domenica 12 giugno 2011

GILLIAT...IL MOSTRO 2



GILLIAT...IL MOSTRO
2^ Parte
(nella foto qui sopra le "Roches Douvres" come sono attualmente)

Il piroscafo Durand doveva arrivare in porto a Guernesì quella sera, ma l'attesero invano. Mastro Letierrì immaginò che Messer Cublen avesse rimandato la partenza a causa della nebbia e ne approvò la prudenza.
Il giorno dopo un forte vento da Nord aveva restituito sul mare un'ottima visibilità, ma giunta la sera nulla, della Durand non arrivarono neppure notizie nè segnalazioni. Altre navi giunsero, che avevano potuto incrociarne la rotta, ma nessuno l'aveva vista.
La preoccupazione allora divenne grande e Mastro Letierrì quella notte non riuscì a dormire, estremamente allarmato dall'inspiegabile ritardo.
Il giorno successivo arrivò infine una nave da Dover, il cui Capitano aveva visto salpare la Durand verso la nebbia, il primo mattino di due giorni prima!
Notizia peggiore non poteva giungere: era quindi ormai evidente che la Durand aveva avuto problemi molto gravi perchè si potesse giustificare un ritardo come quello. Immediatamente fù dato l'allarme a tutte le imbarcazioni, a tutte le navi, perchè vigilassero alla ricerca di una traccia e comunque passassero parola...Allora non esistevano telegrafo senza fili, nè tantomeno la radio e quello delle segnalazioni a vista tra le navi che s'incrociavano in mare, era l'unico sistema per diffondere informazioni e notizie.

Anche Gilliat aveva saputo della scomparsa della Durand e nei suoi giri solitari di pescatore fù più attento del solito nel guardare in giro per il mare se vedesse qualche segnale, qualche relitto, qualche traccia del piroscafo di Mastro Letierrì.
A bordo della sua "pancia"Gilliat si spingeva a volte anche molto al largo, alla ricerca di banchi di pesce più grossi e più tanti.
Sopratutto quando andava a caccia di tonni o perfino di pesci spada, arrivava così lontano da non scorgere quasi l'Isola di Guernesì da cui era partito

La sua barca, la "pancia", l'aveva chiamata così perchè era molto larga, aveva uno scafo particolarmente adatto a quel mare, larghi fianchi, alti parapetti e quindi un ottima capacità di carico; ma poi scendendo verso la chiglia la sua linea diventava filante, quasi affusolata, sorretta comunque da una robusta e profonda opera di deriva, un pesante bulbo, lungo quanto la linea d'immersione dello scafo, cui garantiva una grande stabilità, anche quando tutte le tre vele dell'imbarcazione fossero state alzate per prendere un forte vento al traverso.
Su quella barca grande e capace, usando opportunamente paranchi delle drizze, Gilliat riusciva a sollevare a bordo pesanti tonni, ma anche pesci spada di svariati quintali !
Che a volte si divertiva a pescare, più che altro per sfida e per il gusto di sbalordire la gente di Guernesì, incredula che un solo uomo, un pescatore solitario, potesse ricondurre a riva siffatte prede ! Ciò che incrementava la sua cattiva fama di diabolico figlio di una strega.

Settegiorni dopo la scomparsa del piroscafo Durand, aprofittando di una bellissima giornata di sole e di vento fresco da Ovest, che gonfiava le vele facendo volare la "pancia"sulle onde della manica, Gilliat si trovò presto al largo, molto al largo dall'Isola. E più oltre ancora si spinse poi, all'inseguimento di un grosso pesce spada che continuava a fare alti ed acrobatici salti fuori dal mare, ricadendo sull'acqua con grandi tonfi e sollevando enormi spruzzi.
Gilliat cercava di superarlo per potergli buttare la grossa esca al traino che gli aveva preparato, ma non era facile neppure raggiungerlo.
Totalmente preso e distratto da quella caccia non si accorse di essere giunto in vista delle terribili Druve, gli enormi, altissimi scogli, simili a due torri di granito tagliente, poste in mezzo al mare della Manica come a delimitare una porta per l'inferno !
Le vide, con sorpresa ed orrore quando ormai si trovava distante neppure mezzo mezzo miglio da quei giganteschi denti di squalo.
Il suo pesce spada dirigeva tranquillamente in quella direzione, senza paura, ma lui capì che non era più il caso d'insistere. Lasciò comunque procedere la barca, ma poggiando verso il gran lasco, sdramatizzandone perciò l'andatura e puntando a dritta, in modo da avvicinare sottovento, in sicurezza, quel terribile, meraviglioso spettacolo della natura in mezzo al mare.
Gilliat conosceva già le Druve, aveva avuto altre occasioni per avvicinarle, ma non in una giornata così favorevole ad apprezzarne da vicino la maestosa visione. Per giunta, arrivato fin là, ne valeva a maggior ragione l'occasione.
Decise di avvicinarsi il più possibile. Attento, pronto a cogliere sfumature di colore diverso nell'acqua, segnale di scogli affioranti, lascò le vele così da sventarle in modo da ridurre al massimo l'andatura, mantenendo tuttavia una velocità sufficiente a governare in sicurezza la barca.
La sua intenzione era quella di strambare intorno alle Druve, aggirarle con il vento in poppa per poi riprendere il ritorno, stringendo di bolina da Nord Est.
Ma come ebbe superato il lato Sud delle Druve vide immediatamente il relitto:
la ciminiera della Durand, l'unico piroscafo a vapore che incrociasse allora in quel mare, affiorava appena dall'acqua, giusto sotto le drammatiche torri.
Gilliat ebbe un sussulto che subito riuscì a controllare. Trovandosi in posizione di sicurezza rispetto a vento e mare sventò completamente le vele sino a fermarsi.
Era a neppure cento metri dalle Druve e poteva leggere chiaramente sul bordo del fumaiolo le insegne di Mastro Letierrì. Intorno, tra e sugli scogli accuminati, aguzzando la vista potè scorgere frammenti della nave, travi di legno, ferri deformati dagli urti, sartiame ondeggiante sui flutti. Ma nessun segno di vita, nessun corpo galeggiare sorretto dai gas della putrefazione.
Provò a gridare, ripetutamente, ma ne ebbe solo lo stridio dei gabbiani che si levavano al suo richiamo.
Calcolò anche di avvicinarsi ulteriormente, ma a che pro ?
Quel che c'era da vedere gli risultava fin troppo chiaro, nè avrebbe potuto avvicinandosi essere d'aiuto a chicchessia.
Cazzò infine le vele, terminò il giro intorno alle Druve e riprese bolinando la via del ritorno: aveva un ben triste messaggio da recare.

Dopo circa tre ore Gilliat era già a Guernesì, a casa di Mastro Letierrì.
Il povero vecchio lo guardò con volto assai serio e preoccupato, presagendo la brutta notizia ma incredulo che fosse quel ragazzo, quel misero pescatore a recargliela. Ma Gilliat fù inesorabile, spietato nella disarmante semplicità della sua testimonianza. Fornì ogni dettaglio, ogni particolare possibile, ma la sua descrizione non aveva comunque bisogno di particolari riscontri: i pochi elementi riferibili erano del tutto inequivocabili: la Durand era affondata nella nebbia, spinta da onde alte e dirompenti nella terribile trappola delle Druve, la peggiore che ci fosse in tutto il mare della Manica: la porta per l'inferno. E tutti erano probabilmente morti, Messere Cublen con l'equipaggio, i pochissimi passeggeri imbarcati ed una dozzina di bovini facenti parte del carico.

Mastro Letierì, nonostante la sua fortissima fibra ed il fiero carattere ebbe un malore, subito soccorso dalle donne di casa, tranne la leggiadra Deruscet, corsa subito a chiamare il dottore in aiuto per il padre.
Il povero Gilliat si sentì colpevole della terribile notizia che aveva portata e si allontanò nella confusione, sentendo inadeguata la sua presenza in quella casa dove tanto dolore aveva involontariamente recato.

Passarono i giorni, giorni di grande pena per Mastro Letierri e per tutti coloro che avevano perso parenti ed amici nel naufragio. Mastro Letierrì aveva con la Durand perduto la gran parte del suo capitale e l'importante reddito che gliene derivava. Non aveva per fortuna debiti, ma certamente avrebbe dovuto assai ridimensionare il suo stile di vita dopo quella perdita, sopratutto per quanto riguardava la dote da attribuire alla figlia perdiletta.
La perdita della nave era la più grave, ma si sommava fatalmente al furto dei preziosi che aveva subito qualche anno prima !
L'immeritevole Gilliat fù poi a maggior ragione tacciato dalla gente di essere un indemoniato frequentatore di streghe: solo lui poteva avvicinare le Druve e scoprire in così breve tempo il luogo e le cause del naufragio !
Del quale taluno arrivò a supporre fosse stato lui l'artefice, in forza di qualche diabolico maleficio. Roba da finire al rogo…!

Gilliat però non sapeva resistere alla tentazione d'incontrare, di vedere almeno da lontano la bella Deruscet, che il suo nome aveva tracciato nella neve dello scorso inverno. Così si trovava spesso a gironzolare dalle parti di casa Letierrì. Ebbe allora una volta modo di ascoltare, tramite una finestra aperta, un discorso accorato, quasi un appello che Mastro Letierrì stava facendo ad alcuni notabili che erano andati a trovarlo.
Essi stavano discutendo, su basi assolutamente teoriche, circa la totale improbabilità di poter recuperare almeno il motore a vapore, tutta la parte in ferro dell'affondato piroscafo Durand.
Chi avrebbe mai potuto affrontare quel mare, quegli scogli terribili e con quali mezzi? Un lavoro chiaramente impossibile, oltre ogni facoltà umana.
A quel punto Gilliat udì Mastro Letierrì affermare perentoriamente che, se mai ci fosse stato qualcuno capace di così miracolosa impresa ebbene, lui ne avrebbe fatto il suo socio, affidandogli il comando di un nuovo piroscafo, motorizzato con il recupero effettuato. Ed il proprio genero, facendogli sposare sua figlia Deruscet ! La quale essendo presente, subito ribadì la promessa del padre, facendola sua. "Ed io lo sposerò!"
Gilliat rimase totalmente abbacinato da quella dichiarazione, catturato nel profondo della sua anima, dove le più grandi aspirazioni ed ambizioni aveva inconfessate neppure a se stesso !
Sposare Deruscet ! Quale premio più ambito per l’esercizio dell’impossibile !
La dolce, leggiadra, bellissima fanciulla che quell’inverno l'aveva... nominato sulla neve...
Gilliat era un giovane uomo, assai forte, accorto ed esperto nei pochi, fondamentali aspetti del tipo di vita che gli era sino ad allora capitato di condurre.
Ma in campo sentimentale, così come in diversi altri ambiti, aveva l’ingenuità, l’inesperienza e l'emotività di un bimbo. Cominciò quindi a sognare più che mai Deruscet, a vederla sua, incredibilmente sua, impossibilmente sua…
Ma alla fine di quella divagazione sentimentale affrontò la durissima realtà, da uomo estremamente pratico quale aveva necessariamente imparato ad essere, alla scuola di una vita assai dura e severa, come sempre aveva dovuto affrontare e condurre.
Come recuperare l’apparato motore della Durand ?
Tonnellate di ferro immerse nel turbinoso, enorme frullatore dei terribili scogli delle Druve, incastrato tra quegli enormi denti taglienti? Come anche solo arrivarci la in mezzo, la sotto, e sopravviverci per settimane, forse per mesi, il tempo necessario a svolgere un lavoro impossibile ? Come attrezzarsi con i mezzi necessari?
Come difendersi dalle frequenti, terribili ed inesorabili tempeste?
A Gilliat non mancava senso pratico! Anch'esso faticosamente e dolorosamente appreso alla dura scuola del mare che non perdona.
Quanti resti di naufragio aveva incontrato, quante navi aveva visto lui stesso colare a picco in mezzo agli scogli costieri dell’Isola di
Guernesì ! Quanti cadaveri di annegati gli era capitato di dover recuperare tra quegli scogli, a tempeste chetate!

Ma il premio destinato al vincitore della pazza, impossibile impresa, era per lui assolutamente troppo alettante: valeva sicuramente il prezzo della sua vita !
Vita che ormai non poteva più immaginare di poter vivere senza Deruscet…
L’amatissima fanciulla con cui non aveva mai neppure scambiato una parola !

Gilliat passò due giorni null’altro facendo che pensare, immaginare, calcolare e ricalcolare ogni possibile soluzione del problema, traciando disegni e diagrammi sulla sabia in riva al mare, ricalcolando ogni possibile soluzione ed alternativa, immaginando ogni azione, ogni movimento che avrebbe dovuto compiere, ogni sforzo, perfino ogni eroico e disperato tentativo…Ed infine si convinse che avrebbe potuto farcela, comunque provarci. Egli era anche un provetto ed abilissimo carpentiere navale, mastro d’ascia, ampiamente verificato alla scuola dell’esperienza !

Il terzo giorno era un’altra magnifica giornata d’inizio estate, con il mare icredibilmente piatto, solo leggermente increspato da un leggero vento da Sud Est, ottimo per prendere il largo. La totale assenza di nubi all’orizzonte, il comportamento degli ucelli, il colore del mare suggerivano poi alla sua già lunga esperienza di marinaio pescatore la forte probabilità di durata, almeno per alcuni giorni, di quel clima mite.
Gilliat raccolse nel suo sacco da marinaio i suoi vestiti da lavoro, la cerata per la pioggia con il grande cappellaccio, il pesante maglione di lana grezza, gli stivaloni di gomma, biancheria di ricambio ecc…Poi cibo per molti giorni: gallette secche da marinaio, farina, broccoli ed un gran barattolo di crauti, carne secca e stoccafisso, ed un grande bidone d’acqua dolce…Calcolando che comunque avrebbe potuto anche pescare, tra gli scogli delle Druve, e forse anche raccogliere acqua piovana da bere.
Caricò tutto sulla “pancia”, unendovi la sua cassa degli attrezzi da carpentiere, rinforzata con asce paranchi di riserva, e molte decine di metri di funi, le più robuste.
Gli attrezzi per la pesca erano già a bordo.
Salpò infine alla volta delle Druve, rotta sulla bussola per 45 gradi, che nonostante la limpida giornata non poteva scorgerle ad occhio nudo e non possedeva binoccoli o cannocchiali (e neppure sestante,né cronometro), a quei tampi roba da ricchi capitani.
Gilliat navigava come gli antichi Fenici, come i Vichinghi che avevano attraversato il grande Oceano, regolandosi sullla posizione del sole e delle stelle. In più veva solo una misera bussola, recuperata da un relitto affondato.

Uscendo dalla piccola baia che ridossava la sua casa fece un ampio giro, appositamente per allargare lo sguardo oltre la punta che gli nascondeva il porto di Guernesì e dare così un ultimo sguardo alla casa di Deruscet…colei che, ignara, lo muoveva verso quell’eroica, impossibile avventura.

Fine seconda parte.





















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