Victor per fargli dei segnali, ma lui era beatamente distratto dall’euforia dell’ottimo risultato e non fece attenzione al Mago.
Poi fù comunque troppo tardi, perché venne il concorrente successivo, il Cinese Mandarino Won Lin Uan, che grazie ai chiari segnali, involontariamente lasciati da Victor sul campo, in pochi minuti capì come si poteva superare il difficile ostacolo. Ma per fortuna la tecnica di salto del Cinese lasciava a desiderare: o impugnava troppo alto, o sollevava il pendolo del suo corpo sull’asta troppo in anticipo, oppure era in ritardo…fatto è che allo scadere dei 10 minuti disponibili, pur avendo tentato tre salti non era riuscito ad andare oltre l’ostacolo, passando così al turno successivo.
Peggio fù per i concorrenti che seguivano, perché il Cinese non fece l’errore di Victor: nascose per bene l’asta ai limiti del campo, e riempì per bene la fossetta d’imbucata, compattandola poi con l’erba.
Nessuno riuscì a saltare al primo turno, al termine del quale fù allora chiaro che anche quella gara era stata vinta da Victor, che ora vantava punteggio pieno: 20 punti !
Al secondo turno la porta fù abbassata a 3,80 cm., e solo il Cinese, che ormai aveva imparato la tecnica, riuscì a superarla, ma allo scadere dei suoi dieci minuti di tempo. Tutti gli altri dovettero passare al terzo turno, con la porta scesa a 3,60 cm., e solo allora alcuni riuscirono a saltarla, avendo finalmente realizzato quale tecnica adottare. Ma la maggior parte dovette passare a diversi turni successivi per poter infine riuscire. L’ultimo concorrente saltò infine l’ostacolo, abbassato ormai a 180 cm., senza l’aiuto di alcun attrezzo, solo con la spinta delle sue gambe !
Questa prova fù nel complesso talmente lunga che si concluse solo quando era ormai sera, alla luce di fiaccole e lampioni. Ma nel frattempo i Giudici del Torneo avevano deciso di iniziare nel frattempo la terza gara, sottoponendovi quei concorrenti che, come Victor avevano già terminato la seconda.
La terza prova consisteva nel risolvere un problema di logica matematica, applicata alla fisica di base, e fù Victor il primo a doverla affrontare.
In una grande sala del Castello Reale, alla presenza di un pubblico selezionato in grado di apprezzare quel tipo di gara, i Giudici del Torneo posero a Victor questo problema d’esame:
“Tre ladri stanno fuggendo in barca, con una cassa piena d’oro, sul lago artificiale che circonda il Castello, inseguiti da un'altra barca con a bordo le guardie.
La barca dei ladri, appesantita dal peso dell’oro, è più lenta e rischia di essere presto raggiunta da quella delle guardie. Uno dei ladri dice che sarebbe meglio buttare in acqua la cassa dell’oro, per alleggerire la barca e renderla più veloce, recuperando così la velocità necessaria per fuggire e ritornare poi di nascosto a recuperare il tesoro.
Ma il secondo ladro dice che buttare la cassa nel lago potrebbe essere molto pericoloso: l’ingombro della cassa affondata nell’acqua potrebbe infatti alzare il livello dell’acqua, che tocca già l’orlo della diga che forma il lago, così da provocare una cascata erosiva che potrebbe far crollare l’ormai vecchia e debole diga ! Se ciò accadesse finirebbero tutti risucchiati e travolti nel disastro del crollo !
Il terzo ladro, dopo aver riflettuto qualche secondo, dice la sua: per me non succede niente di tutto questo, anzi: se buttiamo la cassa con l’oro nel lago il livello dell’acqua diminuirà !
Nel frattempo la barca con le guardie è sempre più vicina, non c’è tempo per altre chiacchere, bisogna prendere una decisione ! Quale: buttare la cassa nel lago o mantenerla a bordo, sulla barca ?”
Questo il problema della terza prova. Finito di leggerlo, il Capo dei Giudici ricordò a Victor che aveva 10 minuti per dare la sua risposta.
Il ragazzo sorrise tranquillo: per lui la domanda era sin troppo facile !
Quante volte il suo Maestro, il Mago Architagora gli aveva dato da risolvere problemini di Fisica come quello…, comunque molto simili !
Rispose quindi immediatamente: “Ha ragione il terzo ladro: buttando la cassa con l’oro nell’acqua il livello del lago si abbasserà”.
I giudici lo guardarono sbalorditi: non erano ancora passati 10 secondi dei 10 minuti disponibili e quel concorrente aveva già dato la risposta, ed era quella giusta !
Ripresosi anche lui dallo stupore, il Capo dei Giudici gli disse allora:
“Bravo, la risposta è esatta ! Ma sai spiegarmi il perché di questo strano fenomeno ?” “Certamente” Rispose Victor: “E’ una questione di Massa, cioè di Peso Specifico delle cose, ossia di peso per l’unità di volume. La barca ad esempio ha un peso specifico inferiore a quello dell’acqua, altrimenti non galleggerebbe, mentre l’oro ha un peso specifico molto supeiore, almeno 4 o 5 volte quello dell’acqua, ed è perciò che va subito, velocemente a fondo. Fintanto che l’oro resta a bordo il suo gran peso viene ben sopportato dal notevole volume della barca, alzandone però il livello della linea di galleggiamento: con lo scafo più immerso la barca è quindi più lenta perché per avanzare deve spostare una maggior quantità d’acqua.
Buttando in acqua la cassa con l’oro il livello della barca si alzerà fuori dall’acqua per un volume assai maggiore di quello della cassa, proporzionato al suo maggior peso specifico di quella, quindi il livello del lago diminuirà.”*
*(v. chiarimento alla fine del racconto)
La risposta fù così completa ed esauriente: “Bravissimo, disse a Victor il Capo dei Giudici” mentre tutti nella grande sala scoppiavano in un fragoroso, frenetico applauso per l’esito della prova di quello che si dimostrava essere un grande Campione, il probabile vincitore del Torneo !
Victor tornò quindi nell’enorme campo di gara all’ aperto, dove il gran pubblico presente, informato della sua prestazione nella terza prova, urlava ed applaudiva forsennatamente per il suo risultato.
E intanto, mentre continuava la gara del salto della porta, con i concorrenti ormai giunti al terzo turno, Victor dovette affrontare, sempre per primo, la sua quarta prova: il lancio del disco. Era questa una prova semplice, banalmente classica, che si diceva risalisse ai tempi degli antichi Greci. Tuttavia era importante svolgerla al meglio per raggiungere il massimo punteggio possibile.
La zona di lancio era una piattaforma di pietra di 2 metri di lato, sita all’estremità del campo opposta a quella dove si svolgeva la prova di valicamento della porta che Victor aveva già brillantemente superata.
Era apparentemente una prova più di forza che di agilità: vi risultavano infatti tradizionalmente favoriti gli atleti più massicci, più forti, di taglia maggiore alla media. Victor era forte e prestante, fisicamente ben dotato, ma tra i concorrenti al torneo c’era sicuramente chi era prestante più di lui, superandolo in altezza, peso e masse muscolari.
Ma Victor aveva ben imparato dal Mago suo Maestro che più della “quantità” era la “qualità” che contava ! Conosceva bene la grande importanza dell’agilità, dell’intelligenza dei movimenti e della loro velocità d’esecuzione.
Il Mago si era perfino spinto ad anticipargli una semplice ma fondamentale formula della fisica che di lì a qualche secolo avrebbe rivoluzionato il mondo della scienza:
l’Energia è uguale al prodotto della Massa per il quadrato della Velocità*.
**( v. spiegazione al termine del racconto)
Che vuole semplicemente significare come per determinare la “forza” sia molto più importante la “velocità” che non la “massa”. Per cui ad esempio, un atleta assai più veloce può batterne uno più pesante in un’azione di forza !
Per non parlare poi dell’importanza dell’abilità con cui viene svolto il movimento atletico.
Victor si trovava ora ad affrontare i suoi avversari più temibili, i pochi che erano finora riusciti a saltare la grande porta: Won Lin Uan, Karimbad e Jakoswky.
E purtroppo anche questa volta aveva il vantaggio di essere il primo, di poter quindi suggerire involontariamente ai suoi avversari eventuali tecniche di lancio migliori.
La gara prevedeva solo due prove di lancio a disposizione dei concorrenti, che si sarebbero succeduti l’un l’altro dopo ogni prova.
Victor entro in pedana, raccolse il disco di pietra, liscio e pesante, lo soppesò attentamente tra le mani, poi si avvicinò al limite del quadrato di lancio verso il prato dondolando tra le mani la pesante pietra. Non era la prima volta che faceva quell’esercizio: era uno dei tanti che il Mago gli aveva insegnato a svolgere.
Il ragazzo sapeva già bene quanto fosse importante la velocità di esecuzione del lancio, ma anche il suo controllo e l’inclinazione della parabola, che non doveva essere bassa, ma neppure troppo alta, così da planare bene sull’aria, poggiandovisi il più a lungo possibile.
Il Mago non aveva perso occasione, facendogli svolgere quell’esercizio, di insegnargli le basi elementari della Balistica, cioè la scienza che studia la gittata degli oggetti, perlopiù applicata allo sparo dei cannoni e delle catapulte, ma applicabile benissimo al lancio di frecce, lance, pietre, giavellotti e sicuramente anche del “disco” in atletica.
Victor sapeva che per quel l’angolo di uscita ideale era sui 40 gradi. Sapeva inoltre che la velocità massima d’esecuzione era data dalla rotazione centrifuga a braccia distese, in un crescendo progressivo, tale da non rischiare il distacco accidentale dell’attrezzo dalle dita per un accelerazione troppo brusca. Era infine importante il controllo finale delle dita della mano che ghermiva il disco, la cui presa era fondamentale: soprattutto il pollice doveva rimanere nella giusta posizione, quella che avrebbe permesso l’inclinazione giusta in uscita: se lo avesse inavvertitamente rilasciato alzandolo, il disco avrebbe sfarfallato verso l’alto, esaurendovi gran parte della sua spinta anziché volare lontano sul prato.
Ricco di tanta teoria e di qualche esperienza, Victor si apprestò dunque al suo primo lancio: con le gambe ben piegate e sufficientemente allargate fece alcune rotazioni, roteando la pietra con le braccia aperte, lontane dal corpo. Poi si raccolse nel massimo piegamento e nella maggior torsione del busto, subito rialzandosi in uno scatto progressivo, come una molla: il disco uscì velocisimo dalla sua mano, volando piatto, senza sfarfallamenti, planando sull’aria grazie ad una perfetta inclinazione, per atterrare infine lontano, verso la metà del prato.
La folla urlava al gesto del campione, per l’esito di quel gran lancio che fù dai giudici misurato in 142 piedi, circa 43 metri. Victor rintracciò tra la folla il suo Maestro che sorridendo mostrava il pollice alzato, segno di approvazione.
I concorrenti successivi fecero del loro meglio, e non fù poco, ma soltanto il Capitano Jakowsky, dal fisico possente, alto dieci centimetri più di Victor e con una formidabile apertura di braccia, tale da favorire al massimo la velocità in quanto forza centrifuga, riuscì a scagliare più lontano di Victor il greve disco: 147 piedi, più di 44 metri !
Quando Victor tornò in pedana di lancio per la sua seconda ed ultima prova, sapeva che doveva ora tentare il tutto per tutto ! Guardò verso il suo Maestro che gli fece un cenno molto significativo, quello che lui si aspettava. Il Mago aveva accennato con la mano,l’indice alzato, il movimento di un giro…e Victor aveva capito: doveva ora tentare la nuova tecnica, quella della rotazione completa, gambe incluse.
Con il Mago l’aveva già provata, come esercizio di studio per il perfezionamento del lancio: i risultati erano stati promettenti, con lanci incredibilmente lunghi, ma anche con molti errori. Avrebbero dovuto perfezionare quella tecnica con molto esercizio, ma presi da tante altre cose, molte più importanti, non l’avevano poi mai fatto.
Ma ora non c’era da dubitare: il giovane campione avrebbe dovuto provare in quel modo, o la và o la spacca. Anche perché difficilmente, lanciando come aveva fatto prima, sarebbe riuscito a superare il possente e tuttavia velocissimoJakowskj.
Incitato dalle grida dei suoi ormai tanti tifosi, Victor, primo nella classifica provvisoria, entrò in pedana, prese il disco di pietra, ma andò all’estremità del quadrato più lontana dal settore di lancio, iniziandovi i movimenti dondolanti di preparazione: sembrava incredibilmente che volesse lanciare da li, con uno svantaggio di circa 4 piedi.
Ci fù un diffuso mormorio, cui seguì il silenzio dell’attesa.
Nessuno guardava più le prove del salto della porta, tutta la folla aveva puntati gli occhi su Victor ! Che giunto al massimo del raccoglimento, gambe piegate e busto in torsione, partì con un saltello, roteando su se stesso come un agile ballerino, ritrovandosi subito col piede più avanzato sull’orlo esterno della pedana, dove si rialzò con uno scatto velocissimo per concludere la vorticosa rotazione.
Il disco volò alto, appena leggermente sfarfallando, ma con una spinta tale da non lasciare dubbi di quanto lontano sarebbe andato a finire: cadde alla metà del campo, tra le urla in boato assordante degli spettatori esaltati al massimo !
Victor, trascinato dall’impeto vorticoso della rotazione, dovette fare un notevole sforzo per non uscire dalla pedana sul prato, ciò che avrebbe invalidato la sua prova e ci riuscì sfogando la sua spinta residua in un'altra piroetta all’interno del quadrato.
160 piedi ! oltre 48 metri fù misurato quel lancio !
E subito i suoi avversari tentarono di imitarlo, ma con scarsa fortuna: non era certamente facile improvvisare quella tecnica, apparentemente semplice, ma in realtà di esecuzione molto complessa.
Ne beneficiò comunque l’Indiano Karimbad che, fosse per bravura, sicuramente per fortuna, riusci ad imbroccare una sifatta rotazione che gli permise di migliorare il suo precedente risultato, salendo a 151 piedi, 45 metri e mezzo, superando così Jakosky, il quale, nel suo analogo tentativo, era finito fuori pedana: lancio nulo.
Anche il Cinese Won Lin Uan aveva tentato la nuova tecnica, ma alla fine della rotazione il disco gli era sfuggito di mano, volando basso, lateralmente, senza esito.
Fù allora chiaro che, in assenza di improbabili esploit degli altri concorrenti, ancora impegnati nella seconda e terza prova, Victor si sarebbe confermato alla grande in testa alla classifica con punteggio pieno : 30 punti !
Ma solo il giorno dopo si sarebbe saputo l’esito, essendo in ritardo gran parte dei concorrenti, soprattutto a causa della prova di superamento dell’alta porta.
Victor raggiunse infine il Mago e il suo cane Nuppo, per andarsene con loro, a riposare dopo una lunga seduta di massaggio e di esercizi di ossigenazione e rilassamento.
Nuppo, reso invisibile e muto dal Mago Architagora, aveva potuto assistere alle gare del suo amico padrone, manifestando il suo grande entusiasmo solo dimenando alla grande la coda, che nessuno però poteva vedere.
E nessuno quella sera sapeva che il giorno dopo Victor avrebbe dovuto affrontare la prova forse più difficile ed impegnativa: quella della “fuga dalla torre”.
Fine della seconda parte.
Nonnorso
*Supponendo che la barca abbia un Volume (Stazza Lorda) di 500 litri ed un peso di 150 kg. e che la cassa con l’oro abbia un Volume di 30 litri ed un peso di 120 kg, se vogliamo disturbare Archimede, la barca con su l’oro per galleggiare ha bisogno di una spinta verso l’alto pari al suo peso, spostando un corrispondente volume d’acqua: 270 kg. per 270 litri.
Se togliamo l’oro la barca si alleggerisce da 270 a 150 kg., le basterà quindi una spinta di 150 litri d’acqua spostata per galleggiare, 120 litri di meno rispetto a prima.
D’altro canto, la cassa affondata nel lago lo ingombrerà con tutti i suoi 30 litri.
Avremo quindi infine, per differenza, 90 litri di minor ingombro totale: 120 in meno per la barca
a dedurre 30 in più per l’oro affondato.
Va tuttavia notato che nella realtà, per quanto il lago possa essere piccolissimo, un ingombro di 90 litri, distribuito sulla sua pur minima area equivale ad uno spessore di “micron”, cioè millesimi di millimetri, in pratica irrilevante ai fini della sua esondazione.
A meno di voler considerare il “micron che fa tracimare il vaso…”
(l’esempio non considera il peso degli uomini a bordo, algebricamente irrilevante ai fini del calcolo)
** e= mc2, è la formula base della toria della relatività di Einstein, ma è anche semplicemente una elementare formula matematica per misurare l’intensità di una Forza. Come nel facile esempio:
se un uomo di 90 chili applica una spinta di 100 km/ora (lancio del disco) la FORZA risultante sarà =
90 per il quadrato di 100, cioè 90 x 10.000 = 900.000.
Un altro uomo di 100 chili applica invece una spinta di 90 km/ora, la forza risultante sarà =
100 per il quadrato di 90, cioè 100 x 8100 = 810.000.
La FORZA complessiva risultante sarà quindi a favore dell’uomo meno pesante ma più veloce.
A parità di tecnica esecutiva, ovviamente.
E’ in ogni caso evidente come l’importanza della “Velocità” prevalga su quella della “Massa”
Ma altrettanto ovviamente, a parità di Velocità è la Massa maggiore a prevalere.
(Bob Fischer, grande campione degli scacchi,
dove è la "massa" del cervello a prevalere...)
dove è la "massa" del cervello a prevalere...)
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