È triste dimenticare un
amico.
Sono già sei anni da che
il mio amico se ne è andato con la sua pecora de io cerco di non dimenticarlo
Rischio di diventare anch'io come i grandi che
capiscono solo cifre.
E’ anche per questo che
ho comperato una scatola di matite colorate. Non è facile tornare al disegnare
alla mia età quando non si sono fatti altri tentativi che quello di un serpente
boa dal di fuori e quello di un serpente boa dal di dentro all'età di sei anni.
Cercherò di
fare ritratti somiglianti. Ma non sono sicuro di riuscirci.
Il mio amico non mi dava
mai delle spiegazioni, forse credeva che fossi come lui, ma io,
sfortunatamente, non sapevo vedere le pecore attraverso le casse. Può darsi che
io sia un pò come i grandi.
Devo essere invecchiato.
V
Ogni giorno mi raccontava
qualcosa del suo pianeta. Veniva da sè, per qualche riflessione. Fu così che mi
raccontò il dramma dei baobab. Anche questa volta fu merito della pecora,
perché bruscamente il piccolo principe mi interrogò, come preso da un grave
dubbio:
"È vero che le
pecore mangiano gli arbusti?" "Si, è vero". "Ah! Sono
contento".
Non capii perché fosse
così importante che le pecore mangiassero gli arbusti. Ma il piccolo principe
continuò: "Allora mangiano anche i baobab?" Feci osservare al piccolo
principe che i baobab non sono degli arbusti, ma degli alberi grandi come
chiese e che neanche una mandria di elefanti, avrebbe saputo brucare un solo
baobab.
L'idea della mandria di
elefanti fece ridere il piccolo principe: "Per farceli stare, sul mio
pianetino, bisognerebbe metterli uno sull’altro..."
...metterli uno sull'altro...! |
Poi osservò saggiamente:
"I baobab prima di diventar grandi cominciano con l'essere piccoli".
"È esatto! Ma perché vuoi che le tue pecore mangino i piccoli
baobab?" "Bè! Si capisce", mi rispose come se si trattasse di
una cosa evidente.
Ma non mi fù facile
capire da solo questo problema.
Infatti, sul pianeta del
piccolo principe ci sono, come su tutti i pianeti, le erbe buone e quelle
cattive.
Di
conseguenza: dei buoni semi di erbe buone e dei cattivi semi di erbe cattive.
Ma i semi sono invisibili. Dormono nel segreto della terra fino a che gli
prenda la fantasia di risvegliarsi.
Infestato dai baobab |
Allora si stira, e si spinge
da principio timidamente verso il sole un bellissimo ramoscello inoffensivo. Ma
se si tratta di una pianta cattiva, bisogna strapparla subito, appena la si è
riconosciuta. C'erano dei terribili semi sul pianeta del piccolo principe:
erano i semi dei baobab.
Il suolo ne era
infestato. Ora, un baobab, se si arriva troppo tardi, non si riesce più a
sbarazzarsene. Ingombra tutto il pianeta. Lo trapassa con le sue radici. E se il
pianeta è troppo piccolo e i baobab troppo numerosi, lo fanno scoppiare!
“Bisogna sempre
controllare!", mi disse poi il
piccolo principe.
"Quando si è finito
di lavarsi al mattino, bisogna fare con cura la pulizia del pianeta. Bisogna
abituarsi regolarmente a strappare i baobab appena li si distingue dai rosai ai
quali assomigliano molto quando sono piccoli.
È un lavoro molto noioso,
ma non bisogna mai rimandarlo perché può succedere un disastro. Ho conosciuto
un pianeta abitato da un pigro. Aveva trascurato gli arbusti..." Così il
piccolo principe mi fece disegnare quel pianeta spaventosamente infestato dalla
crescita di un baobab, me lo fece disegnare per mettere sull’avviso tutti coloro
che non conoscono o trascurano quel grave rischio.
Caro piccolo principe,
solo poco a poco ho capito la tua piccola vita malinconica. Per molto tempo tu
non avevi avuto per distrazione che la dolcezza dei tramonti. L’ho imparato
quando mi dicesti: "Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo a vedere un
tramonto…”
E tu sorpreso hai riso di
te stesso dicendomi: "Credo sempre di essere a casa mia!...Mi dimentico
che qui, sul grande globo della Terra occorre aspettare 24 ore prima che ci sia
un nuovo tramonto… Ma sul mio piccolissimo pianeta basta spostare la sedia di qualche passo e riesci
a guardare il crepuscolo tutte le volte che vuoi...
"Un giorno ho visto
il sole tramontare quarantatrè volte!" E più tardi hai soggiunto:
"Sai... quando si è molto tristi si amano i tramonti..."
VII
Un’altra volta mi domandò
all’improvviso, come il frutto di un pensiero a lungo meditato in silenzio:
"Una pecora se mangia gli arbusti, mangia anche i fiori?"
"Una pecora mangia
tutto quello che trova", gli risposi.
"Anche i fiori che
hanno le spine?"
"Ma allora le spine non
servono a proteggerli ?" Non lo sapevo.
Ero in quel momento
occupatissimo a cercare di svitare un bullone troppo stretto del mio motore.
Ero preoccupato perché la situazione cominciava ad apparirmi molto grave e
l'acqua da bere che si consumava mi faceva temere il peggio.
"Le spine a che cosa
servono?" insistette il piccolo principe che non rinunciava mai a una
domanda che aveva fatta.
Ero irritato per il mio
bullone e risposi a casaccio: "Le spine non servono a niente, è pura cattiveria
da parte dei fiori".
Ma allora mi disse
aggressivo: "Non ti credo! I fiori sono deboli. Sono ingenui. Si
rassicurano come possono. Si credono terribili con le loro spine..."
Non gli risposi. In quel
momento stavo pensando: "Se questo bullone resiste ancora, lo farò saltare
con un colpo di martello".
Il piccolo principe
disturbò di nuovo le mie riflessioni. "E tu credi, tu, che i
fiori..."
"Ma no! Ma no! Non
credo niente! Ho risposto una cosa qualsiasi. Mi occupo di cose serie,
io!"
Mi guardò stupefatto.
"Di cose serie!"
Mi vedeva col martello in
mano, le dita nere di grasso, chinato su un oggetto che gli sembrava molto
brutto.
Allora mi vergognai.
Ma lui, senza pietà,
continuò: "Tu confondi tutto...
mescoli tutto!" Era veramente irritato. Scuoteva al vento i suoi
capelli dorati. "Conosco un pianeta su cui c'è un signor Chermisi. Non ha
mai annusato un fiore. Non ha mai guardato una stella. Non ha mai voluto bene a
nessuno. Non fa altro che addizioni.
E tutto il
giorno ripete come te: Io sono un uomo serio! Io sono un uomo serio! E si
gonfia di orgoglio. Ma non è un uomo, è un fungo!" "Che cosa?"
"Un fungo!"
Il piccolo
principe adesso era bianco di collera.
"Da
migliaia di anni i fiori fabbricano le spine . E da migliaia di anni le pecore tuttavia
mangiano i fiori. Non è una cosa seria cercare di capire perché i fiori si
danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che non servono a niente? Non è
importante la guerra fra le pecore e i fiori? Non è questa una cosa più seria e
più importante delle addizioni di un grosso signore rosso?
E se io
conosco un fiore unico al mondo, che non esiste da nessuna parte, altro che nel
mio pianeta, un fiore che una piccola pecora può distruggere di colpo, così un
mattino, senza rendersi conto di quello che fa, non è importante questo!?"
Era diventato tutto rosso
dall’ira, ma continuò: "Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo
esemplare tra milioni di stelle, gli basta per essere felice quando lo guarda. Egli
è contento di pensare: Il mio fiore è là in qualche luogo. Ma se la pecora
mangia il fiore, è come se per lui tutto a un tratto le stelle si spegnessero!
Non è importante
questo!"
Ma poi non riuscì più a
parlare perchè scoppiò a piangere.
Nel frattempo era caduta
la notte ed io avevo abbandonato i miei utensili, non m’importava più del
martello, del bullone, della sete e della morte…
Sul pianeta, il mio, la
Terra, c'era un piccolo principe che piangeva disperato! Lo presi in braccio.
Lo cullai. Cercai di rassicurarlo:
"Il fiore che tu ami
non è in pericolo ... Disegnerò una museruola per la tua pecora... e una
corazza per il tuo fiore... Io... "
Non sapevo bene che cosa
dirgli. Mi sentivo maldestro. Non sapevo bene come toccarlo, come raggiungerlo...
Il paese delle lacrime è così misterioso.
Fine della seconda parte
Le petit prince par Saint Exupery |