Una volta c'erano 3 lupachiotti che si chiamavano Lappi, Lippi e Luppo, che stufi di abitare nel bosco, andarono nei prati vicino alla vecchia fattoria, dove decisero di farsi una casetta. Il lupetto Luppo trovò un bel posto dove farla, vicino al fiume, e cominciò subito a costruire la casa, ma i suoi fratelli Lappi e Lippi invece di lavorare restavano sempre a giocare !
Così Luppo si fece una sua piccola casa da solo, tutta per lui: raccolse pietre dal fiume, argilla dalle ripe per fare i mattoni, procurò calce, ferro e legname, tegole per il tetto, lavorò, lavorò, lavorò tanto e presto la sua casetta fù pronta, bella, solida, resistente al vento, al freddo, agli urti.
Luppo ci andò ad abitare, mentre i suoi fratelli rimasero fuori, nei campi, a prendere freddo e pioggia. Allora andarono dal loro fratello per chiedergli di farli entrare...
Lui li ospitò, ma solo per poco tempo, perchè la sua casetta era troppo piccola per tutti e tre, cioè finchè anche loro non si fossero velocemente fatta la loro casa.
Lappi e Lippi promisero che sì, l'avbrebbero costruita subito, ma invece di farlo continuarono ad andaresene in giro a giocare, cantare, ballare...
Allora Luppo non li fece più entrare.
Intanto il bel tempo dell'estate era finito ed arrivava l'inverno, con il brutto tempo, il gelo, la neve, così Lappi e Lippi furono finalmente costretti a lavorare per farsi un riparo.
Lappi per far meno fatica raccolse paglia e giunchi lungo il fiume, li legò assieme e con quelli ben presto si fece la sua casetta, che non era bellissima, era poco solida, ma comunque restava calda e riparava da freddo, pioggia e neve.
Lippi invece lavorò un pò di più, si procurò della legna e si fece una baracca un pò più robusta, comunque in grado di proteggierlo ugualmente dalle intemperie.
Così alla fine, quando arrivò l'inverno, tutti e 3 i Lupachiotti avevano la loro casetta. Ma arrivò anche il Drago Ghiacciato, che era un grande drago, fatto di bufere di neve, con grandi denti ed artigli di ghiaccio. Il Grande Drago cattivo scendeva dal regno del Nord, superava le montagne, attraversava il bosco e soffiava tempeste di neve e di ghiaccio sui campi, investendo tutto quello che trovava sulla sua strada. Distruggeva tutte le cose, sopratutto quelle meno forti e resistenti.
Arrivò così davanti alla casetta di paglia di Lappi e la soffiò via, con un solo sbuffo della sua bufera rabbiosa. Lappi rimase allo scoperto, travolto e mezzo sepolto dalla neve, ma riuscì a salvarsi correndo sino alla vicina casetta di legno del fratello Lippi, ed in quella con lui si rifugiò.
Ma il Gran Drago cattivissimo continuò a soffiare, sempre più forte, ancora più forte, finchè fece volare in aria anche tutta quella casetta di legno, distruggendola !
Lappi e Lippi si trovarono così in mezzo alla neve, nel vento gelido che soffiava rabbiosamente, disperati, senza ripari. Riuscirono infine a ripararsi nella casa di Luppo, che li fece entrare. In quel solido rifugio c'era un bel caldo dal cammino acceso, anche se si sentiva urlare al di fuori la tempesta del Gran Drago Ghiacciato. E il Drago cattivo aumentò la spinta della sua bufera di ghiaccio e di neve, soffiando con tutte le sue forze sulla casetta di Luppo. Ma quella casa era stata costruita molto solida, era molto ben fatta, con le pietre e i mattoni ben incollati dalla calce e con ferro. Il solido legname del tetto era ben legato, fissato ai muri, così come le tegole di sopra.
Era una casa capace di resistere alla furia del Gran Drago Ghiacciato.
Che però soffiava, sbuffava, scalciava, piantava denti ed artigli di ghiaccio contro i muri ed il tetto della casetta...ma senza riuscire a romperli, neanche un po' !
Alla fine il Gran Drago cattivo aveva perso tutte le sue forze e dovette ritirarsi, andar via sconfitto, ed i 3 lupacchiotti furono salvi.
Ma tutto per merito di Luppo, che aveva saputo costruirsi una casetta così forte e resistente.
Dopo qualche tempo io passavo di là, per andare alla vecchia fattoria e mi fermai a salutarlo e lui mi raccontò questa storia, la fiaba che ora vi ho finito di raccontare. Un grande ciao da nonnorso.